“Elvy”

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Vi ricordate le due vecchiette che andavano all’ospedale a trovare una loro amica? Io, vécc imbambi, avevo sempre pensato che avesse­ro circa i miei anni, sempre vestite di nero, in testa un fazzoletto nero (anc sòta al casc dal muturèn). L’Elvira gira tutt’ora con un Bravo! Ma, il mio pensiero era sempre rimasto lo stesso: che quelle due signore dovessero essere considerate do vcini fàtti e finìdi.

Così potete immaginare la mia sorpresa quando l’altro giorno ho incontrato l’Elvira, che nel frattempo è rimasta vedova (la Ginevra, par fortuna l’an sé mai maridàda), cambiata come dal gioran a la nòtt, che mi ha detto: “basta fare la dark – lady! Adesso mi sono data all’Hippie!”

Sono rimasto di sale: ha i capelli rosso fuoco (cmè la Vanna Marchi) e corti corti (cùmpàgn a la Pivetti), la sottana corta sopra le ginocchia, che lasciano intravedere due gambe (i pèren quii ad Gattuso) ed un top scollacciato; ha accorciato anche il nome: adesso si chiama Elvy!!

Quando mi sono un po’ ripreso sono corso a vedere la sua data di nascita nell’elenco degli assistiti: è nata nel 1938!

Qualche giorno dopo mi ha detto (vista la sorpresa che non sono stato capace di nascondere): – “cus’èni pò st’ant’ann! A sòn in fórma come una ragazòla con la vita davanti(l’à eredite soquant suldein e un sitèn da c’larpìa dal marè) e aiò decìs di iscrivermi ad’ùna scola di balli latino americani, specializzada in merenghe,samba e salsa!” –

Io che ho sempre pensato che le merenghe fossero dolci e la salsa  un condimento da usare col lesso, ho cercato di farle capire di andar­ci cauta, di fare attenzione perché, ad una certa età, può capitare uno “smalvone” durante un ballo vorticoso (an se sa mai!).

A quel punto l’Elvy, sempre più sicura di sé, ha cominciato a par­lare in italiano, quando si rivolgeva alla mia persona (senso di distac­co) ed in dialetto (più confidenziale) quando parlava di LUI!

“Glielo dico perché so, che se anche vecchio è molto discreto; mi sono presa in casa il maestro di ballo, un venezuelan con do spàli acsè, ed al rest tùtt in proporzion. Nato a Caracas (almeno a crèd)!

Non poteva certo pagarsi una pensione completa per Lui e la cugina: – l’è na smurteina che l’agh dà una man a insgnar a bàlar. – Mi ripe­teva ogni volta. E poi ancora: – che l’à tolt con sé per pietàa dopo averlo promesso allo zio sul letto di morte di quest’ultimo. Ho messo un letto gemello nell’unica stanza in più che ho in casa…eeeh……….. aiò capii dalla so guardadura che cosa al vól insinuar! La smurteina, cla per cme un, cal béva in un lumen a òli, non ha niente che possa pia­cere al mio meraviglioso Marcos, così atletico e abbronzato!” –

Ho cercato di arrestare quel fiume di parole e di…dirle che non ritenevo quel “menage a trois” una buona cosa, ma mi ha bloccato subito e mi ha detto che ero:

  • un vecchio cavernicolo (al dascòr cmè don Gino!)
  • Un presbiterano (puritano?), comunque fuori dal tempo!
  • E che se volevo vivere da uomo i due giorni che mi rimaneva­no, dovevo iscrivermi con mia moglie alla scuola di Marcos!

DUE MESI DOPO…

Dopo circa due mesi da quell’incontro, ho rivisto l’Elvira (non mi viene di chiamarla Elvy).

Aveva cambiato ancora: i capelli bianchi come la neve, coperti da un fazzolettone nero; la gonna nera lunga sino alle caviglie e un pro­cedere lento alla spesa giornaliera.

