1922 – Inizia il ventennio fascista anche a Mirandola – “Dascors general” da “Al Barnardon 1923”

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1923

“Habemus pontificem” dicono i Cardinali dopo l’elezione di un nuovo Papa; e noi Italiani possiamo finalmente dire “a gavem un gueran”. In tre giorni la nostra bella Italia ha visto fare dai giovani, che ci hanno dato Vittorio Veneto, una rivoluzione senza sangue (e questo anche per merito del Re) come non si è mai visto in altre Nazioni del mondo e non si legge nemmeno nella storia.

L’ho sempre detto che la nostra Nazione è diversa da tutte le altre, perché è la più vecchia, ma nello stesso tempo anche la più giovane; si distingue per la bontà delle sue terre, la bellezza del suo cielo, le sane energie del suo popolo che si rinnova come la primavera e produce cose meravigliose. Quando poi sembra che sprofondi in un precipizio, pro­prio allora si incammina per una strada nuova e, con fiducia ed entusiasmo, si riprende, e supera le difficoltà.

I giovani che ora sono al potere vogliono rifare l’Italia, che era ridotta assai male in tutti gli aspetti. Hanno proprio la ferma volontà di risanare le finanze di Stato, Province e Comuni quasi sull’orlo del fallimento.

Riusciranno a “sgablarsla”?

L’impresa è difficile, ma il giovane Presidente dei Ministri ha una volontà di ferro e forse riuscirà a risparmiarci altre disgrazie e giorni come abbiamo appena passati.

A Mirandola, dopo quattro anni, abbiamo un’amministrazione formata da nostri cittadini e non stiamo troppo a discutere su come è fatta od è stata fatta.

“Al vent ca tira adess, l’è vent fascista” e speriamo che non ci porti tempesta. Per noi latini, figli di mamma Roma, pare vada meglio questo.

Il nostro Comune è carico di debiti, come tutti i Comuni ex Social-Bolscevichi, e, per liberarci da questo peso, dob­biamo fare tutti qualche sacrificio, proprio tutti, a seconda delle possibilità di ognuno.

Questo poi vale per tutti gli Italiani e non soltanto per i mirandolesi e lo ha detto chiaramente il nuovo Presidente del Consiglio Benito Mussolini.

Occorre che la nostra moneta valga quanto l’oro in Italia e all’estero, di conseguenza, in tutti i settori bisogna limi­tare le spese. Mi sembra di sentir dire: “che bruntlon d’un vecc” ma vi sbagliate.

Queste sono le parole di uno che guarda al futuro e che vuol bene al prossimo ed all’Italia e per questo chiede con­cordia di intenti.

Bisogna lavorare di più, bisogna produrre di più, poi le cose andranno meglio e si realizzerà il sogno di tutti gli Italiani.

Questo è l’augurio che vi faccio per l’anno nuovo.

“Nona” dal “vostar Bamardon”.

Traduzione del “Dascors general” de “Al Barnardon” anno 1923, riferendosi ai fatti accaduti a Mirandola nel 1922.

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