Cavezzo – Lo Stadio e il Velodrono “Nino Borsari”

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Per molti Cavezzesi è ancora “il campo sportivo”. Dalla prima metà degli anni Settanta è “lo stadio comunale”. Per chi ricorda soprattutto le gloriose pagine, che qui sono state scritte dal ciclismo su pista, è il “velodromo”. In effetti questa terra, circondata da un robusto muro di recinzione, originario, è tutto questo ed altro ancora.

Il campo sportivo comunale nasce negli anni 1930/31 con il nome di “Campo Sportivo del Littorio”.

Nel 1932, sull’onda dei successi intenazionali del concittadino Nino Borsari, che proprio quell’anno conquisterà a Los Angeles il titolo olimpionico d’inseguimento a squadre su pista, si decide di costruire all’intemo del campo una pista ciclabile. Il progetto e la direzione dei lavori sono dell’ingegnere Guido Colombini di Modena.

Con i suoi 376,80 metri di lunghezza, con la sua pendenza massima del 40% nella parte alta, con le sue curve rialzate, perfette per inclinazione e raggio di curvatura, la pista di Cavezzo diventa l’orgoglio della comunità locale.

Grazie alla pista, inaugurata nel 1934, Cavezzo ha vissuto una lunga epoca d’oro in fatto di ciclismo sportivo. I più grandi campioni del momento correvano, senza risparmiarsi, nel velodromo ciclistico del paese dando vita ad avvenimenti che entusiasmavano e coinvolgevano l’intera popolazione. Numerosissime erano poi le gare di allievi, dilettanti e amatori che provavano il brivido della pista dalle curve rialzate.

Velodromo e stadio, dunque, ma da sempre anche luogo di ritrovo e di gioco dei ragazzini del paese e, via via nel corso degli anni, arenile della colonia elioterapica, spazio espositivo per le mostre bovine, distesa per l’essiccazione del granturco, pista di atletica per le scuole, sede di feste, di concerti, di balli, di gare e di sfide paesane.

E cinema all’aperto.

“Si proiettavano […] pellicole americane, stile western o di grande azione e film italiani del tempo, drammoni strappalacrime o opere di puro realismo come «Riso Amaro» […], che emozionava le tante donne che anche da Cavezzo andavano alla risaia”.

Attraversato ancora dall’eco della sua storia multiforme oggi, a settant’anni dalla nascita, il velodromo è sede di attività prettamente sportiva, soprattutto dilettantistica e amatoriale: allenamenti e tornei di calcio, raduni di ciclismo su pista; inoltre dalla fine degli anni Novanta la “casa del custode”, anch’essa interna al perimetro murario, accoglie diverse associazioni sportive locali.

(Chiara Fattori)

Tratto da: Per una storia di Cavezzo

A cura della Fondazione Culturale “Gino Malavasi”- Cavezzo

Comune di Cavezzo

Anno 2002

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