Quend i spos i tajava al nastar

Commenti disabilitati su Quend i spos i tajava al nastar San Martino Spino raccontato da Andrea Bisi

Una volta, quando c’erano poche automobili, sposi ed invitati, in corteo, andavano in chiesa a piedi ed a piedi tornavano a casa per il pranzo nuziale casalingo, e se era giorno feriale, al pomeriggio poi si andava a lavorare..

Quando una ragazza sanmartinese sposava il ragazzo di un’altro paese e questo “se la portava  via” esisteva l’antica usanza che imponeva agli sposi di pagar pegno.

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I ragazzini del paese,  fra gli applausi di  due ali di paesani, aspettavano il corteo con un nastro teso attraverso la strada e finché la sposa non aveva regalato loro abbastanza confetti, non le consegnavano le forbici per tagliare il nastro e “ lasciarla scappare dal paese”.

La cerimonia diventava così un po’ una festa anche per chi non era invitato.

Per avere occasione di raccogliere più spesso confetti o dolcetti gratis, i ragazzini nel tempo modificarono la tradizione e cominciarono a tendere il nastro a tutti i matrimoni, anche fra sposi sanmartinesi, non solo dopo la cerimonia, ma anche prima quando il corteo andava in chiesa, e con più farmadi. Ogni ruglet ad ca’ a ghira un nastar da tajar…

La fantasia non mancava e si sono visti nastri fatti con una “soga” (una corda grossa un pollice,difficile da tagliare), nastri intrecciati di fiori o di carta colorata, nastri  decorati nei modi più strani come davanti a la butega dal marangon Armando ad Baldèn, dove i garzoni apprendisti legavano alla corda, come decorazioni, gli attrezzi del mestiere: un pialletto, un martello, una sega e così via.

 

Nella foto uno degli ultimi tagli del nastro: era l’11novembre del 1960, gli sposi Gabriella Bosi di San Martino Spino e Silvano Tartarini di Finale, già sposati, sono bloccati dal nastro teso all’incrocio fra via Valli e via Zanzur. La sposa spiega al neo marito, un po’ perplesso, la tradizione paesana.

Tratto da “Lo Spino” il Bimensile di San Martino Spino – anno 2007

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