La Briscola e i modi di dire

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Gaetano Bellei - Pittore Ottocentesco

briscola

Si tratta del più diffuso gioco di carte nella tradizione passata, un gioco che solo oggi conosce un po’ di tramonto dopo essere stato oggetto anche di appassionanti tornei. Era il gioco che si imparava da piccoli dopo aver imparato il semplice zógh ad l’asàn (gioco dell’asino) e la scópa (gioco della scópa): questi semplici giochi insegnavano al bambino a conoscere i semi delle carte (bastoni, spade, coppe, denari. Imparare a giocar a briscola, voleva dire per il bambino che cominciava ad avvicinarsi al mondo degli adulti, che cominciava ad assomigliare “ai grandi”, che veniva accolto e riconosciuto dai grandi attraverso il gioco che li contraddistingueva: e di questo il bambino andava veramente fiero.

Origine

La radici del gioco trovano la loro nascita in terra olandese, verso la fine del ’500, per poi giungere in Italia tramite le truppe francesi, tra ’600 e ’700. Tuttavia sembra che le regole del gioco siano state mutate radicalmente in terra italiana a tal punto da poter considerare il gioco come di provenienza italiana.

Mazzo e giocatori

Si utilizza il comune mazzo di 40 carte “con figure”, come le Piacentine composte da 4 semi da dieci carte ciascuno. Si può giocare in due oppure in tre (togliendo un due di un seme che non sia la briscola) ma il miglior divertimento si ottiene giocando con due coppie formate da due giocatori ognuna. In tal modo vengono di solito strutturati i tornei di briscola in terra emiliana.

Regole base

Considerando una partita a giocatori, il mazziere, dopo essersi fatto tagliare il mazzo dal giocatore alla sua sinistra, distribuisce partendo da destra, una carta a testa a così via fino a che ogni giocatore ne ottiene tre. Scopre una carta al centro del tavolo, carta che sarà coperta per metà dal mazzo su di essa appoggiato, col dorso delle carte rivolto verso l’alto. La carta scoperta indicherà il seme della briscola, cioè delle carte che avranno la capacità di prendere e vincere tutte le altre carte (dei restanti diversi semi), escluso le briscole di valore superiore. Il valore di presa delle briscole e il punteggio di ognuna è il seguente:

-Asso: 11 punti

-Tre: 10 punti

-Re: 4 punti

-Cavallo: 3 punti

-Fante: 2 punti

Naturalmente lo stesso punteggio possiedono anche le “figure” degli altri semi, anche se non di briscola. Le carte dal Due al Sette possiedono capacità progressivamente importante di presa ma non hanno punteggio. Partendo dal giocatore posto a destra del mazziere, ogni giocatore scarterà la carta che riterrà più opportuna con lo scopo di aggiudicarsi la mano o totalizzare il maggior numero di punti. Ogni giocatore non sarà costretto a giocare una carta dello stesso seme di quella giocata dal primo giocatore. La carta giocata (carta dominante) dal primo giocatore determinerà il seme di mano, cioè il seme che sarà dominante per quella mano. Si aggiudicherà la mano il giocatore che giocherà la carta del più alto valore del seme di mano o colui che giocherà una briscola dal valore di presa maggiore. Se nessuno riuscirà a rispondere alla prima carta dominante giocata dal primo giocatore, sarà costui ad aggiudicarsi la mano. Potrebbe anche capitare che il seme di mano possa corrispondere al seme di briscola. In questo caso, vince il giocatore che ha giocato la briscola maggiore. Chi si aggiudica la mano, raccoglierà tutte le carte giocate dagli altri giocatori e le custodirà coperte davanti a sé. Sarà lui il primo a prendere, dal mazzo coperto al centro del tavolo, la carta necessaria per riportare a tre le carte in mano e sarà anche il primo a giocare nella mano successiva. A metà del gioco, è possibile per i compagni scambiarsi le carte per visionarle un attimo. La partita procede fino ad esaurimento delle carte del mazzo posto al centro più la carta scoperta all’inizio gioco. Terminato il mazzo, iniziano le ultime tre mani che corrisponderanno alla giocata di ciascuna delle tre carte che hanno – mano i giocatori. In questa fase finale, sono spesso presenti le carte dal valore più alto, come carichi e briscole di valore elevato. In queste fasi finali si possono condividere alcune regole come il non parlare o di non scambiarsi le carte tra compagni di squadra. Vince la partita colui o la coppia che realizza il maggior punteggio sommando i punti di ogni carta presa e vinta durante il gioco. Dei 120 punti disponibili nel mazzo, vince la partita il o i giocatori che ottengono almeno 61 punti; se ne ottengono 60, allora la partita è fatta.

