Chimico, nato a Mirandola nel 1958, ha lavorato a lungo come responsabile vendite presso una multinazionale di materie plastiche ma è soprattutto un appassionato di storia locale di cui è da anni un attento lettore. Dopo aver arricchito la propria biblioteca di numerosi testi su Mirandola e la Bassa Modenese e raggiunta recentemente la pensione ha iniziato la collaborazione con Al Barnardon per condividere e contribuire a divulgare la splendida storia delle nostre terre, spesso sconosciuta o ignorata da molti dei suoi stessi abitanti.
Il Secchia e il Panaro
Seguire il corso inferiore del Secchia e del Panaro nei secoli della storia delle nostre valli rivela cose sorprendenti.
Nell’Alto Medioevo Secchia e Panaro nel momento che abbandonavano l’alta pianura ed entravano nella piatta, bassa pianura non erano più identificabili in precisi percorsi ma si diramavano scorrendo lentamente su una minima pendenza verso nord-est, raggiungendo entrambi il Po nei pressi di Bondeno. Bondeno era il punto di convergenza delle acque dell’intera area, oltre al Secchia e al Panaro vi arrivavano anche il Reno e il Bondeno-Burana, due fiumi con corsi spesso indistinguibili che attraversavano la parte più a nord della pianura, parallelamente al Po.
Il Po arrivava al mare per Ferrara dove si divideva in due rami, il Po di Volano e il Po di Primaro, che avevano reso la città il porto più importante dell’intera pianura. Più a monte il grande fiume passava invece per le attuali Luzzara – Gonzaga – S. Benedetto, mentre il corso odierno, più a nord, era allora un suo ramo secondario, il Po Lirone, che sfruttava l’alveo di un antico fiume. Nel 1152 Il Po viene definitivamente deviato sul ramo del Lirone, svuotando quasi totalmente il vecchio corso che già nel 1107 è citato come Po Vecchio per distinguerlo dal Po Lirone.
Il Secchia è da identificarsi nell’insieme di Muclena-Acqualonga-Sicla/Sicula, antichi nomi di fiumi che si alternavano ad indicare il corso d’acqua principale di un enorme delta solcato da numerosi corsi d’acqua, fosse e canali immersi in acquitrini e stagni, perdendo spesso continuità e diversificandosi in numerose ramificazioni che talvolta riconfluivano nel corso principale. Passando ad est dell’odierna Carpi per giungere a S. Pietro in Siculo (oggi in Elda) e proseguire ad est arrivato a Camurana verso le odierne Medolla, San Felice e Casumaro, confluendo infine in Po nei pressi della Vigarano Mainarda di oggi.
Una carta nonantolana del 1056 dà notizia di una rotta che apre una deviazione del fiume da S. Martino Secchia verso Motta, ramo che poi verrà sfruttato per costruire l’attuale corso del Secchia e dare così l’agognato accesso diretto al Po delle terre “reggiane”.
In un trattato tra i Pio e gli Este del 1336 si cita di dar libero corso alla inalveazione delle acque del Sicla/Situla verso nord nel vecchio alveo del Po Vecchio, per farle sfociare nel Po passando da Quistello. Tagliando così il corso del Burana e del Bondeno, riducendoli a canali di scolo e fosse. Ciò scola rapidamente i territori alla destra del nuovo corso ma rende malsani e paludosi quelli di sinistra, causando il declino della Corte di S. Stefano, l’antica località nei pressi di Concordia, che per questo scomparirà. La prima menzione del corso per Quistello è del 1360 ma già nel 1288 il Castrum di S. Stefano è citato come situato presso le paludi. Secondo il Tiraboschi la deviazione avvenne nel 1227.
L’antico nome del Panaro era Scoltenna, nome che si perde nell’XI secolo, conservato ora nel tratto iniziale del suo percorso nell’Appennino Modenese, Panarius compare però già nell’VIII secolo, probabilmente quindi si tratta di una deviazione e della formazione di un nuovo alveo poi divenuto prevalente.
Le vicende del Panaro si intrecciano con quelle del Naviglio Modenese. I possessi dell’Abbazia di Nonantola andavano dagli Appennini fino al Po, un vero stato nonantolano con il Panaro come ossatura e un articolato sistema portuale per gestire il dominio. Inutilizzabile dalla Modena guidata dal Vescovo e dopo il 1135 dai Consoli Comunali, sempre in conflitto con il monastero per il governo del territorio. Per questo l’esigenza di Modena di aprire una propria via d’acqua al Po. Il Naviglio di Modena è già attestato a Massa nel 1198. Nel 1213 viene spostato il castrum di Finale, ricostruito a qualche km di distanza a guardia del canale passante al suo interno.
Entrambi i corsi d’acqua passavano nei pressi di Bomporto, che non a caso ha questo nome, il Panaro poi proseguiva verso est per Ravarino e Crevalcore sfociando nel Po a Bondeno, mentre il Naviglio arrivava a Bondeno per Camposanto e Finale.
Solo dopo il completo declino del monastero e l’affermarsi militare di Modena le acque del Naviglio e del Panaro poterono essere unite.
Nel 1148 il Comune di Modena ottiene una prima grande vittoria e distrugge il borgo di Nonantola e parte del monastero. Nel 1261 lo stesso Comune impone all’Abbazia la rinuncia ai poteri temporali.
