Livio Bonfatti – La gara dei “Pierin Pescatori” del 21 settembre del 1961.

Commenti (0) I ricordi di Livio Bonfatti

Livio Bonfatti

Livio Bonfatti

Livio Bonfatti, mirandolese di nascita (1947), ha conseguito il diploma di geometra nel 1968. Ha svolto l’attività lavorativa presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Mirandola. Dal 1985 al 1988 ha collaborato alle iniziative editoriali della casa editrice “Al Barnardon” mediante articoli e con impegni redazionali. Dal 1988 è socio della Associazione culturale Gruppo Studi Bassa Modenese e partecipa attivamente alla elaborazione di progetti editoriali. Contemporaneamente pubblica numerosi articoli sulla Rivista semestrale dell’ Associazione. Gli argomenti trattati spaziano dalla idrografia antica, alla geomorfologia storica, ovvero mettendo a fuoco quella che definiamo la “storia del paesaggio”, accompagnata da una puntuale ricerca archivistica. Il territorio preso in esame è quella parte di Pianura Padana  che si distende dalla via Emilia sino al Po.

Principali pubblicazioni.

  1. Bonfatti, Mirandola sulla Secchia, in La Sgambada , 5ª edizione, Mirandola 1985.
  2. Calzolari- L. Bonfatti, Il Castello di Mirandola dagli inizi del Settecento alla fine dell’Ottocento: “descrizioni”, documentazione cartografica e trasformazioni planimetriche, in Il Castello dei Pico. Contributi allo studio delle trasformazioni del Castello di Mirandola dal XIV al XIX secolo, Mirandola 2005.
  3. Bonfatti, Manfredo del Fante. La Bassa Modenese sul finire del XII secolo, vista attraverso le vicende di un cavaliere medievale, «QBMo», 70 (2017).
Gara Pierin Pescatori

Nell’estate del 1961, durante le vacanze scolastiche,  mi ritrovai con tanto tempo libero, ma pochi amici coi quali fare “comunella” o frequentare l’affollato oratorio parrocchiale di via Cavour, angolo di via Fenice. Pensai quindi che potesse essere uno svago l’andare a pescare, nel canale Diversivo, abbastanza vicino a casa mia, anzi in un luogo che ben conoscevo, la “sabbiara dal Diversiv”[1], dove, molti ragazzi mirandolesi davano prove  di esibizioni natatorie. I primi rudimenti alla pesca mi furono impartiti da un vicino di casa, il signor Badiali, col quale mi capitò varie volte  di uscire, nelle prime ore della mattinata, per recarci, appunto, alle “poste” lungo il Diversivo. Mi insegnò come pasturare, come attaccare le esche all’amo, la lunghezza del filo da mettere in acqua, il movimento che il galleggiante avrebbe compiuto una volta che il pesce avesse abboccato. Assimilavo tutte queste informazioni per essere pronto al momento fatale, quando un pesce avesse “mangiato” l’esca. A riguardo di quest’ultima mi informò che le boccacce, l’anguilla, erano ghiotte di vermi da terra, mentre per la carpa e il gobbo bisognava utilizzare il frumentone, non quello che ero abituato a vedere quando veniva raccolto, ma il mais nella fase di sviluppo, cioè prima della maturazione. Dopo una settimana che mi recavo a pescare, con l’alterna fortuna che in genere accompagna i principianti, il signor Badiali mi diede una notizia  che mi prostrò. Mi disse infatti:« Guarda Livio che per pescare occorre la licenza di pesca!  Se passa il vigile e non hai la licenza ti può fare la multa». A quel punto ne parlai con i miei genitori che mi autorizzarono a recarmi presso l’Armeria Meschieri, che aveva il negozio di fianco al municipio, per richiedere appunto la prescritta  licenza. Nel negozio mi fu detto che, nel mio caso, avrei speso molto meno se mi fossi iscritto alla società “Pierin Pescatori”. Anzi lessi, in un manifesto esposto sulla vetrina, che si sarebbe svolta una gara, riservata appunto ai ragazzi della mia età, che prevedeva “ricchi” premi per i vincitori e premi di consolazione per i partecipanti. Era una vera occasione per confrontarmi con altri pescatori e verificare le mie reali capacità. La gara si svolse il 21 settembre 1961 nel tratto del Diversivo di Cavezzo, a partire dal ponticello della strada per Camurana, sino all’immissione dello stesso canale nel Diversivo di Mirandola, come si vede dalla foto che accompagna questo racconto[1] . I partecipanti, con inizio della gara alle ore 15, si sarebbero disposti su entrambi le rive. La manifestazione era molto seguita dai concorrenti ed anche dagli accompagnator.i, rinfrescati  poi dal gelataio, presumo Gavioli, che si intravede sul lato destro della foto. La “posta” che mi era stata  assegnata si collocava a ridosso della ferrovia S. E. F. T. A, quasi alla confluenza dei due canali. Prima di calare la canna in acqua ho dato una occhiata ai miei vicini, interessato più dalla loro attrezzatura da pesca che a tentare di riconoscerli. Si trattava di due “ragazzotti”, probabilmente  della mia stessa età, che utilizzavano una corta canna, quasi un cimino, con un filo molto sottile. Mi son detto, tra me e me: « Cuśa vót chi ciappàn con nà càna ac’sé curta, s’agbóca un gob in’ al tira minga su, al gâ scappa». Alle 15 esatte parte la gara, infilo il “bégh” nell’amo, lo calo in acqua e mi metto in attesa. Do una occhiata ai miei vicini e vedo iniziare una manovra dei due, che si ripeterà decine di volte. Uno regge la canna infilando nell’amo un “bigatten”, cala l’amo in acqua e dopo pochi secondi tira su una “scàrd‹o›lina”, il secondo sfila il pesce dall’amo e rimette l’esca. E così via per tutto il tempo della gara. “Armàgn  mucch!!”, ovvero resto allibito. Conclusione, i miei vicini hanno vinto il premio riservato al concorrente che aveva pescato il maggior numero di pesci, ma anche per la maggiore quantità, perché se è vero che la  “scàrd‹o›lina” :«la pesa pòch, ma se óñ nin’ciappà dimóndi, anca lê la dà dal pĕś». Sconsolato vado a ritirare il mio premio, consistente in una scatoletta di latta, forata, per il trasporto dei “bigatten”. Il mio bottino era rappresentato da: «dô “bucaccini” e trî “arloi”». Commento amaramente questa mia prima ed ultima esperienza:« Ac tòcch che a son stâ!»

[1] La foto compare in: Nino Fiorani e il Lenza Club Mirandolesi G. Pico, ed. AL BARNARDON, Mirandola, 2019.

[2] Per la “sabbiara dal Diversiv” rimando al mio: L. Bonfatti,  Ma prima che fosse costruita la piscina, come facevamo? In Un secolo di sport a Mirandola. Breve viaggio attraverso attività, eventi, storie e personaggi della vita sportiva cittadina, ed.  AL BARNARDON, Mirandola, 2004, pp. 156-160.    .

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *