1976 – Trasferta americana

Commenti disabilitati su 1976 – Trasferta americana Storia dei presidi chirurgici Mirandolesi

Spesso a Mirandola le Cenerentole  sognano  carrozze favolose trainate dai cavalli bianchi e invece “viaggiano” su  zucche trainate dai topolini .  (Anonimo)

Nel 1976 Gianni Bellini è ancora in Bellco, ma la sua testa  è altrove, indaffarata alla fondazione di una nuova ditta, la Miramed, dove poter realizzare il proprio sogno creativo di fondatore, leader , di diventare come già dicevo il Veronesi 2. Pretesa più che legittima, anche tenendo bene in mente un patrimonio da lasciare ai propri familiari.

La ditta avrebbe  prodotto e commercializzato ,almeno agli inizi, quegli articoli che Veronesi cum Bellco aveva abbandonati perché non remunerativi e ormai considerati senza potenziale futuro, set per flebo, set epicranici , guanti monouso ecc.

 

1976 giorgio in america.2

1976 giorgio in america

Gran parte della  attività preparatoria al suo progetto consistette anche nel trovare aiuti e coperture locali :fu coinvolto anche il nostro vecchio compagno di liceo Nino Smerieri. Nino  aveva abbandonata l’università , per gettarsi nella morta gora della politica locale, ed era a capo del fantomatico “comprensorio mirandolese”, sempre in equilibrio instabile lui socialdemocratico nello stagno infestato dagli alligatori di sinistra.

Come già in passato nella transizione tra Dasco e Bellco,  Gianni Bellini si organizzò lunghe tournee all’estero. L’obiettivo ufficiale  era l’introduzione dei prodotti Bellco negli USA, con localizzazione di un valido agente locale , e la non dichiarata volontà di farlo lavorare anche per Miramed (impresa che si rivelò impossibile data, almeno inizialmente, la “povertà tecnologica” dei prodotti Miramed confrontati ai Bellco , e perciò scarsamente appetibili in un mercato come quello americano).

Lui mi rese compartecipe di uno di questi viaggi, e devo dire che piombare completamente vergine in California (il nostro agente potenziale risiedeva lì), un altro pianeta, con il solo esile legame dei prodotti medicali fu per me una esperienza interessantissima.

Il soggiorno fu anche relativamente lungo, due settimane, di cui la prima a Los Angeles dove Mr Whitlock (questo era il nome dell’agente) risiedeva, e la seconda a San Francisco, dove si teneva il congresso annuale della Società Americana per gli Organi Interni Artificiali (ASAIO).

Cartoni animati  sfavillanti di colori in tv al mattino, alla sveglia, luculliane prime colazioni, tutto efficiente, nella cornice semitropicale di L.A.:

Whitlock era neanche a farlo apposta un ex-Travenol( Baxter),[1] che per questo gigante del settore, che è stato il nostro costante concorrente, aveva lavorato nel settore commerciale emodialisi in USA e Canada , accumulando una lunga serie di contatti e conoscenze.Il rapporto si era deteriorato al punto tale che Whitlock aveva fatto causa, in questa litigiosissima corporate America, alla Travenol per vari milioni di dollari e quando noi lo conoscemmo la causa legale stava seguendo il suo corso. Ovviamente lui era molto interessato a lavorare per una ditta con prodotti alternativi e concorrenziali, anche se nel frattempo non era stato con le mani in mano. Sulle coste del Pacifico (anche per la vicinanza con Hollywood) si incontrano strani personaggi a bizzeffe, e lui era uno di questi.

La sua società installava in comodato d’uso macchinette nei laboratori radiografici degli ospedali per raccogliere l’argento rilasciato durante lo sviluppodelle lastre fotografiche: aveva un abile collaboratore che aveva sviluppato questo settore nelle Hawaii, e lui ora pensava anche ad  espandersi fuori dalla California.

Inoltre lui era un seguace del culto della piramide, e del fluido vitale che la piramide emana: questo culto era come al solito 50% religione e 50% business. Aveva anche messo a punto un kit inclusivo di una serie di opuscoletti  e una piccola struttura piramidale smontabile, dentro la quale , per esempio, se tu ponevi una mela, essa non avvizziva (diceva lui).

Gianni Bellini e lui si intesero subito: Whitlock da buon megalomane snocciolava progetti ambiziosi che il nostro metabolizzava rapidamente.

Aveva anche un direttore commerciale di origine ungherese, che si era laureato a Berlino durante il terzo Reich, e un product manager, cecoslovacco di famiglia, il quale, sulla carta, doveva diventare il collegamento con la Bellco. Forse  Gianni Bellini aveva fatto anche un pensierino su di me come loro  controparte al di qua dell’oceano, ma fortunatamente la cosa non prese forma.

Questa volta volle avere anche l’imprimatur di Veronesi e per questo si recò ancora in California con lui il mese successivo, in un viaggio “round the globe”. Fecero tappa anche in Giappone, dove Veronesi mise a segno un contratto di collaborazione con una nascente ditta del nostro settore, la Senko Medical  , per la fabbricazione in loco del dializzatore monouso Vita2 .[2]

A L.A. Whitlock ci impose un ritmo stressante e piacevolissimo: visita a centri dialisi, visita a stampatori di componenti in plastica (fu lì dove vedemmo per la prima volta l’involucro dei filtri capillari, di cui nessuno di noi capì al momento il potenziale dirompente), visita all’ippodromo Los Alamitos, dove correva anche un fantino di nome Whitlock, visita al ristorante di Cosa Nostra dove i boss su di giri cantavano arie d’opera su un piccolo palco (antesignano del karaoke).

