1862 – Nasce la “Società di Francia Corta”

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Stemma del "Libero Stato di Francia Corta"dipinto ad olio nel 1956 dal prof. Maschi (Archivio Francia Corta)

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E’ l’anno 1862 e il quartiere di Francia Corta assiste ad un even­to memorabile,- la nascita del “Principato di Francia Corta – Stato Libero della Mirandola”.

Come detto l’anno è il 1862, ma pur­troppo, per quante ricerche siano state fatte, nulla è stato trovato per quanto riguarda i nomi e le professioni dei “Padri Fondatori” di questa Società di Francia Corta. Certamente fu eletto un capo che prese il nome di “Ministro”, che probabilmente aveva pieni poteri in materia di feste e di trattenimenti danzanti, certamente alle spalle del “Ministro” esisteva una struttura associativa ma purtroppo tutto è andato perduto. Ma forse non è mai stato scrit­to nulla. Questo primo “Ministro” di Francia Corta forse amava assumere nomi un po’ strani che tuttavia tentavano di rievocare le zone più povere e più depresse del territorio mirandolese: perché questo “Ministro” era sempre circondato da moltissimi dignitari (va ricordato che Francia Corta, pur essendo povera, era solita largheggiare in cariche onorifiche) e amava assumere il nome di “Signore della Povertà”, oppure della “Miseria”, oppure ancora della “Tramaria” o della “Pitoccheria”.

E’ ormai un dato storico assodato che la nuova “Società di Francia Corta” dopo il suo battesimo avvenuto nel 1862, fu accol­ta con grande entusiasmo dai franciacortesi che vedevano in lei una sorta di riscossa sociale. Ben presto riuscì ad assorbire la “Società del Gran Mirandolano” sorta attorno ad un vecchio luna­rio della zona, e la “Società del Giovane Mirandolano” anch’essa frutto di un calendario, mentre l’orgogliosa “Società dei Ranari” volle conservare la sua indipendenza. Lo scopo della neonata società era quello del mutuo soccorso, nel senso che si intendeva aiutare i più poveri con le quote sociali e il ricavato delle manifestazioni folcloristiche. Da ricordare che la nuova società era anche chiamata “del buon Lazzaro”, per ricordare la famosa parabola evangelica del “Povero Lazzaro e del ricco Epulone”. Nei primi tempi, il giorno dedicato ai festeggiamenti era sicuramente il 12 marzo di ogni anno e, nonostante il fatto che il nuovo sodalizio si proclamasse apolitico e laico, era abitudine cominciare quel giorno festivo con una breve cerimonia religiosa nella chiesa del Gesù, seguita, secondo tradizione, da un lungo banchetto conviviale.

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L’anno seguente, 1863, veniva alla luce lo stendardo della “Società di Francia Corta”, con il relativo timbro del “Ministero di Francia Corta”. Il vessillo della Società è quello attuale: sullo sfondo del torrione del Castello dei Pico e dello stemma della stessa famiglia, un ampio scudo accoglie una grande sporta di paglia mezza rotta, dalla quale fuoriescono alcuni cipollotti, qual­che “testa” d’aglio e un paio di cipolle. Questa sporta simboleg­gia lo “strumento di lavoro” dei franciacortesi, per ricordare la secolare tradizione della gente di Francia Corta, quella cioè di rubacchiare qualche verdura di stagione, comunque roba assai modesta. Perché, sia chiaro a tutti, i cittadini di Francia Corta hanno sempre rifiutato l’etichetta di ladri, semmai quella di gente che cercava di arrangiarsi un po’.

La prima “laude” in onore del timbro e della bandiera risale al 12 maggio 1863 e don Francesco Gavioli la attribuisce ad un certo Giovanni Tosatti, che per parecchi anni fu il segretario della Società di Francia Corta.

Ecco l’inno:

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Il lettore più attento avrà certamente notato che è leggermente cambiata la ragione sociale di Francia Corta: non è più, almeno in via provvisoria, un “Principato”, ma si parla invece di un Ministero di Francia Corta, ma resta intoccabile il simbolo della sporta. Sull’annata 1869 sappiamo parecchie cose in più; in primo luogo ha un suo presidente, si tratta di Giovanni Zerbini, mentre il consiglio direttivo è formato da Girolamo Modena e Ulisse Malavasi; il segretario è sempre Giovanni Tosatti. L’organizzazione prevede l’allestimento di un Corso mascherato, da tenersi sempre nel mese di marzo. E nello stesso anno nasce anche il Gran Museo della Francia Corta, anche se non sappiamo cosa contenesse. E ogni anno vengono pubblicate canzonette e poesie, in lingua italiana, forse lievemente scarse quanto ad estro poetico.

Sempre nel 1869; esattamente il 14 marzo, viene convocata in seduta straordinaria l’assemblea generale del Principato di Francia Corta. Il Ministro, nella persona del signor Aristodemo Azzolini, dopo il suo discorso ufficiale, presenta le proprie dimis­sioni volontarie, con tanto di ringraziamento ai “Grandi del Regno”. Non è noto il suo successore, anche se il già citato ex Ministro Zerbini avanza la coraggiosa proposta per la formazio­ne di una “società soggetta allo sborso di soldi quattro mensili (venti centesimi di lira, n.d.r.) per ogni socio durante l’anno in corso; la quale somma dovrà essere erogata per divertimenti da farsi nel 1870”.

Un’altra novità assoluta viene segnalata nell’anno di grazia 1873, quando per la prima volta nella sua breve storia il Ministero di Francia Corta pubblica la consueta “canzonetta”, però in dialetto mirandolese, con il titolo “Soquant ragazzoi mirandules a la fera ad Francia Corta dal 1873”.