Modi di dire del gioco della briscola

Csa gh’hat in mân?

(Cos’hai in mano, quali carte possiedi?) Appena distribuite le carte, è la domanda che un compagno fa a quell’altro per sapere, a grandi linee e mediante un linguaggio criptico, quali carte di rilievo si possiedono.

Zugàr foravìa

(Giocare fuori dal seme) Indica che si deve giocare qualsiasi carta escluso la briscola.

Zugar ‘na flènga

(Giocare una cosa qualsiasi) Giocare una carta di nessun valore.

Zugar ’na carta franca

(Giocare una carta franca, sicura) Si chiama cartafranca quella carta abbastanza sicuramente vincente perché è la più alta tra quelle, dello stesso seme, che sono rimaste in gioco. Per prenderla si necessita solo di una eventuale briscola.

Zugar un du da gninta

(Giocare un due da niente) Giocare una briscola la più bassa possibile, fosse anche il due di briscola.

Chi fa dù armàgn futù

(Chi fa due punti rimane fregato) Chi nella prima mano giocata fa due punti, si dice abbia sfortuna e perderà sicuramente il raggio.

La primà l’è di cajon

(La prima mano è dei coglioni) Si tratta di un modo di dire agli avversari nel caso abbiano vinto la prima mano, così da farsi beffe di loro e abbassare il loro morale.

Ciamàr ‘na brìscola

(Chiamare una briscola) Si realizza quando viene chiesto al compagno l’intervento nel gioco con una briscola.

A son al mònd

(Sono al mondo, sono vivo) Così dicendo, si vuol far sapere al compagno che si possiede una briscola di valore molto basso.

Fàgh vèdar cmè a stemm nuantàr ad cà

(Fa loro vedere come stiamo noi di casa) Giocando in coppie, questa espressione è usata da uno dei due compagni per invitare l’altro a calare un buona briscola per prendere la mano.

Tóras da cà

(Prendersi dalla propria casa) Come nel gergo dialettale, l’espressione indica che ci si vuol presentare bene in mezzo agli altri e ci si mette in ghingheri, così a briscola vuol dire affrontare il gioco con una buona briscola che possa prendere la mano.

Questa ché l’è nada un dé prìma

(Questa qui è nata un giorno prima) Motto scherzoso che si dice mentre si vince la mano prendendo con una briscola di poco più alta in valore di quella appena giocata dall’avversario.

At màgn la brìscola

(Ti mangio la briscola) Si realizza quando si cala una briscola di valore maggiore rispetto a quella già giocata: in tal modo si vince la mano superando l’avversario e “mangiando” la sua briscola.

Ad cà a stàgh in du a t’ho sgnâ

(Di casa io abito dove ti ho segnato) A briscola si segnano soprattutto le briscole che si possiedono. Dicendo quella frase, si vuol indicare al compagno che si possiedono solo le briscole segnate in precedenza.

Tgnem la pâs in cà

(Teniamo la pace in casa) Si vuol indicare che è necessario giocare una piccola briscola che possa calmare le acque ed evitare giochi pesanti con calata di carichi (Assi o Tre non di briscola).

Mètagh un puntalèn

(Gioca un piccolo puntello) Questo è il consiglio che rende noto al compagno quando si desidera che la mano sia messa sotto protezione da una piccola briscola per dissuadere da strozzi o quando i punti delle carte giocate, presenti in tavola, comincia ad essere di valore discreto.

Ciapàda ad ànt, s’at vìns at cànt

(Presa di fante, se vinci canti di gioia) Usare il fante di briscola per prendere è sempre un azzardo perché può essere superato facilmente da briscole più grandi.

Tri cavai con un fànt insìma, j ’hàn vins la guèra

(Tre cavalli con un fante che li domina, hanno vinto la guerra) Prendere con il fante di briscola anche solo tre cavalli, vuol dire portare a casa ben 11 punti. È come aver preso un càregh per questo detto, ed travèrs (di traverso)

Stròsa/ Fàgh un stros

(Strozza / Fagli uno strozzo) E l’invito a calare un Asso o un Tre del seme dominante nella mano per raccogliere tutte le carte ed i punti della mano stessa.

Stròsa ed màs’c/Stròsa ad fèmna

(Strozza di maschio / Strozza di femmina) Lo strozzo di maschio vuol dire che si strozza con l’Asso mentre quello di femmina, indica che si prende con il Tre.

Strusàr a la muta

(Strozzare di sorpresa) In realtà, il dialetto scrive “strozzare alla muta”, cioè quando l’ultimo concorrente che deve giocare la carta, prende tutta la mano strozzando con un carico da molti inatteso.

