Koki Fregni – Nel Teatrino di Don Zeno – Cenni autobiografici

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Koky Fregni

koki

Sono nato a S. Giacomo Roncole, piccola fra­zione del comune di Mirandola, nella bassa modenese, nel 1930. Dopo le scuole elementari ho frequentato i tre anni del corso di avvia­mento professionale, in tempo di guerra, alter­nando lo studio al lavoro come apprendista fa­legname, imbianchino, tipografo.

La predisposizione per il disegno si è manife­stata sin dall’infanzia: a cinque anni ero spesso a scuola coi fratelli maggiori, dai quali ero ac­cudito; non sapevo scrivere, ma ero in grado di disegnare a modo mio le caravelle di Cristofo­ro Colombo.

Quando, nel dopoguerra, don Zeno Saltini, fra le tante iniziative, pensò di creare una casa di produzione cinematografica nell’ambito dell’O­pera Piccoli Apostoli, in seguito denominata Nomadelfia, registi, sceneggiatori e operatori si trasferirono da Cinecittà a S. Giacomo Roncole per formare tecnici e collaboratori. Si cominciò con l’allestimento di un palcoscenico per eser­citazioni teatrali e corsi di fotografia. Le sceno­grafie, anche se elementari, furono in parte de­corate da me con pigmenti e colle rudimentali. Giovanni Cavicchioli, commediografo, poeta e giornalista, in visita al teatro, notò queste mie povere cose sufficienti però a cambiare radi­calmente le mie giornate. Non più bracciante agricolo ma studente all’Istituto d’Arte Venturi di Modena. Come uditore o regolarmente iscritto, con il contributo del Comune e con qualche lira guadagnata facendo insegne pub­blicitarie e cartelli per varie manifestazioni. In tre anni ho conseguito, con buon successo, il diploma dei sei anni di studi del corso di deco­razione murale e plastica. Diciottenne, durante le vacanze, riuscivo a dipingere l’interno di una chiesetta sull’Appennino modenese con deco­razioni, gruppi di figure (il Martirio di S. Apol­lonia) e grandi ritratti di Stalin e Lenin al festi­val de L’Unità. Negli anni Cinquanta, quelli dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, il lavoro era di una intensità eccezionale.

Regolarmente stipendiato come grafico, illu­stratore, caricaturista-vignettista dalla Federa­zione del PCI di Modena, lavoravo già per qual­che tipografia (anche quella della Curia), illu­strando e impaginando giornali, riviste e mate­riale pubblicitario. Facevo i primi progetti per arredi, allestimenti di stand e negozi e curavo la grafica di qualche industria nascente o af­fermata, come la Ferrari e la Maserati. A Mode­na eravamo quattro o cinque, interessati a que­ste attività, pieni di lavoro ma eccezionalmen­te scarsi come manager di noi stessi: si lavora­va per poche lire giorno e notte! Allestimenti fieristici, addobbi teatrali per congressi e ma­nifestazioni politiche, giganteschi pannelli per le campagne elettorali, ma anche la riproduzio­ne del grande bassorilievo dorato dell’Aula Ma­gna dell’Università di Modena, la decorazione di una parete nell’agenzia delle linee aeree pakistane a Roma e una parete graffita nella se­de dell’Alleanza Assicurazioni.

Durante il servizio militare di leva, a ventisei anni, dal C.A.R. al reggimento, è stato un conti­nuo lavoro di progettazione e pittura per i …Superiori. La licenza ordinaria l’ho sfruttata nel mio studio per progettare il Festival nazio­nale de L’unità.

Dopo questa parentesi ho ricominciato la mia attività ampliando il campo d’azione con i pri­mi interventi nel settore teatrale ideando sce­nografie per gruppi amatoriali e, soprattutto, per spettacoli dedicati ai ragazzi.

Finalmente, dopo aver vinto il primo premio per un allestimento al festival dei G.A.D. di Pe­saro, la direzione del Teatro Comunale di Mo­dena mi ha affidato bozzetti e realizzazione di due opere liriche: I puritani di Bellini e Lucia di Donizetti per la stagione 1962-63.

