La cambiale senza fondo

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La cambiale senza fondo

Siamo negli anni ’50. Una sera mio padre e mia madre stanno discutendo per il pagamento di una cambiale che scade il 10 del mese. Un pagamento piuttosto complesso, visto che, come dice mia madre, «Non abbiamo una lira in tasca». La soluzione è scontata: i miei genitori decidono di fare un’altra cambiale di importo maggiore, in modo che rimangano anche un po’ di soldi da spendere. Occorre però trovare qualcuno che la firmi.

«A la fag firmar a me fradel Ernesto (La faccio firmare a mio fratello Ernesto)» dice mio padre.

Il giorno seguente incontra il fratello e lo informa della situazione, chiedendo la sua firma.

«A dmand e a me muier, a sent cus la dis (Lo chiedo a mia moglie e sento cosa dice)» risponde cauto Ernesto. «Sì, però mi serve la risposta entro stasera, perché la cambiale scade domani» gli fa presente mio padre.

Quella sera Ernesto si presenta a casa nostra mentre stiamo cenando. Si accomoda a tavola con noi e mio padre gli dà un bicchiere. Io per scherzo, anziché offrirgli il vino, gli porgo la caraffa con l’acqua. «At ga na bela voia ad far l’asan ! (Hai una bella voglia di fare l’asino)».

Poi cominciano a parlare della cambiale. Ernesto fa presente che, dopo essersi consultato con la moglie ed essendo anche loro senza soldi, la soluzione migliore è quella di compilare una cambiale più grossa o addirittura due. Alla fine decidono di farne una sola per risparmiare il prezzo dell’altra e l’eventuale bollo. Il giorno seguente mio padre e Ernesto si presentato al Banco San Geminiano e San Prospero, vanno allo sportello e spiegano all’impiegato cosa vorrebbero fare. L’uomo li guarda perplesso e poi va a sentire dal direttore. Dopo un po’ di tempo, l’impiegato torna e li invita ad accomodarsi nell’ufficio del direttore che li sta aspettando. Entrano e mio padre chiede se va tutto bene. Il direttore ricontrolla tutto e poi dice: «Sono le firme che non vanno mica tanto bene…».

«Se l’ho fatta male, la firma, la rifaccio subito» risponde mio zio.

«Mantovani, non è una questione di grafia. Queste firme non hanno fondo» replica il bancario.

«Se ci fosse il fondo non avremmo mica bisogno di fare un’altra cambiale» interviene mio padre. E anche Ernesto sta per dire la sua, quando il direttore sbotta:” Ascoltate! Ve la firmo io, però, per quest’anno non fatevi più vedere.”

Incassano le lire e così, per un pò di tempo si è tirato avanti….

Tratto da:Amarcor Mirandola

Autore: Quirino Mantovani

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