A partire dalla fine dello stesso secolo, forse già nel 1289, il Naviglio Modenese viene così rafforzato dalle acque del Panaro collegandolo nei pressi di Bomporto. Nel 1432 il Panaro verrà infine fatto confluire totalmente nel Naviglio divenendo il Panaro di oggi. Con la realizzazione del Sostegno di Bastiglia (o di Bomporto) per gestire i diversi livelli delle acque e consentire la navigazione tra il Naviglio e il nuovo Panaro. La conca più antica d’Italia, ispiratrice dei navigli di Milano di Leonardo da Vinci, imitati in tutta Europa.
Nel 1152 una devastante rotta del Po a Ficarolo apre un nuovo ramo del fiume a monte della biforcazione di Ferrara, sconvolgendo tutta l’idrografia della pianura. L’acqua fluisce principalmente sul nuovo corso che va diretto al mare. Il ramo verso Ferrara si indebolisce, rallentando il proprio flusso e accumulando i detriti delle torbide acque affluenti del Panaro, del Burana e del Reno. L’alveo si alza con risultati disastrosi, fino ad arrivare ad invertire lo stesso corso delle acque, da Bondeno a Ficarolo, e l’estinzione dei due vecchi rami del Po. Ferrara lentamente cessa così di essere la ricca città portuale che era.
La rotta di Ficarolo è una catastrofe leggendaria, allaga tutto il polesine fino al mare distruggendo città e villaggi e dando inizio alla formazione di un nuovo delta. Nel 1604 la Repubblica di Venezia per impedire l’interramento della laguna scaverà un nuovo alveo del fiume compiendo un’opera titanica, con orgoglio chiamato “Po di Venezia”, divenuto l’attuale corso del fiume.
L’inversione del flusso delle acque da Bondeno a Ficarolo porta questo tratto di fiume del Po ad integrarsi con il Panaro ed il Burana diventa perciò un suo emissario.
Per alleggerire in parte i flussi d’acqua su Bondeno, il Reno verrà deviato sul vecchio alveo del Po di Primaro dandogli uno sbocco diretto al mare, così come verranno sottratte le acque del Burana facendole passare sotto il Panaro attraverso la Botte Napoleonica e congiungendolo al vecchio alveo del Po di Volano.
Ma questa è già storia più recente.
- PARMIGIANI, Dal Po Vecchio al Secchia: modalità di nascita di un nuovo fiume, in «Quaderni della Bassa Modenese», n.56, Finale Emilia 2009
- TINCANI, Distretti e comunità altomedievali nell’area padana del Comitato di Reggio, in «Bollettino Storico reggiano n 65», Reggio Emilia 1987
- CASTAGNETTI, L’organizzazione del territorio rurale nel medioevo. Circoscrizioni ecclesiastiche e civili nella “Longobardia” e nella “Romania”, Torino 1979, II ed., Bologna 1982
- CALZOLARI, Ricerche sul corso inferiore del fiume Secchia dall’epoca romana al basso medioevo, in «Materiali per una Storia di Concordia sulla Secchia», Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 4, Mirandola1993,
- GAVIOLI, C. MALAGOLI, Medolla ed il suo territorio comunale. Un popolo, una storia. Notizie e ricerche storiche civili, Centro Studi Storici Nonantolani, Carpi 1996
- PATITUCCI UGGERI, Il sistema idrovia rio della Pianura Orientale nel tardo Medioevo (XIII-XIV secolo), in «La pianura e le acque tra Bologna e Ferrara (un problema secolare)», Atti del convegno di studi, Cento 1993
- ANDREOLLI, Da Ponte Duce a Finale ovvero la costruzione di un territorio, in «Quaderni della Bassa Modenese», n.56, Finale Emilia 2009
- CALZOLARI, Aspetti topografici e urbanistici della fondazione del Nuovo Finale (1213), in «Quaderni della Bassa Modenese», n. 13, Modena 1988
- PIERONI, Navigazione ed economia tra Panaro e Naviglio nel Medioevo, in «Bomporto e il suo territorio. Insediamenti e acque dal Medioevo all’Ottocento», Atti del Convegno, Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 10, Modena 1999
- CALZOLARI, Per una ricostruzione dell’antica idrografia modenese, in «Quaderni della Bassa Modenese», n. 16, Modena 1989
- ANDREOLLI, Il Sistema curtense nonantolano e il regime delle acque, in «Il sistema fluviale Soltenna/Panaro: storie d’acque e di uomini», Atti della giornata di studio, Nonantola1988
- GARUTI, Nonantoladalla centuriazione ai benedettini, in «Il Bel Panaro. Un fiume generoso e umile», Modena 1989
- CELLI, Il Sostegno di Bomporto: opera insigne e vera rarità del genere, in «Bomporto e il suo territorio. Insediamenti e acque dal Medioevo all’Ottocento», Atti del Convegno, Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 10, Modena 1999
Liberamente tratto dal libro di Maurizio Bonzagni:
“Mirandola e la Bassa Modenese – Storia di una capitale dall’Alto Medioevo a Città di Provincia”
Edizioni: Al Barnardon
Il libro è in vendita nelle edicole e librerie di Mirandola.
€ 15.00