I Santi de Al Barnardon dal 6 al 12 Novembre

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1 - S. Demetrio

6  novembre

San Demetrio è venerato soprattutto nell’isola di Cipro, dove fu Vescovo. Demetrio è nome greco di chiara origine pagana. Ripete infatti il nome di Demetra, la ” madre terra ” dei Greci. Ma anche questo nome venne battezzato con il sangue di molti Martiri, sparsi qua e là nei vari calendari. San Demetrio era nato nell’isola di Cipro, mitica patria di Venere, che infatti veniva detta anche Ciprigna. I genitori del futuro Santo, buoni cristiani ma preoccupati della sua umana felicità, lo fecero sposare a soli 15 anni, con una dolce bambina che morì poco dopo il matrimonio. Allora Demetrio, ancora giovanissimo, si ritirò in un monastero. Con il passare degli anni, inasprì sempre di più la sua vita di quotidiana penitenza, facendosi eremita. Aveva quarant’anni, e intorno a lui si era creata la fama di prodigioso guaritore di anime e di corpi, quando il Vescovo lo volle suo coadiutore, consacrandolo sacerdote. Alla morte del Vescovo, Demetrio tornò al monastero, dove venne scelto per abate. Poi, alla morte del nuovo Vescovo, la cattedra di Cipro venne offerta a lui. Si nascose in una grotta, nota soltanto a un amico. Bisognò frustare quell’amico, per sapere dove Demetrio si fosse celato. Portato quasi a forza sulla cattedra episcopale, resse per 25 anni il pastorale, con straordinaria pietà e grande saggezza. Morì ottantenne, nel 915. E per quanto, come abbiamo detto, la sua figura non abbia mai raggiunto larga fama ed estesa venerazione, la sua memoria non venne meno nell’isola di Cipro, dove ben quattro località ripetono il nome dell’antico Vescovo santo.

2 - S. Brizio

7  novembre

Nativo della Turenna, Brizio fu affidato a san Martino che lo portò con sé nel monastero di Marmoutier dove, completata l’educazione, emise i voti religiosi. Il suo carattere ribelle lo portò ad avversare il suo stesso maestro. Tuttavia nel 397 si trovò a succedergli sulla cattedra di Tours. Dopo trentatré anni di episcopato, uno scandalo ravvivò antichi malumori nei suoi confronti. Destituito, partì per Roma, lasciando il posto a Giustiniano e poi ad Armenzio, con la speranza di essere riabilitato dal papa. Rimase a Roma per sette anni e, riconosciuto finalmente innocente, tornò a Tours dove guidò la comunità locale ancora per sette anni. Edificò una modesta chiesa in onore di san Martino, nella quale depose il suo corpo, e cinque parrocchie nei villaggi di Clion, Brèches, Ruan, Rédoré, Chinon. Morì nel 444.

3 - S. Adeodato

8  novembre

Figlio del suddiacono romano Stefano, Adeodato è stato educato nel monastero dell’Urbe dedicato a sant’Erasmo. Poche le notizie sul suo pontificato giunte fino a noi. Sappiamo che Adeodato, succedendo nel 615 a papa Bonifacio IV, trova le alte cariche ecclesiastiche in mano a monaci, come ha voluto Gregorio Magno (590-604), e che le riaffida ai preti secolari, ma obbligandoli a pregare di più. All’epoca una parte d’Italia è in mano ai Longobardi e l’altra, con Roma, dipende dall’imperatore d’Oriente, rappresentato da un esarca che vive a Ravenna e spesso percorso da lotte di successione. Un tempo in cui non mancano le controversie dottrinali, ma Adeodato non ha il tempo di affrontarle. Nel 616 riappare nell’Urbe la peste, che aveva già fatto strage nel 590. Nel 618 arriva un’epidemia mortale di lebbra o scabbia. E tra un contagio e l’altro viene il terremoto, nell’agosto 618. È Adeodato che deve soccorrere e consolare, ma lo fa per poco perché proprio nel 618 muore.