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Nel frattempo il Ministro di Francia Corta si attribuisce un titolo molto importante, tanto più importante in quanto viene espresso in lingua latina. Il personaggio più importante di Francia Corta diventa dunque “Dux Scarparum Rottarum, Rex Sportulae Infrantae Uscentibus Cipullis”. Che significa “Duca delle scarpe rotte, Re della sporta infranta da cui escono le cipolle”.

Negli anni 1875 e 1876 probabilmente la Società di Francia Corta attraversa un periodo di crisi, dovuto soprattutto all’imperante miseria che regnava nelle nostre terre, con tanta fame per tutti, poco lavoro per gli operai e i braccianti e per giunta, nel giugno 1879, la disastrosa rotta del fiume Po, le cui acque limacciose arrivano fino alla Quaderlina.

Ma nel 1882, esattamente nella serata del 19 marzo, l’Inclito Governo di Francia Corta, di cui è Ministro Luigi Razzani, assie­me ai vice ministri Aristodemo Azzolini e Cesare Guerzoni, con la supervisione del Gran Giudice Caio Paltrinieri, offre alla citta­dinanza franciacortese, alla popolazione straniera di Mirandola e alle genti del contado, uno spettacolo a dir poco straordinario, cioè l’esibizione di “un pallone Aerostatico di nuova invenzione e maestria incomparabile”, del quale era artefice Emanuele Cacchi, inventore romagnolo. Il tutto immerso nella coreografia di un grandioso spettacolo di fuochi artificiali.

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Nel seguente anno 1883, l’ex Gran Giudice Caio Paltrinieri viene promosso al vertice della Società, con il grado di Ministro.

Uno straordinario e ben conservato manifesto, che porta la data dell’8 marzo 1882, offre un’eloquente idea dello spirito che ani­mava lo “Stato Libero di Francia Corta” nella seconda metà dell’Ottocento. Va detto, in primo luogo, che questo manifesto è firmato da tutto il “Governo di Francia Corta”. Porta le firme del Ministro Luigi Razzani, del Tesoriere Francesco Andreoli, del Gran Guardasigilli Nicolò Benatti, dell’Avvocato di Corte Gemmano Benatti, del Medico Colonnello Venerio Meschieri, del Direttore dei Corsi Girolamo Modena, del Gran maresciallo Anacleto Tabacchi e infine del Segretario Generale Guglielmo Meschieri.

Il manifesto inizia così: “Noi Grande Ministro per grazie del buo­numore, dell’allegria e delle sbornie, per la volontà dei nostri fedelissimi sudditi, visto che i nostri popoli hanno bisogno di ristorare gli stomaci dopo un tanto lungo avvelenamento di bac­calà, aringhe e sardelle, ecc., abbiamo decretato e decretiamo che le artiglierie delle nostre Rocche, Castella e Forti saluteranno i primi albori del Gran Giorno 9 marzo con mille e un colpo di can­none; annunzieranno a tutti i popoli della terra e d’altri siti che lo Stato Libero di Francia Corta inaugura la Gran Fiera di belve, merci e vivande e altri combustibili; nei nostri felicissimi stati è abolito il dazio d’importazione.

Nella piazza intitolata a “Scadinella il Grande” avrà luogo una rap­presentazione straordinaria della grande opera “I Longobardi”, con 67 professori d’orchestra e 50 coriste e coristi di vari sessi, diret­ti dal fin troppo celebre prof. Bonfiglio, ecc. ecc. Poi ottanta colpi di cannone saluteranno il Nostro ingresso e di tutti i Grandi di Corte, in vestimenti di gala appositamente presi a nolo, per il Gran Corso mascherato che terminerà alle ore 5.

Segue l’elenco dei premi: “Primo premio un biglietto della Banca di Francia da L. 31 e L. 1,15 in pezzi d’argento. Per la corsa dei sacchi che si terrà al Baluardi di “Brisa”, primo premio della Banca di Francia di L. 100 e italiane L. 5”. E così via. Inoltre “Spari di artiglieria inviteranno tutti i popoli del mondo a libare a Bacco e Venere, mentre noi Potenti della terra ci ristoreremo dalle fatiche della grande giornata con un lauto banchetto nel solito Palazzo S. Massimo.

Dato dal Palazzo Ministeriale di Francia Corta, oggi 8 marzo 1882”.

Si hanno altre notizie, per la verità abbastanza frammentarie, sul­l’attività della Società di Francia Corta fino al 1907. Poi arrivano anche nel “Libero Stato Francese” notizie sempre meno diverten­ti: le continue lotte sociali in cui i cittadini di Francia Corta non si tirano indietro, gli scioperi, molti mirandolesi vengono manda­ti in Libia a combattere la guerra italo-turca scoppiata nel 1911 e conclusa l’anno dopo. Pochi anni dopo, nel 1915, scoppia anche per l’Italia la prima guerra mondiale che porterà lutti e desola­zione anche a Mirandola: sono circa 2000 i mirandolesi che par­tono per il fronte, molti non torneranno. Sono infatti 350 i solda­ti di Mirandola caduti in quella tragica prima guerra mondiale. Come se non bastasse, arriva anche la “febbre spagnola”, una ter­ribile malattia infettiva che miete centinaia di altre vittime anche a Mirandola e il povero quartiere di Francia Corta non è certa­mente risparmiato: sono infatti diverse centinaia i casi mortali della luttuosa Spagnola.

Tratto da: La leggenda di Francia Corta

Autori: Enrico Castellazzi – Giuseppe Morselli

Edito da : Principato di Francia Corta “Libero Stato della Mirandola”

Anno: 2003

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