1922 – La marcia su Roma nella Bassa Modenese

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Siamo alla fine del 1922, i fascisti si preparano al grande col­po, alla marcia su Roma. A metà del 1922 il Partito fascista nella provincia di Modena ha 8.000 iscritti, distribuiti in quaranta fasci.

Nelle sfere di comando del direttorio provinciale troviamo Enrico Tabacchi di Mirandola, Italo Puviani di San Felice, Angelo Ferrari di Finale e Augusto Ascari di Cavezzo. Il Partito Nazionale Fascista ha un’organizzazione militare suddivisa in legioni, cosa del tutto nuova nella struttura di un partito politico italiano. Nell’ap­parato militare c’é un uomo forte, il dott. Temistocle Testa, che da capo delle squadre della Bassa, diviene Console comandante della legione di Modena. La legione modenese é divisa in cinque grosse coorti: la coorte di Modena agli ordini di Vincenzo Gandolfi; quel­le di Carpi, Vignola, Mirandola e Finale invece sono comandate rispettivamente da Guglielmo Nobis, Marino Mancini, Francesco Malavasi ed Angelo Ferrari. Per differenziare la Milizia dai corpi regolari, i suoi gerarchi erano ordinati in modo autonomo tale da far ricordare per gli ufficiali, i costumi dell’antica Roma: Sottoca­pomanipolo (sottotenente), Capomanipolo (tenente), Centurione (capitano), Seniore (maggiore), Primo seniore (tenente colonnel­lo), Console (colonnello), Console generale (generale).

Negli anni 1921 e 1922 l’offensiva contro i socialisti, i cattolici e le loro organizzazioni era stata violenta e capillare. Ormai non ci sono più leghe e cooperative da disperdere o da sciogliere. I Sin­dacati Economici fascisti hanno sostituito in ogni settore i vecchi sindacati. Si era raggiunto uno scopo importante: avere sulla scena contrattuale un solo sindacato, tutto fascista, al quale tutti i lavora­tori dovevano aderire, o con entusiasmo o con il ricatto del pane.

Mussolini, a questo punto, aveva in mano tutte le leve per impadronirsi del potere, anche perché godeva della simpatia dei borghesi abbienti che da lui si sentivano protetti. I mesi che seguo­no segnano il definitivo sfaldamento dei socialisti e dei popolari, mentre il fascismo, fattosi ardito e arrogante dai successi facili, si rivolge contro gli altri partiti che rifiutano la sua pesante tutela. “Chi non è con noi, è contro di noi”, minacciava un loro manifesto.

La situazione era questa, quando il 28 ottobre si arrivò alla conquista del potere con la “marcia su Roma”. Squadre di fascisti in camicia nera arrivarono a Roma in treno, in camion, in bicicletta da molte parti d’Italia. Dalla Bassa giunsero 635 squadristi. Da Finale arrivarono in 39, da Camposanto in 27, da San Felice in 151, da Medolla in 42, da Cavezzo in 57, da Mirandola in 95, da San Prospero in 26, da San Possidonio in 106, da Concordia 51, da Novi in 3720.

Il 29 ottobre 1922, durante la “Marcia su Roma”, abbiamo l’ul­timo “sfortunato martire finalese”, Nannini Giancarlo, vicesegreta­rio del Fascio di Bologna e comandante di una squadra d’azione, viene ucciso nel tentativo di occupare la caserma di San Ruffillo; mentre chiedeva la consegna delle armi, un militare della Guardia Regia gli sparava uccidendolo.

l Presidente del Consiglio, il liberale Facta, propose al Re Vit­torio Emanuele III di far intervenire l’esercito. Il Re si oppose a que­sta soluzione e invitò Benito Mussolini a formare il nuovo governo. In questo modo si svolse il colpo di stato e il fascismo andò al potere.

Tratto da: La Bassa Modenese tra il primo e il secondo conflitto mondiale

Autore: Nerino Barbieri

Anno 2010

“Grafiche Il Dado”

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