Le nostre Frazioni – Cà de Coppi

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Le frazioni di Camposanto: Cà de Coppi

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Si è parlato del Comune di Camposanto ma non va dimenticato che fu eretto in Marchesato nella prima metà del Settecento e infeudato alla famiglia dei Marchesi Ponticelli della Garfagnana.

Nel territorio si è già ampiamente parlato del Bosco della Saliceta.

Proseguendo verso Finale Emilia, sulla moderna strada Panaria Bassa, si arriva alla frazione Ca’ de Coppi. Anche questo luogo non manca di una sua storia.

Il Tiraboschi ricorda che questa villa del Marchesato di Camposanto aveva una chiesa dedicata a San Gerolamo fin dal 1485. Fu costruita per iniziativa della contessa Violante Martinengo, moglie del conte Ugo Rangone, su permesso del vescovo Gianandrea Boccaccio, che concesse il diritto di Giuspatronato in perpetuo alla stessa nobile famiglia modenese dei Rangoni. Nella chiesa, una bella tela di Adeodato Malatesta, pittore modenese dell’800.

Tratto da Wikipedia:

“Nel 1227 il Comune di Modena fece costruire una torre di guardia lungo la riva del fiume Naviglio (oggi chiamato Panaro), nella zona chiamata Volta del Torrione (o della Torre), vicina all’odierna chiesa parrocchiale.[3] La località segnò il confine tra i territori di Modena e Bologna fino all’unità d’Italia.

Tra il 1485 e il 1490, per volontà della contessa Violante Martinengo Rangoni, venne edificata la Chiesa di San Girolamo dottore, appartenente alla diocesi di Modena. L’edificio, ricostruito nel 1708 dal capomastro modenese Giacomo Lucenti con murature in mattone, presenta una facciata a capanna, con portale architravato e sovrastante finestrone rettangolare. L’interno della chiesa presenta volte a tutto sesto e unghiate, mentre lateralmente sono presenti quattro cappelle con soffitto a botte, separate da lesene ioniche; sul fondo vi è un coro semicircolare e il presbiterio. Nella chiesa sono esposti una pala d’altare di Adeodato Malatesta raffigurante San Girolamo, un dipinto di San Francesco d’Assisi realizzato da Luigi Manzini[4] ed è presente la reliquia di un braccio di San Fedele Martire. A lato della chiesa si trova un campanile tripartito, munito di cella campanaria a quattro aperture e con tetto a cuspide piramidale in lamiera, e la sagrestia risalente alla metà del XIX secolo. Nel 1912 venne rifatto il selciato del presbiterio, mentre risale al 1927 la distruzione delle antiche tombe sotterranee a seguito del rinnovamento del pavimento della chiesa. A seguito del Concilio Vaticano II, nel 1968 venne rifatto l’altare, eliminata la balaustra marmorea, sostituite le vetrate e sistemato il battistero.[5]

Il 21 novembre 1524 è registrata un’inondazione dovuta alla rottura dell’argine del Panaro a Cadecoppi.[6]

Nel 1788 era presente una popolazione residente di 410 persone,[7] mentre nel 1847 vi erano 1328 abitanti.[8]

Superata la località di Cabianca, si giunge a Finale Emilia.

Tratto da: Guida storica e turistica della Bassa Modenese

A cura di Giuseppe Morselli

Anno: 1982

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