Gli argini del Fiume Secchia – Uccivello e Motta sulla Secchia

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Gli argini del Fiume Secchia – Uccivello e Motta sulla Secchia

Ponte di collegamento tra Motta e Rovereto s/Secchia, ottobre 1960 - Foto Nelson,Cavezzo

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L’attuale corso del fiume Secchia, che nasce dalle più alte vette del Cerreto, è l’ultimo passaggio di una serie di trasformazioni idrografiche che nel corso dei secoli ne hanno modificato il percorso, a partire dalle più antiche fino a quella documentata del 1056, anno in cui la rotta di un argine presso S. Martino Secchia determinò la nascita di un secondo ramo, che costituisce poi l’odierno e unico corso, dopo che nel 1332 il vecchio venne soppresso. Che le rotte degli argini fossero un’eventualità piuttosto ricorrente è testimoniato da un documento del 1542 e da varie attestazioni sul rafforzamento delle arginature e sull’istituzione dei “battifanghi”, ossia coloro che – distribuiti nei punti chiave del fiume – dovevano allertare la popolazione in caso di piena eccessiva. La figura del “battifango” andava ad aggiungersi a quella del “passatore”, ossia colui che traghettava da una riva all’altra del fiume uomini, animali e merci; per la zona di Motta rivestirono questo ruolo prima la famiglia degli Ascari, poi quella degli Schiavi. 

Dopo la soppressione del vecchio corso del Secchia – del 1332, come si è visto – si rese necessaria la collocazione di ponti sul fiume che collegassero le “separate Ville” di Motta, S. Martino, Cortile e Rovereto; è all’incirca in questo periodo che il Passo Motta venne trasferito dalla sua ubicazione originaria – di fronte alla chiesa di Motta – in prossimità della vecchia casa di Gian Battista Facchini, per poi subire un nuovo spostamento nel 1829/30, anni in cui il Passo fu posto “in modo da congiungere la strada che da Cortile porta a Carpi con quella che da Motta conduce a Mirandola”.

Al 1859/60 risale, invece, l’erezione di un ponte di legno a scopo prevalentemente militare e “per istanza ed iniziativa di Giuseppe Garibaldi”, per agevolare i collegamenti fra il territorio mirandolese e tutte le altre città emiliane; ponte che nel 1888, ormai pericolante per l’uso e gli anni, fu sostituito da una struttura in muratura a cinque arcate della lunghezza di 126 metri.

Lungo parte dell’argine del fiume si snoda la via Sott’argine che con buona probabilità è quella più antica nel territorio di Motta, essendo stata costruita in un periodo compreso tra la metà del XII e la metà del XIII secolo, “per collegare il borgo del Caxare e la Corte di Roncaglia di Sopra; [… ] per maggiore comodità delle famiglie mottesi nei loro spostamenti interni; […] per una maggiore celerità dei mottesi, nei loro commerci con le Ville limitrofe”.

 

Alluvione del Secchia alla Cappelletta del Duca

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Al 1960 risale l’ultima alluvione che sommerse il paese in più punti: il 20 aprile il Secchia ruppe l’argine al “sifone” di S. Martino, dopo che da giorni la grossa piena del fiume destava ragionevoli timori. Più volte l’acqua che scendeva a valle distrusse i lavori di ricostruzione degli argini, tanto da causare ripetuti allagamenti, tra il malcontento generale per i danni arrecati soprattutto alle zone più basse (numerosi cittadini organizzarono manifestazioni di protesta per la presunta lentezza dei lavori).

(Cristiano Panzetti)

Tratto da: Per una storia di Cavezzo

A cura del Comune di Cavezzo – Fondazione Culturale “Gino Malavasi”

Anno 2002

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