Detti e proverbi – L’è mei dâr che aver da dâr!

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E meglio dare che aver da dare.

Lo scioglilingua di questo modo di dire sottintende una semplice veri­tà. è senza dubbio meglio trovarsi nella condizione di poter concedere un prestito che non in quella di dover restituire una somma ricevuta in prestito.

È meglio essere creditori che debitori.

In passato il po­ter dare “in prestito” era poi un motivo di orgoglio; anche se la cifra era modesta significava aumenta­re il proprio prestigio personale, essere considera­ti una persona “Ch’la sa fâr i sò interèsi” (che sa fare i suoi interessi), tanto da potersi permettere di fare il “banchiere”.

Vi era poi da non sottovalutare l’elemento religioso, il sentimento cristiano di po­ter aiutare una famiglia in stato di necessità. Naturalmente i beneficiari dovevano essere persone di provata onestà, di sicuro credito, gente sulla quale “nisùn an gh’iva gnint da dir” (nessuno aveva nien­te da dire). I disonesti o i “bòn da gnint” (buoni a nulla), non avevano invece scampo e finivano sem­pre più in basso trascinati dai loro stessi errori; li si poteva aiutare con generi alimentari, con legna da ardere, con l’offerta di piccoli lavoretti occasionali, ma non certamente con un prestito.

Vi era povertà per tutti e chi aveva qualche risparmio non poteva certo arrischiarlo con persone che avevano già dato pessima prova del loro valore.

Nella nostra terra chi voleva fiducia doveva saperla meritare, chi, pur in miseria, faceva di tutto per riscattarsi, cercando con il proprio lavoro una nuova dignità, veniva silenzio­samente aiutato da tutti gli altri che gli fornivano occasioni d’opera e sostegno specie se era alla testa di una famiglia numerosa.

Insomma, aiutati che il del ti aiuta!

Tratto da: I Proverbi della Tradizione, I Soldi, La Roba

Autori: Giuliano Bagnoli – Sandro Bellei

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