Teatro Nuovo di Mirandola – Il cinema

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Teatro Nuovo di Mirandola – Il cinema

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Il Teatro Nuovo venne per diversi anni impiegato come cinematografo. Ciò accadde a partire dai primi anni dopo la sua apertura fino agli Ottanta del secolo scorso.

Peraltro il Teatro mirandolese nasce proprio nell’anno dì produzione (1905) del primo film italiano (“La presa di Roma”) e certamente la storia centenaria di un istituto culturale come un teatro deve in qualche modo fare i conti con lo sviluppo di un’arte come la cinematografia che del Novecento è stata rivoluzionaria protagonista.

In questo nostro breve itinerario attraverso le attività che hanno animato cento anni del Nuovo, vogliamo solamente ricordare qualche passaggio concernente la presenza del cinema in Teatro, in un periodo che si chiude con la seconda guerra mondiale.

Durante questo arco temporale, a partire dagli anni Dieci del secolo scorso, sullo schermo del teatro è dato al pubblico assistere con una certa frequenza, per esempio, al film storico in co­stume. Quest’ultimo si avvale di norma dell’impiego di invenzioni scenografiche spettacolari e dell’utilizzo di scene di massa; inoltre questo genere cinematografico riesce pure a competere in qualche modo con l’opera lirica ed il teatro di prosa, grazie al prolungato sviluppo drammatico dell’azione ed alla ricchezza di riferimenti iconografici e letterari.

Negli anni del muto fiorisce poi specialmente il divismo italiano, fìtto, soprattutto nel campo femminile, di nomi e figure di rilievo: Francesca Bertini, Lyda Borelli, Pina Menichelli, Ita­lia Almirante, Diana Karenne, Rina De Liguoro, Soava Gallone.

Anche dentro il Teatro Nuovo si proiettano questi films basati su donne fatali, fedeli a un codice recitativo che esalta una gestualità esasperata e tormentata.

Con l’avvento del fascismo sì proclama perentoriamente che “la cinematografia è l’arma più forte”. Peraltro nel 1923 nasce “L’Unione Cinematografica Educativa” (LUCE) per la pro­duzione di documentari e, soprattutto, di cinegiornali, che vengono proiettati anche al Nuovo con informazioni e notizie che negli anni del regime fascista evidenziano con enfasi sonora imprese e successi della Nazione.

Il cinema italiano tra le due guerre è attivo anche nella produzione di commedie un po’ di­simpegnate un po’ attente a temi e situazioni adatte a una classe piccolo-borghese che cerca di affacciarsi alla ribalta della visibilità sociale.

E la cosiddetta epoca dei “telefoni bianchi”. Progressivamente fanno poi la loro comparsa ì fil­ms comici’, anche in Teatro i Mirandolesi conoscono Max Linder, che precede Charlìe Chaplin, e poi Blister Keaton e Harold Lloyd.

Ma più il tempo passa e più in questo campo l’attenzione si indirizza verso un sobborgo di Los Angeles che sempre più si afferma e si consolida in quegli anni come capitale indiscussa del cinema mondiale: Hollywood. E così l’Europa e Mirandola ed il Teatro Nuovo vengono sempre più inesorabilmente invase delle moving pictures.

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Il cinema non ha molti anni di vita quando si apre il Teatro Nuovo a Mirandola: le prime proiezioni cinematografiche della storia sono realizzate infatti dai fratelli Auguste e Louis Lumière nel 1895. Nel Novembre 1907 il Teatro mirandolese ospita il cinematografo Petti­ni. In quegli anni il cinema ha ancora finalità documentaristiche, con l’obiettivo di riprodur­re la realtà quotidiana nel suo movimento. Di grande effetto è così la ripresa e la proiezione dello scoppio di una mina in una cava di marmo a Carrara, portata sugli schermi quella sera in Teatro.

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Domenica 19 Luglio 1914 in Teatro viene proiettata una riduzione del famoso romanzo di Henryk Sienkiewicz, “Quo Vadis”, in sei lunghe parti, come recita il cartellone, dalle ore sedici a mezzanotte. Si tratta di un vero e proprio avvenimento perché il film, prodotto dalla Cines nel 1913, destò un enorme stupore ed interesse. Creò grande meraviglia il carattere vivo e palpitante di tutte le scene girate, tant’è che per raggiungere un effetto emozionante la Cines aveva fatto costruire tutta una zona dell’antica Roma nelle pianure di Centocelle e poi l’aveva incendiata. Chissà se a tal riguardo il pubblico mirandolese ne avrà tratto quel giorno qualche oscuro presentimento, dato che l’assassinio dell’Arciduca Ferdinando a Sa­rajevo avvenuto solo qualche giorno prima, il 28 Giugno, stava per scaraventare il mondo in quel terribile e spaventoso incendio che fu il primo conflitto mondiale.

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Max Linder (1885-1925) fu una figura di comico in grado, grazie alle sue doti di mimo, di suscitare grande allegria ed ilarità fra il pubblico.

Era normalmente protagonista di comiche che servivano di solito a chiudere spettacoli. Una “commedia comicissima” di Linder è proiettata in Teatro lunedì 8 Maggio 1916, ov­vero in tempi in cui di ridere non c’era certo gran voglia.

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Con enfasi il cartellone annuncia una rappresentazione cinematografica a Mi­randola il primo Gennaio 1922.

