Al Barnardon – All’insegna della cicogna

Commenti disabilitati su Al Barnardon – All’insegna della cicogna Memorie storiche della città di Mirandola

Collezionando tutto ciò che riguarda le antiche terre dei Pico ti puoi ritrovare, caro lettore, a fare scoperte e a correlare le cose della storia in modo sorprendente.

Così leggendo un volume delle Memorie Storiche Mirandolesi e precisamente quello edito nel 1901, che è il primo di quattro delle Biografie Mirandolesi compilate dallo storico don Felice Ceretti, nella biografia di Antonio Bernardi detto Al Barnardon, ho letto che all’inizio dell’800 vari personaggi mirandolesi si ritrovavano a parlare di politica e di cultura nella farmacia Salvioli All’insegna della Cicogna. Fu proprio in questo luogo che il Bernardi venne scherzosamente incoronato poeta.

All’insegna della Cicogna” mi ha fatto collegare la fattura pagata a Mirandola il 14 novembre 1846 dal dottor Domenico Panizzi alla “Farmacia e Fabbrica di Cremor di Tartero di Andrea Salvioli All’insegna della Cicogna” con Antonio Bernardi detto Al Barnardon.

Sognando di stare nell’800 mi pare di vedere il Salvioli che intinge la penna d’oca nel calamaio per poter scrivere a mano la fattura sulla propria carta intestata a stampa e sentire il Bernardi che in vernacolo toscano legge le proprie poesie.

Rarissime erano in quel periodo le ditte che potevano permettersi di avere una fattura con intestazione stampata infatti quasi tutti i commercianti o prestatori d’opera o le pochissime ditte dopo aver fatto i loro conti mettevano solo la loro firma. In tanti casi alcuni si facevano scrivere il conteggio e apponevano solo la croce in fondo al foglio. Allora una croce o una stretta di mano era un impegno serio preso per se e per la famiglia ed era cosa da rispettare e da onorare con la massima importanza.

Tante persone non sapevano leggere e scrivere e,nonostante vi fossero i numeri posti sulle case di Mirandola,un’insegna in ferro, come quella posta davanti alla farmacia del dottor Salvioli, sarebbe stata senz’altro più utile a chi veniva in città dalle campagne circostanti per ritrovare il negozio cercato.

Il Moneti, che fu il primo stampatore di carta dell’800 a Mirandola, di fatture con intestazione ne stampò per diverse aziende e alcune anche con belle grafiche. Successivamente  anche il Cagarelli, verso la fine del secolo già con fregi in stile liberty, raccolse molti successi nella stampa di questi primi oggetti pubblicitari che davano più valore all’azienda che li proponeva. Vedremo entro i prossimi mesi, una serie di queste prime stampe mirandolesi dell’800 che,in un caso avranno anche la particolarità di vedere l’effige del filosofo Giovanni Pico in controluce.

Torniamo ora al nostro Bernardi che se ne stava a filosofeggiare con i propri amici nella farmacia del nonno di quello che poi diverrà il sedicesimo Sindaco della Mirandola (per Francesco Salvioli vedi il volume del 2006 Centocinquant’anni di fasce tricolori proposto dagli autori Morselli e Sgarbanti ed in vendita solo al Castello dei Pico ) facendo previsioni meteorologiche a volte azzardate ma che spesso risultavano poi essere vere. Bellissima e divertente quella che cita don Felice Ceretti quando a Modena in una giornata estiva il Bernardi girava sotto al portico del Collegio con un ombrello sotto il braccio nonostante il cielo fosse limpidissimo. Conosciutissimo da tutti, dato che era molto amico del Duca Estense Francesco V°, alcuni passanti lo derisero dicendo: “che gran acqua!” ma lui calmo rispose che presto sarebbe cambiato il tempo. Verso il pomeriggio incominciò a scrosciare un fortissimo temporale e il nostro mirandolese riscosse gli applausi di quanti prima non avevano creduto alle sue parole.

Tanti aneddoti divertenti si possono trovare anche nel libro edito nelle Edizioni del Barnardon e scritto dal Morselli nel 1995: “Antonio Bernardi detto Al Barnardon“del quale è possibile rintracciarne qualche copia presso l’editore.

Siamo a conoscenza del fatto che il personaggio che si vede sulla testata del lunario mirandolese assomiglia alla figura fisica di Antonio Bernardi così come ci è stata descritta nel primo ottocento, ma il Barnardon potrebbe essere anche un’altra persona che comunque si ispirò nei suoi pronostici ad Antonio Bernardi. A noi piace e riteniamo doveroso sempre assimilare Antonio Bernardi con Al Barnardon.

