Località “Canaletto”- Frazione di Finale Emilia

Commenti (0) Racconti

Da cosa deriva il suo nome? Ci sembra giusto ricordare le nostre frazioni, troppo spesso dimenticate.

Senza titolo-2

CANALETTO, canale -Frazione di Finale Emilia

Nel 1127, il vescovo di Modena Guglielmo Alio- brox di Savoia, al triplice fine di irrigare i terreni di proprietà della chiesa modenese, estesi per 1000 biolche, le cosiddette terre di S. Geminiano, di far fun­zionare vari mulini ed anche di raccogliere le acque alluvionali e scaricarle prima nel Panaro, poi nel Po, decise lo scavo di un canale.

Nello stesso anno il ve­scovo stipulò una convenzione con il comune di Mo­dena e ottenne la concessione per l’esecuzione dell’o­pera. Le acque sarebbero state derivate dal Secchia presso Marzaglia e, seguendo un antico alveo del fiu­me, condotte per Bastiglia, S. Prospero, Roncaglia, Medolla, Camurana, S. Felice, Massa Finalese e fatte defluire nel Panaro. Sette anni dopo, nel 1234, si sta­va per dare inizio all’esecuzione del progetto, quando il vescovo Guglielmo fu nominato cardinale, e nunzio apostolico dal re di Francia e abbandonò l’episcopato di Modena; i lavori per lo scavo del canale furono so­spesi.

Soltanto circa cento anni dopo, nel 1331, Guido Pio, vicario imperiale di Modena, il quale pure posse­deva estesi terreni nella bassa modenese, stipulò una convenzione con il marchese di Ferrara Obizzo III d’Este, ottenne il diritto sulle acque ed ordinò lo sca­vo della via d’acqua, seguendo il percorso dell’antico progetto. Il canale fu detto Canaletto o Canalino o canale di S. Felice o canale di Nonneta. Forniva energia motrice ad almeno quattro mulini, detti di Trimbocco, presso Marzaglia, della Cozza, nella zona di S. Cataldo, più altri due a S. Felice e Massa Finalese.

I lavori furono fatti in economia; lo scavo fu poco profondo; gli argini poco elevati. Pare che il nome Canaletto, e l’altro Canalino derivassero proprio da questa caratteristica. Nelle stagioni autunnali e prima­verili, le piogge e lo scioglimento delle nevi provoca­vano frequenti straripamenti delle acque, tanto da causare la formazione di acquitrini e di stagni, i co­siddetti prati di Regnovacca o di Rendovacca sì che le proteste dei cittadini della zona erano frequenti. Un’altra controversia insorse fra gli abitanti del di­stretto di Modena e quello di S. Felice, a motivo di una chiusa posta presso S. Martino Secchia col fine di mantenere sempre abbondanti le acque nell’ultimo tratto del canale. Nel 1470 la questione venne risolta togliendo la chiusa ed immettendo nel Canaletto le acque dei canali di Freto e di Rami.

Nel 1691 il Canaletto, ritenuto non soltanto inuti­le, ma spesso dannoso per le frequenti tracimazioni, venne prosciugato e, per lunghi tratti interrotto. Suc­cessivamente, fu trasformato in strada mantenendo le numerose curve del corso del canale ed anche l’antico nome, Canaletto, che ancora oggi conserva. 

Tratto da: Enciclopedia Modenese

Autori: Giancarlo Silingardi – Alberto Barbieri

Il Segno Editrice

Anno: 1992

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *