L’orologio dei contadini – La meridiana

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Nonostante il progressivo degrado, restano ancora numerose le me­ridiane che abbelliscono le case rurali delle nostre campagne. Credo quindi che sarebbe importante avviarne un censimento e predispor­re delle schede descrittive di queste suggestive testimonianze della cultura materiale del passato.

E noto che la meridiana e un orologio solare fornito di un quadran­te disegnata in genere sulla parte più esposta della casa e su cui viene fissata un asta, che riflette la sua ombra, seguendo il precorso del sole e indicando cosi le ore indicate sul quadrante.

Poiché l’asta porta il nome di gnomone, si chiama gnomonica l’arte di costruire meridiane: arte antichissima, conosciuta dagli egiziani, dai babilonesi e nell’America precolombiana. Se ne hanno varie ti­pologie: dalle grandi meridiane lineari, come quella di San Petronio a Bologna, alle piccole meridiane portatili e perfino tascabili: pre­ziose opere d arte in legno, avorio, bronzo, ottone, oro e argento. Anche quelle delle case coloniche presentano forme diverse: alcune sono semplici, disadorne, essenziali; altre (soprattutto quelle delle case padronali) colorate, disegnate, corredate perfino da aforismi scritti in latino o in italiano: tutti molto significativi della religiosità, della grande umiltà, ma anche del diffuso fatalismo che caratteriz­zava il mondo contadino del passato.

“Yelox ruit hora, Deus sempre erit”: le ore passano veloci, Dio esi­sterà sempre.

“Nihil cum umbra; sine umbra nihil”: con l’ombra non sono nulla; nulla valgo senza (proiettare) l’ombra.

‘Sine sole sileo”: senza il sole taccio.

Più diffusa la scritta: “Horas non numero nisi serenas”: non numero le ore se non (sono) serene.

Non mancano meridiane in cui alla scritta latina ne segue una ana­loga in italiano.

Così in una casa di Bargi, nell’Appennino bolognese, dove al già citato aforisma “Horas non numero nisi serenas”: si aggiunge il di­stico esplicativo: “Se ria nube non cela il mio splendore/ cortese spettator t’accenno l’ore”.

“Fiat lux” e “Post Tenebras Lux”, chiedono più semplicemente la meridiana di Villa Molza e quella di villa Motta, a Motta di Cavezzo: ma si tratta di meridiane piuttosto recenti.

Una delle più belle meridiane della nostra Bassa si conservava fino a qualche anno fa a Cividale, sulla strada che porta da Mirandola alla stazione ferroviaria. Recava una scritta quasi illeggibile, ma ben fissa nella mente di numerosi abitanti del luogo. Recitava:

Mentre l’ora mia tu miri/ verso l’ora tua ti giri/ senza sole nulla son io/ tu sei nulla senza Dio”.

Bella testimonianza di un’epoca e di una civiltà, in cui il tempo apparteneva ancora a Dio e non al mercante.

Tratto da: Acquerelli Mirandolesi – Tracce di vita quotidiana nelle terre dei Pico.

Autore: Bruno Andreolli

Come funziona una meridiana  

Si tratta del primo metodo utilizzato dall’uomo per misurare il tempo, partendo da un principio molto semplice: la distanza della luce dalla linea del mezzogiorno.

Il termine meridiana infatti indica propriamente solo questo: la linea di passaggio del sole a Mezzogiorno. Solo dopo si è allargata a comprendere tutta una serie di orologi solari che per millenni hanno costituito (e con maggiore precisione) il metodo di misurazione delle ore di una giornata.

Spiegare come funziona un orologio solare è semplice e oltre modo complesso allo stesso tempo. Si basa su uno gnomone (un’asta che può essere di diversi materiali) che proietta la propria ombra su un quadrante, verticale o orizzontale, che indica le ore della giornata: ogni scarto orario è compreso in un angolo di 15° o multipli. Lo gnomone deve essere adattato in base alla latitudine a cui ci si trova ponendolo perpendicolarmente all’asse di rotazione terrestre.

La giornata solare però non ha mai la stessa durata (24 ore sono infatti la giornata solare media) e cambia in base alla differente velocità di rivoluzione terrestre intorno al Sole. Questo fa sì che l’ora indicata dallo gnomone abbia uno scarto più o meno marcato rispetto all’ora media indicata dall’orologio. Uno scarto che può essere calcolato matematicamente attraverso l’equazione del tempo che considera la differenza tra il tempo effettivo e quello medio (15 o 16 minuti al giorno).La meridiana per poter avere un’indicazione uniforme ha come riferimento un unico meridiano che per quanto riguarda l’Italia è longitudine 15° Est rispetto a Greenwich (il meridiano di Monte Mario, adottato ufficialmente nel 1866). La differenza tra la meridiana locale e quella di riferimento va a sua volta calcolata e aggiunta alla equazione del tempo per poter così avere la misurazione corretta.

Il principio della meridiana, quindi, è semplicissimo ma la misurazione non lo è affatto e per questo se ne occupa un’apposita disciplina: la gnomonica. Anche perché nei millenni le meridiane si sono moltiplicate e differenziate in base ai diversi usi, dagli orologi solari a muro (facili da realizzare e poco costosi, con un unico inconveniente: funzionano solo per un certo periodo dell’anno e del giorno) fino a quelli orizzontali che si possono installare anche in giardino

.C’è poi un ampio capitolo di orologi solari portatili, come l’astrolabio che può anche essere utilizzato per orientarsi e per i calcoli astronomici. Sue moderne versioni sono tuttora utilizzate nella dotazione dei militari in missione per le situazioni di emergenza.

Tratto da: www.adesso.evolvere.com

One Response to L’orologio dei contadini – La meridiana

  1. Jole Ribaldi says:

    Grazie! Siete fantastici.
    Quante cose interessanti e intelligenti ci spiegate!
    Con riconoscenza, saluto tutti.

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