Antichi palazzi – Palazzo Terzi – Finale Emilia

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Particolare della decorazione del salone al piano nobile

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Palazzo Terzi. 

Finale Emilia, largo Cavallotti.

Il palazzo, già proprietà dei Cattabriga-Grillenzoni, svolse nella storia del Finale an­che un ruolo pubblico in quanto sede del le­gato ducale, ospitando personaggi illustri fra i quali il duca Francesco IV.

Fu acquisito alla fine dell’Ottocento — come risulta da rogito notarile datato al 28 settem­bre 1899 — dalla famiglia Terzi, nobile casa­to originario di Bergamo dove è già docu­mentato dal 1016, poi trapiantato a Parma (1404) attraverso un ramo collaterale e quin­di nel modenese.

L’edificio presenta un impianto settecente­sco, come appare anche dalla sobria facciata, scandita in corrispondenza dei due corpi asimmetrici (ma forse il progetto originario prevedeva due ali simmetricamente ribassa­te rispetto al corpo centrale) costruito tutta­via su delle preesistenze: al piano interrato dell’ala più bassa sussistono infatti due co­lonne a base modanata mentre alcune arcate tamponate sono leggibili sul fronte posterio­re, che affaccia nella zona della corte origina­riamente adibita ad orti e giardini, ora solo in parte cinta da un muro.

Il piano terreno si articola attorno all’andro­ne passante coperto da travature in legno sorrette da mensole intagliate, dal fondo del quale si diparte la scala a due rampe che tra­mite un disimpegno dà accesso al salone del piano nobile sovrastante la loggia. Qui la de­corazione è affidata a stucchi di gusto rocaille, che sottolineano mostre di porte e finestre e partiture architettoniche, assestandosi sul­le paraste e gli arconi ribassati che ripartono il soffitto, delimitando le due grandi spec­chiature che incastonavano le tele con «Pae­saggi e rovine», condotte sulla falsariga di più illustri modelli bibieneschi, ora tempora­neamente trasferite in un ambiente al piano terreno, in attesa di un già programmato re­stauro degli ambienti del piano nobile.

Paesaggi con architetture e rovine - Olio su tela

Paesaggi con architetture e rovine – Olio su tela

Analoghe soluzioni ornamentali, pur più semplificate, anche in una sala attigua; men­tre rimandano a interventi successivi di un secolo le decorazioni a tempera del soffitto — un cielo aperto circondato da un’esile incor­niciatura sagomata — da riferire ad inter­venti collocabili nella seconda metà dell’Ot­tocento, che interessarono tutto il piano no­bile.

Paesaggi con architetture e rovine - Olio su tela

Paesaggi con architetture e rovine – Olio su tela

Nel salotto esili ghirlande fanno da tra­mite fra quattro medaglioni con ritratti fem­minili verosimilmente di famiglia, come era consuetudine; sul soffitto tripartito dell’am­biente contiguo tra fasci di fiori, ventagli e piume, alcuni medaglioni: agli angoli quat­tro paesaggi alludenti alle stagioni, nella zo­na centrale strumenti musicali e un’immagi­ne allegorica dell’Italia.

Particolare della decorazione di una sala al piano nobile

Particolare della decorazione di una sala al piano nobile

Alcuni lavori dovettero verosimilmente pro­trarsi anche nel Novecento: data infatti al 1921 l’edicola in ferro collocata nella corte, come ci ricorda la proprietaria Leila Terzi, al­la quale si devono le informazioni qui ripor­tate.

Maria Pace Marzocchi

Tratto da: Architetture a Mirandola e nella Bassa Modenese

A cura della Cassa di Risparmio di Mirandola

Anno: 1989

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