Questi spettacoli hanno avuto buon esito: so­no stati ripresi in altri teatri, pure all’estero, e, per una decina d’anni, anche se con modifiche e aggiustamenti, sono stati di nuovo utilizzati. Da quel momento la mia attività si è svolta, in particolare, nel campo della scenografia.

Alcuni spet­tacoli sono stati visti nelle maggiori città d’Ita­lia e all’estero, come il concerto Milva-Piazzolla a Parigi e a Tokio. Da non dimenticare le ri­prese e le video diffusioni sulle reti nazionali. Come direttore o coordinatore degli allesti­menti scenici sono stato alla «Fenice» di Vene­zia, al Regio di Parma, a «Ravenna Festival», al­l’Associazione dei teatri dell’Emilia Romagna. Come direttore della scenografia al «Maggio Musicale Fiorentino», al Comunale di Bologna, al Regio di Parma, all’Ater-prosa, Emilia Roma­gna Teatro. Come responsabile della realizza­zione di singoli spettacoli a Vienna, Firenze, Ve­nezia, Roma, Milano, Spoleto, Palermo, Parma, Bologna, Arena di Verona.

Koky al lavoro

Koki al lavoro

La famiglia di Koky nel 39

La famiglia di Koki nel 39

Veduta di S.Giacomo Roncole. Un disegno acquarellato eseguito nel 1948

Veduta di S.Giacomo Roncole. Un disegno acquarellato eseguito nel 1948

Acquerello donato al parroco di San Martino Carano affinchè aiutasse il suo amico Rino Belloni a proseguire gli studi a Modena.

Acquerello donato al parroco di San Martino Carano affinchè aiutasse il suo amico Rino Belloni a proseguire gli studi a Modena.

La casa della zia Dorvilla a Mirandola, dipinta nel 49

La casa della zia Dorvilla a Mirandola, dipinta nel 49

Un angolo del suo studio di grafico in via Ganaceto a Modena, dipinto nel 1952

Un angolo del suo studio di grafico in via Ganaceto a Modena, dipinto nel 1952

Paesaggio tragico nella bassa mirandolese, Koky regalò questo disegno a Euro Rossi suo primo maestro, nel 1951, al Centro grafico del P.C.I.

Paesaggio tragico nella bassa mirandolese, Koky regalò questo disegno a Euro Rossi suo primo maestro, nel 1951, al Centro grafico del P.C.I.

Chiamato per l’ideazione di spettacoli a Saraje­vo, Novi Sad, Szeged, Varna, Budapest e, fuori dall’Emilia Romagna, a Brescia, Bergamo, Tre­viso, Rovigo, Sabbioneta, Milano. Ho ideato scene, e qualche volta anche i costumi, per quarantasette opere liriche, dodici di prosa,nove di balletto.

Ho curato le scene per dieci spettacoli per ragazzi e nove per gruppi ama­toriali, vincitori di premi per l’allestimento nei festival a loro dedicati.

Ho collaborato con altri scenografi alla ideazio­ne di sei scenografie e, sempre per altri sceno­grafi, ho realizzato trentasette opere liriche, trentuno di prosa e cinque balletti.

L’intenso lavoro teatrale non ha impedito di de­dicarmi ad attività parallele con altrettanto im­pegno. Ho collaborato con architetti a restauri o rifacimenti di teatri storici: Rossini di Lugo, tea­tri di Cervia, di Novellara (lavori ancora in cor­so). L’Arena del Sole di Bologna, La Venere di Savignano sul Panaro, con strutture modernissime, e il teatro Dogana della Repubblica di San Mari­no; la parte scenotecnica e illuminotecnica di una importante sala per sfilate di moda, la realiz­zazione della Galleria-Museo Ferrari di Maranello. Recentemente ho illustrato un paio di volumi con spaccati e ricostruzioni di teatri storici.

Ho insegnato scenografia all’Istituto Toschi di Parma, ma i frutti più consistenti della mia atti­vità li ho ottenuti formando, nella pratica quoti­diana, alcuni allievi che ora lavorano per i mag­giori teatri.

Koki Fregni

Tratto da: Koky Scenografo – Il libro di Giuseppe Fregni

A cura di: Mario Cadalora

Anno 1995

Artioli Editore di Modena

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