Nutria in umido

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A coypu called river rat, A rodent native from South America

“Nella Bassa modenese, la notizia non avrà sorpreso nessuno: la nutria, lì, si mangia in umido.” Questo, “virgolettato”, è parte del testo di un’articolo scritto su “La cucina italiana, sinceramente non sapevo che, tra le nostre amatissime ricette della cucina della Bassa ci fosse anche questa ma tantè….ecco pronta una ricetta:

Si toglie la pelle della nutria, poi la si disossa e la sua carne tagliata a spezzatino.I tranci vanno posti in una terrina e ricoperti completamente con una marinatura cruda di verdure, erbe aromatiche, aceto e vino bianco per almeno dodici ore. In una padella si mette poi olio e cipolla con sedano e carota, si fa soffriggere, si mette la carne con sale, peperoncino e spezie varie a piacimento, si aggiungono i pomodori e si lascia cucinare a fuoco lento. Né più né meno come un coniglio. La seconda aggiunge peperoni verdi e rossi e fagioli rossi.

A detta di molti il consumo di carne di nutria sarebbe illegale ma non sarebbe proprio così, nel 1959, infatti, l’Alto Commissariato per l’Igiene e la Sanità Pubblica del Ministero degli Interni, precursore del Ministero della Sanità, aveva emesso due circolari con l’obiettivo di liberalizzare il consumo del castorino, altro nome della nutria, a patto che le sue carni fossero “sottoposte a vigilanza veterinaria, messe in vendita ad animale intero e individuate con apposito bollino a cura dell’allevatore”. Insomma, lo Stato Italiano non si è mai dichiarato totalmente contrario al consumo di questo animale.

D’altra parte,(sempre dall’articolo della Cucina Italiana) si tratta di un tipo di carne considerata assimilabile o migliore rispetto a quella di tacchino, pollo e manzo in termini di contenuti di proteine (22,1%), con una bassa percentuale di grasso (1,5%) e colesterolo «cattivo». Una carne molto magra, simile a quella del coniglio, con un gusto paragonabile a quello del tacchino.

L’immagine è tratta da “La cucina italiana”

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