Incuriosito dal nuovo cambiamento ho chiesto del “suo” Marcos ed è stato come aprire le bibliche cateratte. Un altro fiume in piena:

– cal pòrc, cal bòn da grinta, cl’impùffador… lè scapà con la smur­teina, clera po’ la so pratica e l’an ciameva menga Dolores Carmencita Veron ma Delia Abbruscato nada a Tivoli il 6/3/1965. E lò, cal pòrc fedifrago, as ciameva Antonio Esposito,purtròp gnu al mònd a Cava dei Tirreni il 3/9/1968! Queste cose, agliò savudi al Commissariato, dove sono andata per denunciare il furto del mio televisore(regalo di Marcos con i miei soldi), cag vègna un lent-cor in dùlè. E di altre cose(che a pens la sia stata la smurteina a vl’eri)!”

In quel momento ho avuto la netta sensazione che il peggio del racconto doveva ancora arrivare. Infatti, l’Elvira non si concesse pause: – il peggio fu quando decidemmo di recarci in Venezuela per­ché mi diceva: col tuo fisico e il nome d’arte ELVY avrai un successo strepitoso e passeremmo di tournée in tournée. Io e te, Marcos and Ely…verso la gloria!” –

Questo ultimo concetto me lo disse tutto in italiano, il che aumentò le mie preoccupazioni velate di tristezza. E Lei continuava: – L’am giva proprio acsè e me ac cardiva. A sèra conteinta perché a lasevan cal scarafon dla smurteina a cà. A farla curta, aiò vindù al sitèn, stala e bàscomed. Per fortuna,am son salvee la cà! E po’: semper con i me sold, ho comperato due biglietti aerei e (in taxi, tant a pagheva semper mè) a sem andà alla Malpensa, vers la gloria al ripetiva continuament Marcos!

Era quasi giunta l’ora dell’imbarco quando Marcos al gà avu un (bisognino) e tutto premuroso mi ha chiesto se avevo bisogno anch’io. Sa ghiva bisogni A mumenti, dalla paura, am la feva ados! Così ben volentieri l’ho seguito alla toilette. Qui, l’ha mìs in mòt un sèt e quatèr can v’dig, da impuffador incallito! –

L’epilogo, lo ha raccontato in italiano quasi senza fiato:

– profittando del fatto che la toilette degli aeroporti sono minu­scole, senza ganci per posare le borse e indumenti vari, inadatte per chi come me, porta una taglia quasi “extra large”, mi ha chiesto se volevo affidargli la borsa momentaneamente (che sin da hal’ora aiva ben t’gnu sòt al lesini) e che Lui sarebbe rimasto di guardia così nes­suno mi avrebbe disturbata – che àngil, che òm!

Appena chiusa la porta ho iniziato ad armeggiare con il body che mi stringeva dappertutto; intanto sentivtavaneva in d’la porta, e l’am giva con la so vos meravigliosa: “sono qui, fai po che Marcos al ure con comodo!”                                                                                                                  >

A farla corta, mi ha chiusa nel cesso e si è avviato all’aereo, insie­me alla “smortina” che ci aveva raggiunti dopo poco tempo.

A’iò pruvee a zigher, a picèr in d’la porta, finché qualchid’un lè riuscii ad avrirla. Bè, a’iò pàtii na vergogna che.. .anav’dig. I me salvadòr, i man càtee con al body a mezz’asta e me tutta moja! Nonostant tutt, a sun corsa all’aereo, che purtròpp l’era in fase di rullaggio e pertànt inacessibil. Ag lò cavada sol a vèder, al Marcos e la “smortina” che da un oblò im fevan ciao, ciao con al man!

Così sono andata a denunciare il fatto e ho sentito il Brigadiere dettare allo scrivano: trattasi di truffa ad incapace senile. (Incapace cl’a vàga, ma senile po’…!) –

Un attimo di sosta per raccogliere l’ultimo pensiero; poi eccolo che arriva simultaneo, calmo e rassegnato: – Adèsa a vag a tor du fior, dapurter al me Mario, lò sé cl’era un gran’òm!

Giovanni Mantovani Aguzzoni

Tratto da: Roncole….. racconta – Borgo Furo

Anno 2009

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