Medolla – Cenni storici – Impariamo a conoscerci

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Lo stemma del comune di Medolla è uno scudo circondato da corone di alloro e sormontato da una corona gentilizia. All'interno, circondato da due piante di pioppo, una motta emergente dalle acque, con un ponte in legno e un alto battifredo, ossia una torre merlata, in campo azzurro.

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MEDOLLA

Medolla è un importante centro agricolo e industriale della Bassa modenese, in costante fase di sviluppo abitativo. La popolazione, al 31/12/81, era di 5.445 abitanti. Altitudine 22 metri sul livello del mare. Frazioni: Camurana e Villafranca.

CENNI STORICI

La storia di Medolla è strettamente legata a quella di Camurana e a quella di Bruino, da cui trae il nome una celebre fiera che si tiene nei primi giorni di luglio, forse da mille anni. Il primo documento che parla di Bruino, o meglio di una chiesetta dedicata a Santa Maria del Bruino, è del 1058 ed è firmato dall’abate di Nonantola Gottescalco. È probabile che questa località, dotata di cappella, di porticati adibiti al ricovero di merci e persone, certamente recintata e munita di una torretta di avvistamento, abbia dato origine ad un singolare e importante luogo di incontri e di convegni che in seguito assun­se il nome di Fiera di Bruino. La Fiera ebbe notevole importanza in tutto il Medio Evo. Sulla torretta, certamente una banderuola o forse una campa­na, stavano ad indicare l”‘Hora mundinaria”, vale a dire l’inizio delle con­trattazioni commerciali e quindi della fiera.

Per quanto riguarda la sudditanza spirituale, la chiesa di Bruino, dipendeva da Camurana e dall’Abbazia di NonanAccanto alla fiera sorse dopo qualche tempo Medula o Medeola, l’attuale Medolla.

L'antica pieve di San Luca a Camurana

L’antica pieve di San Luca a Camurana

Se ne trova una prima menzione, secondo il Tiraboschi, in una carta del 1197. In tempi assai remoti a Medolla sorse una potente rocca fortificata, di importanza non inferiore a quella di San Felice. Nelle tragiche vicende storiche che insanguinarono tutto il Modenese nella prima metà del secolo XIV, la rocca di Medolla viene conquistata dal capitano modenese Giovanni da Freto. Nel 1306 Giovanni da Freto diviene padrone di Medolla e il suo dominio, contrassegnato da continue scorrerie in tutta la zona, dura fino al 1318. Ma in quell’anno la rocca di Medolla viene prima assediata, poi di­strutta e spianata al suolo da Francesco Pico, vicario imperiale della Miran­dola e in quel tempo anche padrone di Modena, prima di essere catturato e fatto morire di fame assieme ai figli dal Duca Passerino Bonaccolsi nel 1321. Medolla perde così la sua importanza strategica e militare e diventa un piccolo borgo che vive all’ombra della fiera di Bruino, la quale, nel ‘500 e ‘600 assume un ruolo molto importante, uno dei maggiori centri di scam­bio della pianura padana.

Nel corso dei secoli Medolla e le sue frazioni di Camurana e Villafranca hanno sempre seguito le vicende di Modena e degli Estensi.

Anche il territorio medollese è stato oggetto di infinite scorrerie so­prattutto nella prima metà del ‘500 e nella prima metà del ‘700, allorché il territorio della Bassa modenese sembrava essere uno dei campi di battaglia preferito dagli eserciti di mezza Europa.

Di importante c’era sempre questa atipica fiera di Bruino nella quale convenivano mercanti e curiosi da ogni città. Solo nel 1860, dopo l’uni­tà d’Italia, Medolla è divenuta Comune.

Attualmente il paese conta su una bella chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Sinesio .

Il tempio sembra che risalga al IX secolo, quando furono trasportate a Nonantola le reliquie di Sinesio e Teopompo, due Santi martirizzati a Nicomedia. La primitiva chiesa di Medolla era probabilmente entro la cerchia delle mura del castello.

Chiesa parrocchiale di Medolla

Chiesa parrocchiale di Medolla

L’attuale chiesa è un rifacimento di quella ricostruita dopo il 1500.

Presenta una bella facciata e un interno di sobrie linee. Di buon rilievo artistico un reliquiario del secolo XVI.

Sull’area dell’ex fiera di Bruino, circa a metà strada fra Medolla e Camurana, sorgeva fino a qualche tempo fa una torretta del ‘600, con i resti della cappella, dei portici, del recinto e dei “caselli” che ospitavano mercanti e mercanzie. Tuttavia, una quindicina di anni fa, questi monumenti storici sono stati abbattuti senza una precisa giustificazione. Re­sta solo un tratto smozzicato della torretta.

Nei pressi di Medolla, quasi al confine con il comune di Cavezzo, su­scita un notevole interesse la collina artificiale di Montalbano, nata ini­zialmente come luogo di vedetta ai confini fra gli stati Estensi e quelli dei Pico. Il rilievo, a forma tronco-conica, è del diametro di circa 50 metri ed è alto circa 10 metri.

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Sicuramente la collinetta fu eretta utilizzando materiali delle arginatu­re di un antico alveo del fiume Secchia. Servì alle truppe franco­spagnole per piazzarvi le loro artiglierie in occasione dell’assedio di Mi­randola del 1705. Fu utilizzata anche dalle truppe spagnole del Duca di Montemar in occasione di un nuovo pauroso assedio a Mirandola nel 1 735, quando sulla città piovvero circa 1 5.000 cannonate e 1.500 gra­nate esplosive. Non è escluso che la collina sia servita anche come una grande ghiacciaia per la conservazione delle carni.

Infatti Montalbano ha sempre avuto, nel corso dei secoli, una caratte­ristica di “territorio franco”. Mentre la fiera di Bruino rappresentava una fonte di entrate per la Camera Ducale, cioè le imposte andavano a favo­re del sovrano, Montalbano era terra franca, esente da dazi e gabelle. Di Montalbano, infatti, si parla già nel 1 500, quando i pochi abitanti del luogo ebbero la pretesa, a quei tempi assurda, di non essere soggetti nè a Modena nè a Mirandola. “Un caso storico specialissimo”, come affer­ma lo Spinelli.

L’esenzione del dazio poteva in sostanza consentire agli abitanti di Montalbano di accumulare grosse quantità di carne, soprattutto suina, di poterla lavorare e rivendere a prezzi decisamente concorrenziali. Di cui l’esigenza di avere una consistente ghiacciaia per la conservazione della carne.

È una peculiarità, questa di Montalbano, che potrebbe essere oggetto di ulteriori approfondimenti storici da parte di qualche studioso.

Di fronte alla collinetta artificiale di Montalbano si erge il piccolo ora­torio della Madonna della Ghiaia (o della Ghiara), costruita nella seconda metà del ‘600 e che riproduce in scala ridotta l’omonimo grande santua­rio che è il principale monumento di Reggio Emilia, opera dell’architetto Francesco Pacchioni,

Il vescovo di Reggio volle che l’oratorio fosse costruito in quella zona di confine anche religioso per ribadire nei confronti dell’Abbazia di Nonantola e del vescovo di Modena la propria sovranità spirituale sulla zona.

Sulla strada statale N. 468 che conduce da Medolla a S. Felice sul Pa­naro, appare di singolare interesse storico e artistico la zona di Malcantone.

È un lembo di territorio il cui studio dovrebbe essere attentamente approfondito, poiché nel tardo medio evo e fino al secolo XVII era probabil­mente il punto più fortificato e munito dell’intera Bassa pianura modene­se, una sorta di piccola San Gimignano sparsa fra i campi.

A quanto risulta la zona di Malcantone fu per lungo tempo in possesso della famiglia Montecuccoli, originaria della montagna modenese, che vi eresse intorno al 1430 un importante castello, di cui ora, purtroppo re­sta soltanto una splendida torre in parte manomessa, ma precisa testimonianza del rilievo che i feudatari frignanesi attribuivano alla zona di Malcantone.

La torre cinquecentesca a Malcantone di Medolla

La torre cinquecentesca a Malcantone di Medolla

Nella zona sorgono comunque altre tre o quattro abitazioni turrite, di epoca cinquecentesca.

Il nome di Malcantone, almeno secondo quanto sosteneva Alessandro Tassoni (1565-1635) nella sua Secchia Rapita, deriva dal carattere un po’ inquieto degli abitanti e dal fatto che vi si annidassero soggetti abili nelle armi e poco raccomandabili. La stessa fama di cui godevano un tempo gli abitanti della Motta e del Cavezzo.

Comunque il tratto di strada che attraversa la località di Malcantone è uno dei più suggestivi e inquietanti della Bassa modenese, un tema che dovrebbe essere più ampiamente sviluppato.

Sempre a Medolla, in via San Giuseppe, è opportuno dare un attento sguardo a villa Tosatti, splendida residenza patrizia del 6/700, forse una delle ville più belle della Bassa modenese, dalle linee architettoniche purissime e perfettamente conservata.

Villa Tosatti

Villa Tosatti

Assai interessante la bella villa ottocentesca di proprietà della famiglia Wegmann – Escher, circondata da uno splendido parco con magnifiche piante d’alto fusto.

Villa Wegmann - Escher

Villa Wegmann – Escher

A proposito di questa villa vale la pena ricordare alcuni fenomeni geo­logici di particolare interesse segnalati nel comune di Medolla da Spinelli e Cuoghi Costantini nel 1893.

Presso le case Wegmann e Casino venne riscontrata una anomalia ter­mica: sembrerebbe trattarsi di un fenomeno di decomposizione anaerobica, con moderato sviluppo di colore, di sostanze organiche contenute nel terreno. Il fenomeno si riscontra ancora oggi ed è soprattutto visibile durante l’innevamento, per la minore permanenza al suolo del manto ne­voso in corrispondenza delle aree interessate da questa debole anomalia termica. Presso la casa colonica La Sartora si trova un pozzo di acqua “salsa”, cioè ad elevato contenuto aiogenico. Il fenomeno, come affer­mano Gasperi e Pellegrini, andrebbe comunque approfondito e studiato.

Giuseppe Morselli

Tratto da: Guida storica e turistica della Bassa Modenese

A cura di Giuseppe Morselli

Anno 1982

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