Il dialetto è mantovano, essendo l’autore di Poggio Rusco
L’inverno
Arrivava l’inverno con abbondanti nevicate e gelo. Nelle camere da letto a gh’éra un fréd cal fava giasàr l’aqua in dal bucàl. Si riscaldava solo la cucina con la stufa o con al fugulér. Al piano terreno si lasciava aperta la porta della camera da letto, al piano superiore la sbàlsa su dal scalón par rompar l’aria. Si bruciava legna non sempre stagionata e in la stua o in sal fugulèr, las senteva piansar, scaldava poco e faceva molto fumo. Le camere da letto del sottotetto i era ad li giasèri.
A volte la neve arrivava a venti centimetri sui tetti; e a gh’éra di candlòt long un mès mètar che pioveva zo, con le finestre arabescate dalla gelata.
Qualche ora prima di andare a letto si infilava fra le lenzuola, al prét cun na bèta padlina ad brasi, quaciada bén cun la séndar. Sul letto mettevano tanti panni che a la matina a séran strac cupa dal peso.
Al slitìn
Per fare lo slittino si prendevano due assicelle e si praticava cun al falsón una leggera curvatura sulla quale veniva fissato un tondino del diametro di circa sei-sette millimetri. Venivano poi unite dai pioli e da tre assicelle disposte verticalmente per il sedile e per appoggiare le gambe. Nei due paletti lunghi 40 centimetri, leggermente appuntiti, si piantavano i chiodi ai quali si tagliava la testa e si limavano le punte: erano i sprón che servivano a spingere lo slittino. Il ghiaccio dal masàr era spesso e il divertimento assicurato.
Na sgulìna, un fos giasà, i sócui cun di bei brucón offrivano l’occasione per sliciar.
In un primo momento a seram tuti ingrutulì dal fret, ma dopo un poch as’andava cl’éra un piasér.
Se durante la notte nevicava ti trovavi due spanne di neve davanti all’uscio. Allora bisognava prendere la pala far la rota davanti a cà, long a la salgada fin in la stala. Noi bambini saltavamo giù dal letto e in fretta ci vestivamo: in un attimo eravamo in mezzo alla neve. Non era possibile andare a scuola e si aspettava la tròla del comune trainata dai cavalli clà parés via la nef da la strada.
Nualtar bagaét a fàvam li sbalucàdi e tutte le mamme si raccomandavano di mettere la maglia pesante «si, a g’ho quéla at me nunón, i sòcui ben bruca parchè dopu a vag a sliciar».
Tratto da: Giochi, lavori, ricordi di un tempo
Autore: Ado Lazzarini
Ristampa anno 2023
€ 15,000
In vendita presso l’Edicola di Sergio in Galleria, presso l’Edicola Reami in via Statale sud e presso la Sala Trionfini in piazza Ceretti a Mirandola.