La Mirandola – Storia urbanistica di una città – Nel novero delle “Città ideali”- III°capitolo

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La Mirandola – Storia urbanistica di una città – Nel novero delle “Città ideali”- III°capitolo

La seconda sistemazione urbanistica della Mirandola fu de­terminata, come si è detto, da considerazioni di carattere esclu­sivamente militare; la fortezza aveva da poco subito e superato un assedio (1552) tra i più memorabili dell’epoca sia per l’im­pegno militare sia per il nome dei contendenti (da una parte Mirandolesi e Francesi, dall’altra il Papa Giulio III e il suo alleato l’imperatore Carlo V) e per questo fatto la città si era creata la fama di fortezza inespugnabile; i Re di Francia tenevano in essa osservatori, guarnigioni e capi militari e per essa la loro diplo­mazia aveva un forte peso nel gioco politico dell’Italia Settentrionale. Era indispensabile quindi che la fortezza fosse all’avanguardia dei ritrovati e delle tecniche militari del tempo. Le opere di questo periodo si riferiscono in pratica alla elaborazione della parte esterna della città cioè alla elaborazione di una nuova cinta difen­siva pari a quanto di meglio si doveva esigere dal punto di vista militare e che come conseguenza cioè solo in via secondaria anche se obbligatoria comportò la elaborazione di una nuova pla­nimetria del complesso urbano e della trama edilizia.

I lavori cominciarono nel 1561, in pratica subito dopo la fine della guerra perché nel 1566 erano già costruiti, partendo dalla porta di Sotto (detta anche di S. Giustina) ed andando verso levante, tre grandi nuovi bastioni (detti poi dei Gesuiti, dei Cappuccini e dei Servi) che colle loro cortine costituivano più di un terzo della cinta futura: nel 1577 si rifece, allargandolo quasi del doppio, il precedente bastione del castello; intanto se ne costruì uno nuovo a metà della cortina di ponente (b. di Cantarana, poi detto di S. Agostino) demolendo l’isola-giardino; quasi contemporaneamente si migliorò il vecchio bastione di S. Martino, situato all’angolo sud-ovest della cinta precedente.

Intorno alla fine del secolo o ai primi del secolo seguente colla costruzione «sul falso» cioè in sola terra battuta di un bastione tra quelli dei Servi e di S. Martino, nella cortina di mezzodì (b. del Bonaga), si completò il giro della cinta e la città fu finalmente chiusa dentro il perimetro progettato e assunse, così, la sua bella pianta a forma stellata, a otto punte, che si vedrà poi per tanto tempo in tante stampe e disegni.

Una soluzione di questo tipo era suggerita dal perfezionarsi continuo delle bocche da fuoco e delle armi da offesa (che consentiva di dirigere meglio il tiro delle artiglierie) e permet­teva una difesa sia attiva che passiva ottimale per quei tempi e la quasi perfetta assenza di punti morti cioè di zone scoperte dove non arrivasse il tiro della fucileria.

Il passaggio della cintura murata dalla forma quadrangolare a quella ottagonale, da quattro a otto bastioni, avvenuta in un periodo di tempo relativamente breve, rappresentò una pode­rosa opera di ingegneria militare e un pesante sforzo economico anche per i ricchissimi Signori della Mirandola ma pose la città in condizioni di grande sicurezza e in un piano di grande pre­stigio e modernità. Inoltre la coerenza tra la precedente Città rinascimentale e la nuova risultò molto ben rispettata sia dal punto di vista spaziale che funzionale ed architettonico; in quel tempo gli architetti, gli ingegneri e perfino i filosofi e i lette­rati lavoravano, come si è detto, ad opere di questo tipo; quasi entusia­smante: una grande piazza bella ed agibile al centro della città che desse accesso subito agli edifici di uso pubblico, la resi­denza dei Signori a tipo di reggia fortificata nel posto più munito, le strade larghe e diritte con prospetti e prospettive gradevoli, selciate a sassi vivi dove i traini non affondassero e che raggiungessero subito la porta della città e ogni punto della cinta di difesa.

Come si è detto, la pianta ottagonale chiusa a riccio coi suoi bastioni puntati verso la campagna era considerata, come lo è di fatto, la forma geometrica ottimale per una soluzione di questo tipo: due quadrati uguali sovrapposti, ruotati di 45 gradi uno rispetto all’altro, immaginati come contorno a diversi punti principali del tessuto urbano: il Castello, la Cattedrale, il Palazzo Pubblico, ecc.

Dalla cinta quadrata a quella ottogonale

Ricostruzione dell'autore: disegno di Remigio Bruschi e Mario Venuti.

Ricostruzione dell’autore: disegno di Remigio Bruschi e Mario Venuti.