Si tratta di “Tigre Reale” con Pina Manichelli, sotto la regia di Piero Fosco, pseudonimo di Giovanni Pastrone, uno dei padri della cinematografia italiana. Nel cartellone si annuncia quanto prima la proiezione di Cabiria, capolavoro di Pastrone realizzato nel 1914, film che segna la più compiuta partecipazione e collaborazione in ambito cinematogra­fico dell’immaginifico “Vate” Gabriele D’Annunzio.

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In Teatro “Grande manifestazione cinema­tografica” sabato 17 Luglio 1920, nel pieno dell’estate, con “Anna Karenina” nell’inter­pretazione della famosa attrice Maria Melato, accompagnata da un attento pianista.

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Locandina del film “Fedora” con Francesca Bertini, proiettato al Teatro Nuovo il 2 9 Gennaio 1922. Fran­cesca Bertini, nome d’arte di Elena Seracini Vitello, nacque a Firenze nel 1892 e si trasferì poi a Napoli dove iniziò prestissimo a recitare debuttando nella compagnia dialettale di Eduardo Scarpetta. Ma già nel 1908 entrò nel cinema divenendo subito ricerca­ta e contesa dai produttori e idolatrata dal pubblico. Per lei, bellissima, fotogenica, raffinata, elegante e misteriosa, fu usato per la prima volta l’epiteto di “diva”. Il film “Fedora”, che andò in scena al Tea­tro Nuovo, è del 1916, un anno dopo l’interpretazione di “Assunta Spina”, un vero grande classi­co del cinema muto nel quale Francesca Bertini dimostrò al massimo grado il suo straordinario temperamento e la sua grande forza espressiva. Francesca Bertini morì a Roma il 13 ottobre 1985.

Francesca Bertini

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Domenica 19 Marzo 1922 viene proiettato in Teatro “uno straordinario programma cinemato­grafico”, con “Lea” tratto dal dramma di Felice Cavallotti e in cui brilla una grande protagonista del cinema degli anni Venti, Diana Karenne. Di particolare interesse il fuori programma nel corso del quale viene proiettata la benedizione dal bal­cone di San Pietro di Papa Pio XI.

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In Teatro il 5 Novembre 1922 si proietta Malom­bra con Lyda Borelli e Amleto Novelli. Lyda Borelli, nata a Rivarolo Ligure nel 1888, si affermò sulle scene teatrali e sugli schermi del cinema dal 1909 al 1918 consacrandosi come venerata prima­donna al pari di Francesca Bertini.

Sensuale ed aggressiva, con una recitazione fatta di sguardi languidi e di una gestualità appariscente ed appassionata, propria, come scrisse di lei Anto­nio Gramsci, di “un pezzo di umanità preistorica, primordiale”, interpretò il film proiettato in Tea­tro, “Malombra”, nel 1916 sotto la regia di Car­mine Gallone, con Augusto Mastripietri e Amleto Novelli. Lyda Borelli si ritirò definitivamente a vita privata nel 1918, ancora al culmine della ce­lebrità, dopo aver sposato il conte Vittorio Cini di Ferrara. Morì a Roma nel 1959.

Lyda Borelli

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Al Teatro Nuovo si proietta domenica 13 Marzo 1921 “Quando tramonta il sole” , film il cui titolo evoca struggenti patimenti romantici, assai copiosi nella filmografia dell’epoca ed anche nella produzione del regista di questo film in scena al Nuovo, Gennaro Righelli, che firmò il suo primo film nel lontano 1911 (“Vita di una chanteuse”).

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Al cinema in Teatro si proietta un film di un’autore teatrale, Roberto Bracco. Tra gli inter­preti Armando Falconi, attore dalla consolidata esperienza sul palcoscenico, la cui brillante comicità e signorile eleganza gli ha sempre procurato l’affettuosa simpatia da parte del pub­blico anche sugli schermi.

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Il 25 e il 26 Marzo 1922 a Mirandola è data la possibilità di vedere insieme sugli schermi le due prime donne e dive del cinema del tempo, Francesca Bertini e Lyda Borelli, entrambe sempre coinvolte in trame fatte di destini fatali e passioni sconvolgenti.

 

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Nel 1923 sugli schermi del Teatro Nuovo è proiettato il film “La X di un delitto” nell’inter­pretazione di Emilio Ghione.

Questi, attore fiorentino nato nel 1879, aveva creato il personaggio di “Zà la Mort”, tipo violento ma giusto, impegnato in complicate e fantastiche trame avventurose.

Questi films, veri e propri serials, godettero di straordinario successo dal 1915 ai primi anni Venti, per poi perdere rapidamente il favore del pubblico.

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La facciata del Teatro è sempre stata utilizzata come un eccellente spazio pubblicitario quando lo stesso veniva usato come cinematografo.

Qui siamo negli anni della seconda guerra mondiale e al Teatro Nuovo viene proiettato il film “La figlia del corsaro verde” con la collaudata coppia del cinema italiano in età fascista – Fosco Giacchetti e Doris Duranti – e la partecipazione di Primo Carnera, il campione mondiale di boxe pesi massimi che al termine della sua carriera, dopo essersi dedicato al catch-lotta libera, fu utilizzato, in forza della sua spaventosa mole fisica, per qualche malin­conica parte cinematografica.

Tratto da: 1905 I cento anni del Teatro Nuovo di Mirandola 2005

A cura del Comune di Mirandola

Anno 2005

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