Concordia centro – Il porto e l’imbarcadero

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Mappa ricostruita del centro storico di Concordia tra il XVII - XVIII secolo

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Antiche mappe del territorio di Concordia e Mirandola del XVII e XVIII secolo, do­cumenti dell’epoca della dominazione dei Pico, recenti scavi e testimonianze di ritrovamenti di significativi ed inequivocabili segni lasciati sulle mura di vecchie costruzioni, consentono di affer­mare l’esistenza di un porto fluviale o “imbarcadero” nel centro storico di Concordia.

Sulle antiche mappe si evince l’esistenza di un naviglio (corrispondente al canale “Cavana” i cui segni sono ancora leggibili in alcuni tratti viciniori alla strada di collegamento Concordia-Mirandola) che univa via acqua la capitale dello stato pichense con il territorio di Concordia e in particolare con i mulini ad acqua sul fiume Secchia.

Per poter essere sempre navigabile, anche nel periodo estivo, il canale artificiale era alimentato dal dugale “Smirra” ancora esistente nel territorio di San Possidonio e che a sua volta era mantenuto attivo dalle risorse idriche del Secchia.

Per oltre due secoli e mezzo da Mirandola partivano grossi barconi, trainati da buoi e cavalli o spinti manualmente con pertiche immesse nel fondo del canale, carichi di granaglie diretti alla macinazione nei mulini natanti collocati nella corrente del fiume.

Secondo la ricostruzione riportata nelle pagine del quaderno n. 7 del dicembre 2006 “Storia di Vallalta e dintorni” di G. Malaguti, il naviglio entrava a Concordia passando per l’attuale piazza Roma, fiancheggiava il Borgonovo e l’attuale via Mazzini (allora strada del convento dei Cappuc­cini) per poi entrare nell’area odierna di piazza della Repubblica.

In prossimità dell’edificio ora della Cassa di Risparmio il porto si allargava formando un “imbar­cadero” rettangolare. Nei lavori di scavo degli anni ‘60/70 connessi alla riparazione dell’acquedot­to comunale o alla costruzione di nuovi edifici quali il condominio “La Concordia”, il dancing “La Lucciola” e il palazzo della Cassa di Risparmio al posto dell’albergo, trattoria e stallo “La Piata”, furono rinvenuti murati nei muri di vecchi caseggiati fiancheggianti l’ultimo tratto del naviglio, grossi anelli di ferro tipici delle zone portuali e molto probabilmente utilizzati per l’attracco dei barconi in vicinanza dei magazzini e dei depositi di merci.

Con l’escavazione del naviglio e del porto, che arrivava viciniore al palazzo Corbelli, attuale sede municipale e quindi prossimo al carico e scarico delle merci e dei cereali da macinare negli attigui mulini “Delle decime” o mulino di sotto e del “Mulino del porto”, Concordia ebbe uno notevole sviluppo economico ed urbanistico.

Il canale navigabile Mirandola-Concordia fu scavato a partire dal 1615 sulla scorta del progetto del cavaliere nonché matematico Corradini e rimase attivo sino alla seconda metà del XIX secolo, quando entrarono in funzione i primi mulini a vapore (mulino Papotti) e non c’era più la necessi­tà di utilizzare la corrente del fiume per macinare frumento, granoturco ed altre granaglie.

Tratto da: Storia e Storie – Toponomastica, eventi e personaggi di Concordia.

Autori: Vittorio Negrelli – Disma Mantovani

E. Lui Editore

Anno 2011

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