A quei tempi c’era una parola che, anche se solo sussurrata, incuteva un terrore che ti gelava il sangue: Lanzichenecco.
Erano soldati tedeschi comandati dal generale Wallenstein e al servizio dell’imperatore. La loro fama era sinistramente conosciuta in tutta Europa e dove passavano realmente non rimaneva neppure l’erba. I contadini che si trovavano sulla loro strada erano destinati alla morte, o passati per le armi o condannati alla morte per fame.
Nel 1627 muore Vincenzo II Gonzaga Duca di Mantova. I francesi gli fanno succedere il Duca di Nevers, loro protetto e amico. Gli spagnoli non sono d’accordo e l’Imperatore dà loro ragione. Oggi ci si metterebbe attorno ad un tavolo e si inizierebbero trattative e discussioni a non finire; ma i tempi sono diversi e la parola passa subito alle armi. Gli spagnoli assediano Mantova e l’Imperatore manda in loro aiuto i Lanzichenecchi, 28.000 fanti e 7.000 cavalieri.
Alessandro I Pico, Duca della Mirandola da dieci anni, cerca di tenersi fuori dai guai e non partecipa alla guerra, ma ciò non è sufficiente. La Mirandola è un feudo imperiale e quando l’Imperatore “chiede” è d’obbligo rispondere sì … e alla svelta.
Ad Alessandro viene chiesto nel 1630 di dare ospitalità ed alloggiamento a 3.000 fanti e 1.000 cavalieri tedeschi. Il Duca sa che questo significherà sofferenza e rovina per i suoi sudditi e cerca di evitarlo offrendo al loro comandante, Rambaldo di Collalto, la ragguardevole somma di 150.000 crocioni d’oro, ma non c’è nulla da fare. I Lanzichenecchi si stabiliscono alla Concordia e nelle ville di S. Possidonio, la Fossa e Vallalta. Le scorrerie e le ruberie iniziano da subito in tutta la campagna del ducato e dopo aver depredato tutto il possibile le case vengono date alle fiamme. Per proteggere i propri sudditi, in special modo i contadini, Alessandro apre la porta della città ed ospita, a proprie spese, gli abitanti della campagna.
Ben presto però l’improvvisa sovrappopolazione e la mancata semina porta alla carestia e la promiscuità unita alla mancanza d’igiene favorisce l’insorgere della peste. L’epidemia colpisce duramente, senza riguardi per il ceto di appartenenza, tutta la popolazione, compresa la Duchessa Bianca d’Este, ed alla fine si conteranno 4.520 vittime, praticamente la metà della popolazione del ducato. La tradizione popolare vuole che la peste termini dopo che nel gennaio del 1631 venne portata in processione l’immagine della Madonna di Reggio, conosciuta anche come Madonna della Ghiara. Intanto i tedeschi hanno conquistato Mantova, ma prima di andarsene vogliono passare l’inverno nel ducato della Mirandola. Per fortuna il loro nuovo comandante, barone di Aldringen, accetta la nuova offerta di 70.000 talleri d’oro fatta da Alessandro e va a svernare altrove. La fame però resta e il Duca arriva ad impegnare l’argenteria per comprare centinaia di carri di grano nel ferrarese, che era riuscito ad uscire incolume dalla guerra, per sfamare la popolazione.
Solo nella primavera del 1634 si riesce finalmente a seminare, ma la ripresa è lenta e per qualche anno ancora le conseguenze si faranno sentire. Si sta però avvicinando il regno di Alessandro II Pico che porterà la Mirandola nel suo periodo di massimo splendore.
Vanni Chierici
Fonti: Giuseppe Morselli (Mirandola, 30 secoli di cronaca).
Memorie storiche della città e dell’antico ducato della Mirandola. Vol. III Annali.
Grazie. Sapevo naturalmente di Mantova, ma non di Mirandola! Penso che mi piacerebbe fare una visita alla vostra città appena possibile.