L’addizione cominciò dal bastione della Porta andando verso levante e come prima realizzazione formò, come si è detto, i baluardi dei Gesuiti, dei Cappuccini e dei Servi; indi fu migliorato e quasi rifatto il baluardo del Castello; quasi contemporaneamente si costruì quello di S. Agostino e si migliorò quello antico di S. Martino; l’ultimo fu quello del Bonaga costruito sulla cortina di mezzodì tra i Servi e S. Martino.

Come si vede fu utilizzata parte della vecchia cinta di ponente; infatti la opportuna angolatura del piede del bastione di S. Agostino sulla nuova cortina verso S. Martino fu ottenuta con un artificio tecnico (muraglia a scalino). Stando a questo particolare e all’angolatura delle cortine sui primi tre grandi nuovi bastioni si ricava l’impressione che il perimetro della città fosse stato progettato più ampiamente di quanto non sia stato poi realizzato.

Veduta aerea del centro storico (1970)

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L’andamento del viale di Circonvallazione messo a dimora sul tracciato delle mura da poco demolite mostra con assoluta chiarezza la forma ottagonale dell’antica città ma mette anche in evidenza l’andamento quasi retti­lineo delle cortine di ponente rispetto alle marcate angolature delle altre cortine tra loro. Questo particolare conferma che certamente la Mirandola era stata prevista di estensione maggiore e che il progetto della sua cintura fu modificato nel corso del tempo e che si utilizzò veramente parte della vecchia cortina quattrocentesca di ponente nella sistemazione di quella parte delle mura e al momento della demolizione dell’isola e della conseguente costruzione del baluardo di S. Agostino.

La foto mostra anche, con esemplare chiarezza, la trama ortogonale della massima parte della Città.

Da oppido a fortezza “Tera nova de la Mirandola”

Disegno a penna acquerellato, dell'arch.militare G.Battista Peloia (1483-1568). Dopo la metà del XVI, prima del 1568. Originale in "Architettura militare", libri V,c,8, Archivio di Stato di Torino.

Disegno a penna acquerellato, dell’arch.militare G.Battista Peloia (1483-1568). Dopo la metà del XVI, prima del 1568. Originale in “Architettura militare”, libri V,c,8, Archivio di Stato di Torino.

Il disegno è fondamentale per la comprensione del processo di trasfor­mazione della cinta della Mirandola e del “passaggio urbanistico” dell’oppido quadrangolare a fortezza poligonale. Mostra in planimetria il progetto di costruzione dei tre bastioni di levante e lo studio, ancora in fase elaborativa, della progettazione della nuova cintura ottagonale e delle sue difese. Importante elemento d’interesse e di curiosità storica, per quanto non principale, è la delineazione, in pianta e in scala, della Mirandola quattrocentesca, con l’evidenziazione del reticolo viario, in pratica sovrapponibile a quello presente. Si vedono in pianta, segnati per la prima volta, i diversi edifici storici e religiosi del tempo, le costruzioni e le torri del castello, le torri delle cortine con i loro nomi (del Castratore e del Pistrino a ponente, del Legno a levante). Si vede come le due cinte difensive entrano in rapporto tra loro. Il progetto Peloia, ad un certo punto, passerà per forza di cose ad altre mani e ad altri esecutori ma il disegno è e rimane un documento insu­perabile per lo studio di questo decisivo momento della storia della città e per la comprensione della sua evoluzione.

La Mirandola quattrocentesca

Particolare della tavola precedente di sopra. Il nord è a sinistra

Particolare della tavola precedente di sopra. Il nord è a sinistra.

La Città di Mirandola

Rame di Pierre Mortier, in foglio,. In "Novum Italiae Theatrum. Amsterdam, 1705.

Rame di Pierre Mortier, in foglio,. In “Novum Italiae Theatrum. Amsterdam, 1705.

L’idea della città a forma di poligono regolare affascinava gli architetti del Rinascimento perché oltre a risolvere la maggior parte possibile dei pro­blemi di carattere militare ed urbanistico realizzava nella sua simmetria geo­metrica e nel calcolato ritmo dei volumi l’ideale estetico-costruttivo dell’e­poca.

Le soluzioni proposte per l’interno erano essenzialmente di due tipi: a scacchiera cioè a trama ortogonale e a raggiera cioè con strade che partitivano a raggi da una piazza centrale.

Da: M.Marieans: "Nova Italia"; rame. Francoforte.

Da: M.Marieans: “Nova Italia”; rame. Francoforte.

La città di Palmanova, in provincia di Udine, cominciata nel 1593, realizzata a nove bastioni e tuttora pressoché intatta, è un esempio di questa seconda soluzione.

Tratto da: La Mirandola – Storia urbanistica di una città

Autore: Vilmo Cappi

A cura: Cassa di Risparmio di Mirandola – Seconda Edizione a cura del Circolo “G.Morandi” di Mirandola.

Anno: 2000

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