Il Mercoledì delle Ceneri e la Quaresima

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Poi il Carnevale finiva e arrivava il giorno delle Ceneri e delle penitenze, oltre che il lungo austero periodo della Quaresima.

Og­gi forse non si ha un’idea precisa di cosa fosse la Quaresima di un tempo, anche perché adesso è sempre Carnevale. Ma nei tempi passati le cose erano meno facili: in primo luogo niente feste dan­zanti, il ballo era vietato alle ragazze e ai giovanotti di buona fami­glia, sconsigliato a tutti gli altri.

Il giorno delle Ceneri e tutti i ve­nerdì fino a Pasqua imponevano un regime alimentare di assoluta sobrietà: quindi niente carni, solo pesce, pochi dolci e in qualche casa più bigotta era imposta anche l’astensione dal vino e dai li­quori. Si arrivava al punto di astenersi da qualsiasi rapporto carna­le anche fra coniugi, mentre invece erano tollerate le trasgressioni fra gli amanti, purché non si sapesse in giro.

Tutti i grassi, di ve­nerdì, erano banditi dai negozi di generi alimentari, con deroghe solo per i malati, dietro ricetta medica vistata dal parroco. Inoltre, niente giochi in pubblico, niente caccia e divertimenti in genere.

Nel periodo quaresimale (dal latino “quadragesima”, cioè periodo di quaranta giorni), tutto dedicato alla preparazione della Pasqua, esisteva anche il divieto della celebrazione solenne dei matrimoni, se non in casi di assoluta necessità, in compenso nelle chiese si celebrava una vera e propria overdose di “quaresimali”, cioè una serie di prediche che sacerdoti e frati tenevano appunto nei perio­di quaresimali. Esisteva infine una serie di predicatori specializzati per questo periodo, chiamati appunto “quaresimalisti”.

E bene o male finiva anche febbraio, con la speranza di qual­che nevicata.

Perché nella “Bassa” si pensava che “Nev ad favrar, festa in di granar”.

Tratto da: Antiche tradizioni mirandolane

Autore Giuseppe Morselli

Edizioni Bozzoli

Anno 2006

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