4 - S. Saturnino

9  novembre

A Roma nel cimitero di Trasóne sulla via Salaria nuova, san Saturnino di Cartagine, martire, che, come riferisce il papa san Damaso, sotto l’imperatore Decio fu torturato sul cavalletto in patria per la sua fede in Cristo e poi mandato esule a Roma, dove, superati altri atroci supplizi, convertì alla fede il tiranno Graziano e infine, decapitato, ottenne la corona del martirio.

10  novembre

Di S. Probo non si sa quasi niente. E’ il vescovo di Ravenna Agnello del IX secolo che parlando della tradizione apostolica di Ravenna lo cita: “La santa anima di Probo lasciò il corpo il 10 n0vembre.” Non specifica se si tratta del settimo o quattordicesimo vescovo di Ravenna, che hanno entrambi il nome probo. Essendo il nome Probo sinonimo di santità, ecco che il vescovo diviene santo.

5 - S. Martino

11  novembre

Martino nasce in Pannonia (oggi in Ungheria) a Sabaria da pagani. Viene istruito sulla dottrina cristiana ma non viene battezzato. Figlio di un ufficiale dell’esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia. È in quest’epoca che si colloca l’episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo. Lasciato l’esercito nel 356, già battezzato forse ad Amiens, raggiunge a Poitiers il vescovo Ilario che lo ordina esorcista (un passo verso il sacerdozio). Dopo alcuni viaggi Martino torna in Gallia, dove viene ordinato prete da Ilario. Nel 361 fonda a Ligugé una comunità di asceti, che è considerata il primo monastero databile in Europa. Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell’altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier. Si impegna a fondo per la cristianizzazione delle campagne. Muore a Candes nel 397.

6 - S. Emiliano

12  novembre

La vita di Sant’Emiliano, spagnolo vissuto nel VI secolo, quando la penisola iberica era occupata dai Visigoti, ci è stata narrata da un altro celebre monaco, Braulione, Vescovo di Saragozza e discepolo di Sant’Isidoro di Siviglia, di cui continuò l’opera, incredibilmente vasta. Emiliano nacque in Castiglia da una famiglia di pastori, e da ragazzo seguì anch’egli le pecore al pascolo, riempiendo la solitudine della campagna con il suono di una rustica cetra, o forse una rudimentale chitarra. A vent’anni, questa specie di Orfeo cristiano volle lasciare la vita pastorale per mettersi a una scuola di vita ascetica. Si pose infatti sotto la guida di un austero erernita, e quando si sentì abbastanza temprato di corpo e di spirito, si dette alla vita solitaria, di penitenza e di preghiera. La sua fama corse, e per sfuggire ai devoti e ai curiosi, ma soprattutto per non essere tentato nella superbia, Emiliano si ritirò su un monte quasi inaccessibile. Vi restò per ben quaranta anni, diventando un personaggio pressoché leggendario. Il Vescovo di Tarazona, colpito dalla sua virtù, pensò di ordinare sacerdote l’anziano eremita, e di farlo parroco. Il risultato però fu imprevisto: l’antico penitente si dette a soccorrere i bisognosi della parrocchia con tanta generosità e abnegazione da suscitare scandalo negli altri colleghi parroci, che non erano dello stesso stampo! Fu accusato apertamente di sperperare i beni della Chiesa, e il Vescovo, benché a malincuore, dovette allontanarlo dalla parrocchia. Emiliano fu lieto di ritornare nella solitudine della montagna, ma questa volta lo seguì un discepolo, di nome Asello, che vuol dire ” asinello “, umile e paziente come un vero animale da soma. Asello fu il primo membro di una comunità che pian piano si raccolse e si moltiplicò intorno al Santo penitente, il quale morì vecchissimo, quasi centenario, nel 574.

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