La settimana a San Francisco, affrancati dalla inquietante presenza di Whitlock, che ci raggiunse lì solo per poche ore durante il Congresso dell’Asaio, ci lasciò un sacco di tempo libero: Gianni Bellini aveva una vera passione per lo shopping al quale poteva dedicare lunghe ore e grande sforzo fisico: ciò ci permise di muoverci in lungo e in largo per Downtown.

Alloggiavamo in un hotel favoloso, il Fairmont, pieno di esotici ristoranti. Io e Gianni Bellini alloggiavamo principescamente in una suite, nella quale avremmo poi ospitato Flandoli e il “vecchio” Bigi che ci avrebbero raggiunti lì nella seconda metà della settimana.

Il Fairmont era una fonte inesauribile di spasso, inoltre confinava con Chinatown, altro pianeta adatto per  escursioni senza fine.[3]

Il meeting dell’ASAIO fu molto utile per renderci conto che il ritmo di sviluppo del nostro settore era mozzafiato, e sarebbe stato molto arduo tenere il passo.

Tornai comunque ai miei abituali paesi molto corroborato: spesso è opportuno “espatriare”.

La bolla Whitlock comunque si sgonfiò rapidamente, anche perché in Bellco si capì che non eravamo attrezzati per l’avventura americana, sia finanziarmente (le forche caudine delle autorizzazioni FDA sono costosissime) che tecnologicamente. In seguito ci consolammo constatando che anche pezzi da 90 europei più capaci di noi avrebbero raccolto solo delusioni sul mercato americano.

L’EDTA si svolse ad Amburgo nel giugno dello stesso anno, e ci vide protagonisti di una tumultuosa trasferta: il lavoro era duro perché avevamo contatti e conoscenze in tutto il globo terracqueo, e questo congresso stava crescendo vertiginosamente , dal momento che l’associazione europea si stava allargando a macchia d’olio al bacino mediterraneo, e anche all’America Latina.

Era destinato ad un grande successo: in seguito le sue dimensioni diventarono enormi quando il meeting si sdoppiò per dare la possibilità anche a tecnici e infermiere/i di far sentire la propria voce.

La nostra cara cliente polacca, la Sig.ra Radwanoska-Dowzenko, nostra ospite, così commentò la situazione politica italiana (eravamo in clima di elezioni in Italia, con prospettiva di una vincita delle sinistre):”Se vincono i comunisti , che meraviglia, potrò venire in Italia senza visto”.

I nostri prodotti tenevano ancora e ci misuravamo con ditte di dimensioni abbastanza simili alle nostre.

Il rientro in Italia, stipati nella mia Opel tecnicamente poco affidabile, fu pieno di problemi , in un inizio d’estate torrido anche in Germania, io , Bigi, Gianchie, il collega cecoslovacco di Whitlock e ancora qualcun altro. Solo la notte passata in un grazioso villino tirolese al Brennersee ci portò un poco di sollievo e refrigerio.

Veronesi aveva già iniziato il processo di coinvolgimento della farmaceutica Eni in Bellco (Archifar Eni fatturava i nostri prodotti agli ospedali italiani, dove noi non potevamo operare-Dasco ce lo vietava- e noi non lo volevamo, memori dei lunghissimi tempi di pagamento delle strutture sanitarie nazionali).

Già nel 1976 il dott. Diego Luparia dell’Eni era presente in Bellco: nel 1977 vennero chiarite ufficialmente le specifiche competenze: lui divenne presidente e Veronesi amministratore delegato, mentre Carletto avrebbe sostituito Gianni Bellini, che lasciava la Bellco, al marketing e alle   vendite.

Nel 1975 le vendite in Italia superarono l’export, e il fatturato globale superò i 5 miliardi di lire.

Luparia era una persona formatasi nell’intricato bosco dell’industria del parastato, ed era esattamente l’opposto dei saccenti manager sandozzini di daschiana memoria. Fu con me sempre estremamente collaborativo, e si complimentava di ogni nostro successo nell’Est, lui che aveva difeso il porto di Pola nella Regia Marina.

Aggiungiamo che Veronesi, ora più sereno,  con una solida spalla finanziaria del parastato nella emodialisi, poteva pensare di espandere concretamente ulteriori progetti e prodotti in un settore veramente nuovo e che sarebbe stato protagonista degli anni 80, quello della raccolta e filtrazione dei componenti del sangue, nonché lanciarsi concretamente ,con rinnovato impegno, nella cardiochirurgia.

Ciò avrebbe rappresentato per Mirandola un nuovo boom , con la realizzazione tra l’altro di una nuova ditta, fiore all’occhiello per innovazione e numero di persone impiegate (la futura Dideco).


[1] La società era suddivisa in 3 tronconi, Travenol per la dialisi, Fenwal per i prodotti ematici, per es. sacche sangue, Hyland  per i prodotti da laboratorio,oltre a mantenere col nome Baxter  il suo business tradizionale, la produzione di soluzioni fisiologiche..

[2] Accordo che non portò successo, poiché la rapidissima evoluzione tecnica del settore stava già preparando la terza generazione di dializzatori, a fibre capillari, che avrebbe causato un invecchiamento precoce del VITA2.

[3] L’albergo ,di grandissime dimensioni, era frequentemente vittima di raids di bande di ladri cinesi, che mandavano in avanscoperte delle false addette alle pulizie.

Nelle foto: Giorgio Goldoni davanti alle due torri della 20th Century Fox a Holliwood e allo stand Bellco all’ASAIO 1976 a San Francisco.



		

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