Mirandola negli anni 50 – Istruzione, cultura, sport e solidarietà. Il commercio si rafforza.

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Istruzione, cultura, sport e solidarietà

Ma il progresso non viaggia soltanto in automobile: anche istruzione e cultura fanno passi avanti. Nel 1951 gli analfabeti sono 1.571. Di questi, 72 sono ragazzi in età di obbligo scolastico. Dieci anni dopo gli analfabeti sono scesi a 1.006 e il numero dei giovani tra 6 e 14 anni che non sanno né leggere né scrivere è più che dimezzato: 2 7. Tra il 1951 e il 1961 i laureati passano invece da 168 (di cui 121 maschi) a 206 (151) e i diplomati da 489 a 615, una crescita, in entrambi i casi, che appare tutto sommato contenuta.

La novità più importante del decennio, nel settore dell’istruzione, è senza dubbio la nascita dell’istituto tecnico, embrione del futuro “Galilei”. Nei locali dell’Avviamento professionale di via Fenice (attuale via Pico) sono istituite due classi prime (congegnatori meccanici e termoelettrici), quale sede distaccata dell’Istituto “Corni” di Modena. I primi diplomati troveranno lavoro per lo più nelle aziende del territorio, compreso il biomedicale, che di lì a poco irromperà sulla scena. Gli studenti, dai 28 del primo anno scolastico, diventeranno 478, tra tecnico e professionale, nel 1970.                                                                                          

All’inizio degli anni Cinquanta la Biblioteca, che possiede 14 mila libri, viene dotata di riscalda­mento e di «illuminazione a tubi fluorescenti», mentre la mostra del libro diventa una manifestazione culturale di carattere popolare. La terza edizione è visitata da 9.000 cittadini e l’annessa prima «Esposizione di collezioni Mirandolesi d’Arti» attira persino l’attenzione della tv. La Rai tornerà a Mirandola nel 1959 (per la già citata puntata di “Campanile Sera”) e nel 1963, in occasione del quinto centenario della nascita di Giovanni Pico. È in quell’occasione, quando in città convergono i più grandi studiosi del Rinascimento, che la figura e l’opera del filosofo mirandolese escono dalla ristretta cerchia degli esperti per raggiungere il grande pubblico. Al tg parlano gli studiosi Umberto Casari e Vilmo Cappi, lo scrittore Giovanni Cavicchioli ed il sindaco Gherardi, che non manca di evidenziare come a Mirandola tutto “parli” del cittadino più illustre: dalla lavanderia e dal caffè Pico al calzaturificio Picus di Enrico Pozzetti.

Negli anni Cinquanta il Comune dedica risorse rilevanti anche alla promozione dello sport, con la costruzione della pista di pattinaggio all’aperto e della palestra nei pressi dello Stadio Lolli, l’acquisto di un’area per il campo sportivo di Gavello e contributi alle associazioni che si vanno svi­luppando dopo la parentesi bellica. Prende il via, in quegli anni, il torneo di calcio delle fabbriche, che nelle varie edizioni richiamerà allo Stadio “Lolli” migliaia di tifosi. Nasce, nel 1951, la locale sezione Avis, espressione dell’eccellenza raggiunta dall’Ospedale ma anche della diffusa solidarietà cittadina; una solidarietà che si esprime anche nei confronti di popolazioni meno fortunate, come quella del Polesine, colpita dall’alluvione del 1951.

Il commercio si rafforza

Anche il settore del commercio appare in grande mutamento nel decennio 1950-1960. Secon­do il censimento del 1951 a Mirandola sono attivi 407 esercizi con 842 addetti. In particolare, nel commercio all’ingrosso ci sono 46 esercizi con 97 addetti ed in quello al minuto 262 esercizi e 555 addetti. Contribuiscono a comporre il totale anche 56 tra pubblici esercizi ed alberghi, che danno lavoro a 139 persone, e 43 attività ausiliarie del commercio, con 51 addetti. Nel 1961 le unità locali di commercio all’ingrosso sono diventate 60 con 186 addetti, con un sensibile aumento di dimensione rispetto a dieci anni prima (da due a tre dipendenti in media per ditta). Da segnalare, a questo proposito, l’apertura del grande magazzino di frutta all’ingrosso di Luigi Braghiroli e figli, nel 1960. Nel commercio al minuto sono presenti 345 ditte con 653 addetti. Delle 476 licenze comu­nali del 1961,236 riguardano il settore alimentare, 91 il tessile abbigliamento, 90 prodotti e articoli vari e 59 meccanici e affini. Segnaliamo, a questo proposito, il grande sviluppo delle officine di vendita e riparazione cicli, con alcune botteghe che saranno attive per alcuni decenni, come quella di Dialmo Cavicchioli, o quella, che prosegue tuttora, di Filiberto Silvestri.

Nel commercio ambulante sono presenti 153 attività con 214 dipendenti e nelle attività ausiliarie del commercio 43 ditte e 49 addetti. Sono aumentati, per numero e dimensioni, anche esercizi pubblici ed alberghi, che sono diventati 61 con 176 dipendenti. Il commercio sta cambiando. Si migliora l’aspetto dei negozi e si presta maggiore attenzione alla promozione e alla pubblicità. Nel 1963 Leonardo Artioli, uno dei commercianti più dinamici, oltre che editore del popolare lunario “Al Barnardon”, ospita nel suo negozio di abbigliamento addirittura un pinguino, arrivato a Mirandola con il noto presentatore tv Angelo Lombardi, testimonial di una ditta di lana.

Il negozio di Leonardo durante la presentazione delle Lane Pinguen

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Il pinguino del presentatore televisivo Angelo Lombardi

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Leonardo con Angelo Lombardi

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Le botteghe del centro, a quell’epoca, sono piene. La grande trasformazione che caratterizzerà gli anni seguenti, con l’arrivo dei centri commerciali di medie e grandi dimensioni, non è ancora iniziata.

Fabio Montella

Tratto da: Un secolo di imprese – 100 Anni di attività economica a Mirandola attraverso i documenti.

Edito da: Comune di Mirandola e Centro Studi Numismatici e Filatelici di Mirandola.

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