La ricetta del nocino l’abbiamo già pubblicata ma pensiamo di fare cosa gradita aggiungendo ulteriori informazioni che abbiamo tratto dal libro di Vilmo Cappi “Nuova guida storica ed artistica della Mirandola e d’intorni“.
La formula del nocino della Mirandola, che deve essere privo di aromi cioè al naturale, è la seguente:
bisogna prima di tutto avere l’avvertenza di raccogliere le noci il giorno di San Giovanni (24 giugno), quando non sono ancora mature e il mallo è tenero ma anche perché quel giorno è magico e il nocino viene meglio, e di usarne per scaramanzia in numero dispari; si tagliano quindi in quattro spicchi con un taglio a croce; indi si mettono a macerare in alcool (questa parte della preparazione viene detta infusione) per circa 2 mesi e anche più, si aggiunge quindi una calibrata dose di zucchero, si lascia in deposito per circa 48 ore e poi si filtra il tutto e il nocino è fatto.
Questo in via generale, perché esistono e si praticano da parte dei singoli preparatori dosi e tempi “segreti” e piccoli accorgimenti, ed aggiunte, che conferiscono al loro nocino un tocco personale e sapori od aromi particolari.
L’accortezza e il senso di risparmio delle massaie (e della povera gente di una volta) erano senza pari; per non buttare le noci dopo la filtrazione, queste venivano deposte in un bottiglione che veniva riempito di vino bianco al quale si aggiungevano due o tre cucchiai di zucchero, ottenendosi, dopo circa una settimana di riposo alternato a opportune scuotiture, un “vermouth” eccezionale.