Giovanni Pico – Non sempre Lorenzo era il “Magnifico”

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A un figlio cardinale

La protezione, l’ammirazione e l’ami­cizia che Lorenzo il Magnifico manifestò sempre per Pico spinse qualche volta il giovane mirandolano a finge­re di non vedere e di non sapere quel che faceva il grande Lorenzo, che non sempre era Magnifico. Certamente non volle vedere, né volle sapere, quel che si passò fra il Papa Innocenzo VIII – il Papa della sua condanna – e il Medici quando si trattò di combinare il matrimonio di Franceschetto, figlio del Papa, con Maddalena, figlia di Lorenzo.

L’in­tesa fu che il fratello di Maddalena, Giovannino, di tredici anni, sarebbe stato nominato Cardinale, come avvenne. Per un amico di Savonarola, come egli era, quell’episodio avrebbe dovuto essere giudicato seve­ramente, ma lui, sempre in attesa di essere assolto dal Papa, sperò forse che quell’intrico di interessi potesse favorirlo dando a Lorenzo più forza per perorare la sua causa a Roma.

Fu così che anch’egli si unì ai fe­steggiamenti per quella assurda nomina inviando al Magnifico, con dedica, il suo scritto “Heptaplus”, l’opera in cui aveva cercato di svelare “il recondito si­gnificato sapienziale del racconto biblico” riguar­dante i sette giorni della creazione (da qui il titolo che si potrebbe tradurre “sette per sette”, per dire sette libri di sette capi­toletti ciascuno). E a quello scritto con de­dica aggiunse anche gli auguri per il neo-porporato incitandolo a “mostrarsi degno di tanto onore”. Ma qui vanno letti, per la loro singolarità, la loro preoccupazione, la loro umanità, alcuni passi della lettera che Lorenzo scrisse al figlio quando questi fu convocato per la prima volta a Roma a una riunione del Sacro Collegio.

“Conosco (so) che andando voi a Ro­ma, che è sentina di tutti i mali, entrate in maggiori difficoltà (…) perché non so­lamente gli esempi trascinano, ma non vi mancheranno particolari incitatori e corruttori. Infatti, come voi potete inten­dere, la promozione vostra al cardinala­to, per l’età vostra e per le altre condizio­ni sopradette, arrecò seco (suscitò) molta invidia, e quelli che non hanno potuto impedire la perfezione di questa vostra dignità (la vostra nomina) s’impegneranno sottil­mente a diminuirla, con denigrare l’opinione della vita vostra (il giudizio che si dà di voi) e farvi sdruc­ciolare in quelle stesse fosse in cui essi sono caduti, confidando che ciò debba loro riuscire per l’età vo­stra. Voi dovete tanto più opporvi a queste difficoltà in quanto al Collegio (dei Cardinali) ora si vede mi­nor virtù (…). Voi siete il più giovane Cardinale non solo del Collegio, ma che fosse mai fatto insino a qui; è perciò necessario che, quando ci saranno riunio­ni, siate il più sollecito, il più umile, senza farvi aspettare o in cappella o in concistoro o in deputazione. Voi conoscerete presto i più e i meno accostu­mati. Con i meno bisogna sfuggire la conversazione molto coinvolgente (…)

Nella nostra precedente biografia di Pico, ci è ve­nuta spontanea questa notazione: “Pare più la lettera di un padre al figlio che va a fare il soldato, che non quella a un figlio che andava a fare il cardinale”.

Ma eravamo alla fine del 1400!

Quel Cardinale diventò poi – come ab­biamo visto – Papa Leone X, e va ricorda­to perché, venticinque anni dopo la mor­te di Giovanni, incoraggiò il nipote Gianfrancesco Pico a stampare tutte le opere dello zio con una bella lettera: “È stata sempre nostra particolare cura, condivi­sa anche dalla nostra famiglia, acco­gliere e proteggere volentieri gli uomini che eccellessero per doti di cultura e di rettitudine. Invero, fra tutte le altre, abbiamo incessantemente trattato con ogni benevolenza e predilezione la tua fami­glia, sia per il suo splendore e la sua no­biltà, che per l’eccellenza di tuo zio Gio­vanni il quale, uomo unico ed insigne ai suoi tempi in ogni ramo del sapere, visse tanto vicino e familiarmente con Lorenzo dei Medici, di felice memoria, nostro ge­nitore”.

Ritratto di Raffaello raffigurante papa Leone X con i cardinali Giulio de Medici e Luigi de Rossi 1518 – Galleria degli Uffizi Firenze

Tratto da :Quei due Pico della Mirandola – Giovanni e Gianfrancesco

Autore: Jader Jacobelli

Edizioni Laterza

Anno: 1993

 

 

 

 

 

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