La Mgnassa e i Ditalini

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La Mgnassa e i Ditalini: Poveri ma Buoni

Quella che in dialetto mirandolese si chiama Mgnassa è una specie di torta, molto buona, che si produce un po’ in tutta la Bassa, a base di farina di castagne.

È quindi un dolce invernale, che poi a Cavezzo viene definita Pasquina, mentre nella zona di San Possidonio prende il nome di Cario­ca, chissà perché.

Gli ingredienti sono di estrema semplicità: per quattro persone occorrevano 500 gr. di farina di castagne, acqua e cremore tartaro.

Il cremore tartaro, senza il quale la Mgnassa non pote­va assolutamente essere realizzata, non è altro, in termini scientifici, che un tartaro acido di potassio, presente nel succo di parecchi vegetali, ma soprattutto nell’uva.

È una polvere cri­stallina, di colore bianco; è presente nel vino, tanto che forma il cosiddetto tartaro delle botti. Infatti, si ricava, per lo più, dalle botti che hanno contenuto vino. È importante nella preparazione di lieviti artificiali. E per la Mgnassa serve come lievito. Infatti si fa lievitare l’impasto formato dall’acqua, da farina di castagne e dal cremore. Dopo qualche ora questo impasto viene posto in un tegame, ben steso e fatto cuocere lentamente per circa un’ora. Era la colazione che i bambini portavano a scuola la mattina. Aveva solo un difetto: era troppo buona così dolce e soffice.

I Ditalini erano un piccolo ma gustoso dolce di sa­pore natalizio.

La formula era molto semplice: si riempiva un ditale, uno di quelli che le donne usa­vano per cucire, con la farina di castagne e lo si metteva sulla stufa bollente, di quelle stufe che avevano i cerchioni. Quando la farina era abbrustolita sulla superficie e aveva prese quindi la forma del ditale, con un po’ di cautela, il ditale veniva tolto dalla stufa e consumato il dolcetto. I ragazzi chiamavano questo piccolo dolce  con il nome di Ditalini.

Tratto da ” La cucina contadina modenese” di Sandro Bellei – Edizioni CDL

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