150 anni di acqua potabile nel territorio mirandolese – III capitolo

Commenti disabilitati su 150 anni di acqua potabile nel territorio mirandolese – III capitolo Memorie storiche della città di Mirandola

100 ANNI DI ACQUEDOTTI

La Prima guerra mondiale fermò i lavori per un approvvigionamento idrico mirandolese che si stava attuando tramite un acquedotto a sostegno dei pozzi ancora esistenti in città.

Ci si accorse,poi, che le falde da cui veniva l’acqua per la nostra città erano cambiate o avevano perso di intensità volumetrica.

il Comune pensò a un nuovo progetto di un acquedotto per il capoluogo.

Il problema del rifornimento con acqua potabile del centro abitato acquistava sempre maggiore importanza col crescere delle esigenze del vivere civile e serviva una soluzione sempre più urgente.

L’alimentazione dell’acqua fatta dagli antichi pozzi nella prima falda acquifera, con l’aumento della popolazione,  con latrine, con letamai, con infiltrazioni superiori, avevano ora la parvenza di acque inquinate o soggette ad inquinamento.

Nella relazione comunale si sostiene che” l’abbondante approvvigionamento di acqua pura e’ l’unico infallibile mezzo preventivo contro la massima parte delle epidemie e che gli effetti benefici di una abbondante disponibilità di acqua pura potabile, oltrepassa il campo puramente igienico per avere profonde ripercussioni sul più vasto orizzonte del benessere sociale ed economico”.

La popolazione di Mirandola all’inizio degli anni 30 conta 5.000 abitanti nel solo centro storico e raggiuge i 22.000 con le frazioni.

Al momento l’acqua potabile arriva da Bologna o da Castelfranco attraverso carri-cisterna e viene a costare 70 lire al metro cubo.

Un prezzo altissimo per quell’epoca.

L’acqua per gli altri usi domestici viene attinta da pozzi di 25/30 metri ma e’ ferrugginosa e non potabile chimicamente.

Un tentativo per avere l’acqua potabile fu fatto nel comune  nel 1923 perforando fino alla profondita’ di 262 metri ma con esito pratico negativo.

Le acque arrivarono da Montale e da Cognento con pozzi appositamente perforati  a disposizione di  Mirandola.

Cosi’ a Mirandola venne costruito il serbatoio (vedi foto  14) e,a spese del comune,  venne realizzato un impianto di filtrazione rapida a coagulante  e sterilizzante d’acqua ad uso potabile. ( vedi foto 15) era il 1934.

      

L’acqua servì anche per quattro fontanelle pubbliche (una ancora esistente nel centro della nostra piazza), con zampillo continuo, rubinetto a pulsante, vasca di abbeveraggio e basamento di ghisa con griglia.

Le quattro  fontanelle consumavano 48 mc. Giornalieri, più del 50% dell’acqua distribuita giornalmente in tutta la citta’. Tutti andavano alle fontane a prendere l’acqua da bere o per uso giornaliero perchè pochissimi erano gli impianti idrici nelle case.

Degli 80 mc. complessivi giornalieri ,oltre ai 48 distribuiti dalle fontanelle,  10 mc. venivano erogati alla Scuola della Milizia e 12 mq. all’Ospedale civile. Solo 10 mc. erano a disposizione di utenti privati o esercizi pubblici.

Nel 1936 con delibera comunale del maggiore commendator Enrico Tabacchi figlio del fu senatore Giovanni, si procedette alla fase esecutiva del progetto  per l’acquedotto consorziale che venne denominato “Luigi Razza”.

Nel gennaio del 1937 la redazione della rete urbana dell’acquedotto  fu affidata all’ing. Bucciardi  di Modena oltre all’ing. Vischi e all’ing. Guerzoni. (vedi foto 16-17)

    

La rete urbana fu predisposta dal Comune nel 1937 con tubi di ghisa e solo per il servizio del solo capoluogo entro la circonvallazione.

Nel 1939 furono stanziati 30 milioni ma i lavori si fermarono per la Seconda Guerra Mondiale.

 Ripresero nel dopoguerra per essere ultimati nel 1958 con tubi di specie diverse seguendo le direttive di sviluppo dell’abitato e allacciando le nuove tubazioni alle condotte del Consorzio Interprovinciale  per la Bonifica di Burana predisposte per portare l’acqua potabile agli altri centri abitati della bassa . (Notizie da archivio Amag).

Il tutto era gestito dal Comune di Mirandola . Nel  1964 fu poi creato un apposito ente denominato “Amag” Azienda Municipalizzata  acqua e gas del Comune di Mirandola.

L’unico automezzo della Società era un’Ape 175.  Sempre nel 1964 le riparazioni dell’acquedotto venivano effettuate trasportando i pezzi di ricambio su un carretto a mano  (notizie da archivio Aimag). Solo più tardi fu utilizzato un vecchio automezzo adibito a lettiga che con una trasformazione interna poteva portare i pezzi necessari per il ripristino delle rotture.

Nel 1969 subentròl’”Aimag” un consorzio tra i comuni di Mirandola, San Felice, e Cavezzo.

Nel 1970 avviò la distribuzione dell’acqua a tutte le famiglie. (vedi : 1990, Lucio Biggiero “L’evoluzione di un’azienda municipalizzata gas-acqua: il caso Aimag di Mirandola”).

 Nel 1975 Aimag rilevò le attività di gestione del Consorzio di bonifica di Burana e si procedette alla costruzione di nuove infrastrutture per potenziare lo sfruttamento delle fonti e per aumentarne la portata, l’efficienza e la diffusione.

 Le reti furono completate nel 1985.

Nel 2009 l’acqua del consorzio, proveniente da Cognento, Rubiera, Campogalliano e Revere serviva una zona di 210.000 abitanti con immissione nella rete di 20 milioni di metri cubi e  veniva distribuita a Bastiglia, Bomporto, Camposanto, Cavezzo, Concordia, Medolla, Mirandola, San Felice sul Panaro, San Possidonio ,  San Prospero, Poggio Rusco, Quistello, San Giovanni del Dosso, San Giacomo Segnate e Moglia.

Oggi Aimag con una migliore depurazione dell’acqua , il miglioramento della qualità dei servizi offerti, una maggiore assistenza e manutenzione tecnica degli impianti,rende  la nostra” acqua da bere” e per servizi giornalieri, igienicamente pura.

 La novita’ del 2011 sono” le casette dell’acqua”. Alcune, sorte in provincia di Modena, sono già state inaugurate ed erogano acqua liscia o gassata e anche refrigerata. Il costo di 2 centesimi al litro e’ puramente simbolico.

Ai vecchi secchi di 150 anni fa, costruiti in legno,  per attingere acqua dal pozzo , non rimane altro che trasformarsi in “nuove casette dell’acqua”.

                 Claudio Sgarbanti

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