Un bèll stros l’ha mai vins al ragg

(Un bello strozzo non ha mai vinto il raggio) È un’esclamazione di consolazione di chi ha assistito ad una buona presa dell’avversario. Sarebbe come dire che una battaglia vinta non indica la vittoria della guerra.

A sòn sòta a stros

(Sono sotto strozzo) Si realizza quando si avverte di essere nel rischio reale che l’avversario possa calare l’Asso o il Tre del seme giocato per primo, prendendo così la mano. Il rimedio è quello di calare una brisculina (una briscolina), la più piccola possibile, per dissuadere l’avversario a fare uno strozzo.

Lìs comè l’òli ch’a stros mè

(Liscio come l’olio che strozzo io) E l’invito al compagno di giocare una carta priva di valore perché tanto provvederà poi lui a strozzare. Si tratta anche di un modo per mettere in difficoltà l’avversario, inducendolo a giocare preventivamente una briscola nella paura della strozzo successivo.

Lìs ch’a stros

(Liscio che strozzo) Identico significato del precedente.

Lis fin in fònd

(Liscio fino in fondo) Questo motto viene detto di solito quando si riesce ad avere l’Asso di briscola. Si desidera giocare senza calare carte di alto punteggio per riservare il tutto fino al termine del gioco, per far prendere i punti all’Asso di briscola.

Gh’vât per drìtt ?

(Ci vai per via diretta?) È la richiesta di informazione per sapere se in quel seme ch’è stato giocato il proprio compagno riesce a strozzare direttamente (con Asso o Tre).

Vàgh par travèrs / Vàgh ad gàmba

(Vacci per via traversa / Vacci di gamba) Invito al compagno a giocare un carico anche se non del seme giocato in precedenza dall’avversario.

Buta zò un càragh

(Getta giù, gioca un carico) E’ l’invito a giocare un Asso o Tre non di briscola per aumentare i punti in palio nella mano.

Zugar un càragh ch ’al stàga in pée da per lù (Giocare un carico che stia in piedi da solo) E’ l’invito a giocare un carico capace di poter vincere lo stesso suo seme ma non in grado di superare anche la briscola più piccola, che lo può prendere e vincere.

Sgrundaras da dòss l’acqua

(Sgrondarsi da dosso l’acqua)  Questo modo di dire indicava che ci si voleva togliere di dosso l’acqua piovuta dal cielo oppure quella con la quale ci si era fatti il bagno. Nel gergo dei giocatori, indicava la necessità di alleggerirsi dai pesanti carichi (assi e tre) che imbrigliavano il gioco e costringevano a far giocate azzardate.

Fa un sóvra-zogh

(Procedi con un sopra-gioco) Si dice così quando si vuole invitare il compagno a giocare una carta appena superiore a quella calata dall’avversario.

Pri àss e i caplètt, nuantàr s’alvem anch da létt

(Per gli Assi e i cappelletti, noi ci alziamo anche da letto) Per prendere un Asso e guadagnare così 11 punti, vale la pena di usare qualsiasi briscola.

Avéragh un bastòn d’amès al ródi

(Avere un bastone in mezzo alle ruote) Chi lo dice, indica al compagno che ha un carico (Asso o Tre) del quale vuole disfarsi perché ingombrante nell’economia dei movimenti di carte. Non necessariamente si parla di Asso di Bastoni.

J’han ciapâ capòt

(Hanno preso cappotto) Così si apostrofano scherzosamente gli avversari quando la partita è vinta per quattro a zero, cioè sono stati vinti i classici 4 raggi che compongono una partita senza che gli altri ne abbiano vinto anche 1 sola.

J’em fat s’sànta e s’sànta

(Abbiamo fatto sessanta e sessanta) Si dice così quando dalla conta dei punti risulta che sono stati accumulati 60 punti per parte, cioè pareggio.

Bréscola vecia, stros sicur

(Briscola vecchia, strozzata sicura) Si tratta di un pregiudizio dei giocatori di briscola: all’apertura della nuova smazzata, giocare col seme che durante la precedente smazzata era briscola, porta maggior facilità per l’avversario fare uno strozzo.

Bréscola vecia, càragh sicur

(Briscola vecchia, carico sicuro) Idem come sopra.

Èsar in césa (o in dòm)

(Essere in chiesa o in duomo) vuol dire che chi lo dice è vincolato nel giocare dalla presenza nelle carte di Assi o Tre non di briscola per cui nel calare la carta si dovrà scegliere o un carico o una briscola.

Leggi anche: I segni della Briscola

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