L’aldam – Il letame

Commenti (0) Racconti

l'aldam_0001

L’aldàm

(il letame)

Subito dopo la trebbiatura del grano bisognava portare nelle stoppie il letame. Era un lavoro schifoso, un lauràs veniva definito, perchè quando l’aldàm l’era padì e avevi tolto lo strato di paglia, si andava giù quasi al ginocchio: era tenero e caldo per la fermentazione.

Il sole era quello di fine luglio o primi di agosto perciò bisognava portare il cappello di paglia, camicia per non bruciarti la pelle, braghi fati su fino al ginocchio e piedi nudi.

I movimenti delle braccia erano lenti, perchè ricaricare sulla barósa cun al rasch a quotar ponti, era uno sforzo notevole.

La puzza penetrava nella pelle, nella carne e per quanto poi ti lavassi non riuscivi a togliertela di dosso: per tutto il tempo del lavoro e anche dopo ti portavi dietro il fetore del letame.

Per giorni e giorni, avanti e indré, si scaricavano tanti mucchi fra le stoppie, allineandoli a distanze uguali dando all’aria la baròsa, togliendo la stangarlina.

Una volta ultimato il trasporto, si attendeva l’arrivo del Landini per l’aratura e il giorno prima, meglio ancora nel pomeriggio, si incominciava a sprampagnàr l’aldam perchè doveva prendere poco sole per evitare l’essiccazione e quindi perdere sostanze nutritive per la terra.

Uomini e donne erano al lavoro per preparare la terra all’aratura: sòta!

Tratto da: Giochi, lavori, ricordi di un tempo.

Autore: Ado Lazzarini

Anno 2017

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *