Agosto 1948, inizio: chi poteva permetterselo fuggiva il grande e umido caldo padano rifugiandosi sul litorale romagnolo.
La domenica mattina ad ore antelucane la sveglia ci buttò giù dal letto, mia madre ,Fernanda Ferrari, io coi miei 6 anni da compiere entro breve e mia sorella Carla,4 anni.
Mio padre era già operativo da tempo, ma con il business della pasticceria non poteva venire con noi, e ci avrebbe solamente recuperato attorno al Ferragosto.
Trascinammo le nostre pesanti valigie in Piazza Costituente, punto d’incontro dei futuri villeggianti.
Mezzo di trasporto: la corriera della Società Autolinee Somenza & Scalari, che oltre a garantire il trasporto per strada verso Modena e la stazione ferroviaria delle FFSS,
in estate collegava una volta alla settimana Mirandola coi lidi romagnoli, fermate a Cesenatico, Rimini , Riccione e Cattolica.
La Sig.ra Scalari, madre del mio amico d’infanzia Gianpaolo Tardini, gestiva l’autolinea con piglio manageriale, coadiuvata dalla impiegata amministrativa, Sig.ra Bonini, moglie di Amanzio Malagoli. Aveva sulle spalle anche la cura dei suoi anziani genitori ,che vivevano con lei. Erano di origine cremonese,o giù di lì, e mi colpiva il fatto che parlassero un dialetto quasi incomprensibile.
Le valige venivano affastellate sul tetto della corriera. Ovviamente essa viaggiava solo a pieno carico, una serie di 5 posti per fila, di quattro posti normali e uno strapuntino ripiegabile.I vacanzieri stipati come sardine non soffrivano di claustrofobia.
Cominciai a soffrire un ineffabile malessere quando entrai nella corriera, anche per l’acuto odore di nafta che emanava dal pavimento, pulito appunto usando il suddetto carburante.
La prima sosta era prevista a Forlì, nella piazza centrale, e per allora quei passeggeri (come il sottoscritto) che soffrivano il mal d’auto si erano già liberati della zavorra gastrica, mentre altri più fortunati avevano compiuto la prima tappa del percorso mangiando e bevendo le provviste che si erano portati da casa.
Se ben ricordo, dopo le tappe marine la corriera arrivava al capolinea a Cattolica, semivuota. Anche il mio amico Gianpaolo era già sceso in quel di Riccione, per essere poi recuperato nel viaggio di ritorno.
A Cattolica ci aspettava la Pensione Gallo, popolata da milanesi e ticinesi, e innanzi tutto una dose di purgante Falqui, perché era necessario combattere la stitichezza causata da cambio di clima.
Occorrevano ovviamente parecchi giorni per rimettersi da una simile strapazzata, ma lo iodio marino faceva miracoli.
Cattolica offriva affascinanti possibilità, oltre alla spiaggia e il mare blu:
una passeggiata fino al castello di Gradara
la vista della macellazione dei tonni presso lo stabilimento Arrigoni, sul porto canale
una gita oltre Gabicce Mare su spiagge incontaminate, ma ancora costellate di una miriade di bunker della Wehrmacht
la visita serale ad una delle vie principali, quella del Municipio, dove una miriade di bancarelle mettevano in bella mostra libri e fumetti.
Non c’erano né traffico di auto, né inquinamento, ma solo profumo di saporose pietanze romagnole.
La domenica prevista per il rientro a Mirandola nostro padre ,usando la stessa corriera, veniva a prelevarci; il viaggio era più tranquillo dell’andata, i villeggianti avevano ricaricato le loro batterie.
Giorgio Goldoni