Oltre alle notizie storiche del personaggio descritte dal Ceretti vorrei aggiungere che il Bernardi ci ha lasciato in eredità diversi scritti e che fu anche un collezionista di cose storiche cartacee mirandolesi del suo periodo o di poco precedenti.

Fra le tante cose manoscritte che si ritrovano fra collezionisti privati che riguardano le previsioni, le stelle, i pianeti, le poesie dedicate al Duca di Modena, quella che mi ha particolarmente colpito è la vita del padre che fu l’avvocato Giuseppe Bernardi e che per la prima volta ora viene posta in luce.

Di avvocati a metà del 700 ve ne erano veramente pochi e mi pare giusto narrare la storia di questo personaggio che fu avvocato, giudice e notaio mirandolese.

Il manoscritto di 24 pagine ci narra che fra il 3 e il 4 febbraio 1764 a Vallalta nacque il padre al quale all’atto del battesimo furono posti i nomi di Giuseppe, Maria, Luigi, Biagio e Bernardo. I suoi genitori furono Antonio Bernardi e Anna Gavioli. Il Barnardon ebbe quindi lo stesso nome del nonno.

Di famiglia benestante in quanto possidenti,furono nominati fra i “Benemeriti Cittadini” con diploma del 24 maggio 1777.

Giuseppe intraprese i primi studi presso i padri delle scuole pie di Mirandola per passare all’università di Modena dove si laureò il 18 giugno 1788.

Alla Mirandola intraprese la sua professione “con successo vantaggioso per i suoi clienti”.

Il marchese Gherardo Rangoni di Modena, nobilissimo feudatario di Stuffione, Ravarino e Bomporto, essendo venuto a conoscenza della grande professionalità dell’avvocato mirandolese,che intanto era diventato anche notaio, lo elesse con diploma del 7 maggio 1796 a Podestà di tale suo Feudo.

Giuseppe Bernardi sposò a Modena la Teresa Zoboli  ed ebbero come figli il nostro Antonio detto “Al Barnardon” e Anna.

Poi il matrimonio, per cause non specificate dal figlio, ebbe fine.

Con l’arrivo dei napoleonici nel 1799 l’avvocato-notaio Bernardi Giuseppe fu confermato a Podestà di Stuffione, Ravarino e Bomporto e delegato al riordinamento di tutte le cose politiche del Feudo.

Con lettera del “21 ventoso anno VII° dell’era napoleonica” fu nominato segretario della Municipalità di Mirandola ma rifiutò preferendo partire per Modena per agevolare la propria professione.

Con il ritorno degli austro-estensi fu nominato giudice a Carpi.

Ma nel 1813 con i figli Antonio e Anna venne alla Mirandola per assistere il fratello in cagionevole stato di salute. Nel 1815 la Consulta Governativa in Mirandola lo nominò “direttore degli spettacoli”.

Nel 1834 morì la moglie in Modena dalla quale si era diviso definitivamente con il ritorno a Mirandola.

Il 3 agosto 1840 recatosi a Modena per un affare fu colpito da “ appopplessia al cerebro” e rimase privo di parola, vista e udito. Il giorno dopo cessò di vivere alle ore 8 e ¼ pomeridiane. Fu posto in San Cataldo presso il comunale cimitero di Modena.

Nel Duomo di Mirandola venne ricordato come “onorevole cittadino mirandolese” anche per merito degli affettuosissimi suoi due figli.

Questa è la straordinaria storia inedita del padre del Barnardon.

E’ lo scritto che ho ritrovato di Antonio Bernardi con maggior sentimento e che lascia trasparire un grande amore per la famiglia e per il padre.

Veniamo ora a conoscere il nostro “preveggente” come collezionista o raccoglitore di cose mirandolesi.

Tutto il materiale della sua collezione, da strano personaggio quale era, si ritrova fra le pagine bianche di un libro di cm. 46×33.

Fu stampato nel 1823 e denominato LITTA DI MIRANDOLA. Il Conte Litta descrisse oltre 200 famiglie celebri italiane.Contiene  lastre incise in rame con la storia della famiglia dei Pico , le monete, le tombe e i ritratti a colori tirati all’uovo (tecnica per dare il massimo splendore alle immagini). La legatura è in pelle con fregi in oro al dorso e i piatti sono di carta marmorizzata marrone tipica dell’inizio dell’800 modenese.

L’esemplare è molto bello e in prima edizione,(ne furono tirate almeno 6 varianti in anni posteriori ) e riporta la scritta a mano: “Il 10 giugno la fortuna lo destinò in un lotto estrattosi in Concordia dal Signor Antonio Bernardi di Mirandola. Nell’anno MDCCCXXIV“Il nostro Barnardon oltre a sapere quando doveva piovere poteva sapere anche i numeri da mettere al lotto????

Bravo e fortunato tanto da far credere di poter sapere le condizioni atmosferiche per i giorni a venire. Ma parlava di Copernico e Keplero come fossero suoi amici tanto ne conosceva gli studi. Era veramente esperto in materia.

Nel libro sopra descritto è possibile notare alcuni manoscritti del Bernardi che riguardano poesie sul Duca di Modena e una particolarissima moneta dei Pico che ancora era rimasta inedita. Bravissimo maestro di belle arti nelle scuole di Mirandola la disegnò perfettamente.

Fra le stampe più rare è possibile notare una “Minerva Pichense “incisa in color azzurro in rame dello scultore Francia che fu attivo verso la fine del 700 e una incisione che rappresenta l’ultimo regnante della Mirandola, il Duca Francesco Maria Pico, con stemma in basso della nobile famiglia Personali.

Seguono in ordine di importanza stemmi e alberi genealogici della famiglia Pico databili fra la fine del 600 e la metà del 700.

Queste stampe precedono una piccola collezione di lettere napoleoniche che vanno dal 1797 al 1803 e che hanno il fregio e le diciture a stampa tutte diverse. L’indicazione mirandola è sempre presente come le diciture che riguardano Libertà, Uguaglianza, Umanità, Repubblica Cispadana e Cisalpina, Municipalità e che hanno la particolarità di essere tutte firmate dal mirandolese Puviani.

Seguono poi lettere di personaggi di famiglie nobili mirandolesi e alcuni manifesti di fine 700 che riguardano Notificazioni della Comunità di Mirandola.

Interessantissima  la collezione di oltre 30 sigilli a secco di varie congregazioni religiose nell’ambito dei territori pichensi. Collezione ritengo unica e introvabile anche perché assemblata presso le varie famiglie mirandolesi che avevano interessi da pagare o da chiedere. Fra i più particolari, per lo splendido ritaglio di carta che supporta il sigillo, cito la Reverendissima Commissione, il Monastero di San Ludovico, la Confraternita del Santissimo Sacramento, il Monastero di Santa Caterina di Concordia, Santa Maria Maddalena, il Monte di pietà, il Monastero di Sant’Agosstino, le putte mendicanti, la chiesa di San Paolo di Concordia, la Confraternita del Santissimo Rosario e un bellissimo sigillo nero di San Possidonio.

Verso la fine del libro sono attaccate tre stampe di personaggi religiosi. Riguardano il Cardinale Ludovico Pico, Giovanni Pico della Società del Gesù (non il filosofo) e lo scrittore e storico mirandolese Francesco Ignazio Papotti dell’ ordine dei Frati Minori.

Un paio di volantini su carta pesante azzurra che riguardano la cabala e il lotto , per mezzo del quale il nostro Bernardi vinse questo splendido volume, fanno da contorno all’ultimo manifesto a stampa del 1827 che riguarda il Teatro Greco in Mirandola posto nel castello dei Pico. Recita: la sera del mercoledì 20 corrente”Costanzo Imperator de Cristiani in Italia, ovvero la Fondazione di Mirandola“. Sotto, una lunga spiegazione a stampa di oltre 30 righe faceva conoscere la storia della nascita della nostra città. Il Bernardi infine manoscrive il suo giudizio e il grande interessamento che ne ebbe la popolazione per questa straordinaria rappresentazione storica.

Come abbiamo precedentemente riferito, in quel periodo il padre del Barnardon era il responsabile e il direttore degli spettacoli mirandolesi.

Partendo da una semplice (anche se antichissima) fattura siamo arrivati a raccontare la storia di un Antonio Bernardi che ancora non si conosceva. Oltre alla figura che si vede sulla testata del Barnardon da oltre 100 anni, oltre alle sue strane e imprevedibili previsioni sul tempo ora è possibile conoscerlo più da vicino pensando al grande amore che aveva per la famiglia e per la raccolta di cose mirandolesi che possedeva e che ci ha lasciato come eredità per cercare di ricostruire la storia di una grande e blasonata Mirandola terra della nobile progenie dei Pico.

Claudio Sgarbanti

I commenti sono chiusi.