Il dialetto è mantovano, essendo l’autore di Poggio Rusco
Al trapulin (La trappola)
Qualcuno di noi lo ricorda come Al Grill
Quando la neve copriva ogni cosa e i passeri andavano in cerca di un po’ di cibo, l’èra ora da métar fora al trapulìn.
Si osservava dove si posava al s-ciap at pasarin, si caricava al trapulìn tendendo la molla, mettendo l’asta sotto il grilletto alla cui estremità si infilzava un pezzetto di polenta. Con cautela ci si avvicinava, prendendolo per l’occhiello e si affondava nella neve. Tutto era pronto, predisposto a regola d’arte: il giallo della polenta era ben visibile sulla neve bianca. L’incauto passero, beccando, faceva scattare la trappola che scattando istantaneamente, si chiudeva sul collo.
Si prendeva l’uccellino, si sbatteva in modo energico per terra uccidendolo, si riposizionava al trapulìn e si andava nella stalla a spennarlo.
Con quattro o cinque passeri si poteva cenare: fritti in padella o meglio ancora in umido con la polenta calda, fumante: l’era un magnar da siór.
Tratto da: Giochi, lavori, ricordi di un tempo
Autore: Ado Lazzarini
Anno: 2017