1997 – L’anno della fine

Commenti disabilitati su 1997 – L’anno della fine Storia dei presidi chirurgici Mirandolesi

Fermi restando i problemi abituali il 1997 sarà un anno di grandi viaggi, di numerose riunioni e fervide discussioni, con una conclusione  imprevista e improvvisa, ma in linea con un disegno “soriniano” di potere.

Avevamo programmato con ampio anticipo la nostra partecipazione al Congresso Mondiale di Cardiologia e Cardiochirurgia Pediatrica e Neonatale a Honululu: Dideco era il leader riconosciuto di prodotti per questa prestigiosa nicchia, come una intera linea di ossigenatori dedicati, e la presenza fu apprezzata e utile , con ricadute positive sulla nostra immagine generale.

Il viaggio lungo e massacrante mi procurò un attacco di ernia, molto disturbante, che mi costrinse ad una precipitosa ritirata, dato che solo galleggiando nel calmo Oceano Pacifico  trovavo sollievo al dolore.

All’altro avvenimento clou dell’anno , immediatamente successivo, il biennale meeting dei perfusionisti europei, che si svolgeva in una cornice insolita, ma molto significativa, quella della cittadina termale di Karlovy Vary nella repubblica ceca, potei anche partecipare, almeno parzialmente, dato che si avvicinava il giorno previsto in cui mi avrebbero rappezzato il peritoneo: riuscii a salutare il mio vecchio amico praghese, il perfusionista Dott. Kucsera, organizzatore locale del meeting, come braccio nazionale del’associazione europea.

Anche in merito a questo meeting la nostra preparazione era stata accurata ; scrivevamo allora:

“E’ una delle manifestazioni internazionali a noi più congeniali (perfusionisti europei)

Dovremo coinvolgere filiali e distributori per avere più perfusionisti possibile: il sito permette anche di alloggiare persone con budget modesto in modo decoroso.

Questo aspetto è interessante per estendere inviti ai perfusionisti dell’Europa Orientale.”

Contammo su un grande successo in termini di partecipazione.

Una volta rimesso in sesto dalle mani di un capace chirurgo, mi aspettavano ancora almeno due meeting interessanti: il primo, il meeting annuale della associazione scandinava dei perfusionisti, a Trondheim in Norvegia, serviva per mettere a fuoco la nostra situazione nei paesi scandinavi, da sempre minacciata da invidiosi concorrenti che mal digerivano la nostra discreta posizione su quei mercati ostici e pretenziosi, e in parte anche dai nostri collaboratori locali, che sicuramente mancavano della necessaria energia commerciale.

Il secondo fu il solito meeting delle banche del sangue americane (AABB) che si tenne in ottobre a Denver ,Colorado. Si  stava internazionalizzando sempre più , era ormai “il meeting d’obbligo” per esempio per i trasfusionisti dell’America Latina, e noi eravamo lì più per loro che per quelli statunitensi ,  ai quali , oltre all’ATS (scarsamente rilevante), non avevamo nulla da offrire.

La possibilità di far atterrare nei centri americani il nostro Excel appariva fantascientifica, mentre esso , e il suo predecessore, erano la macchina di uso abituale in Brasile ed Argentina per la preparazione di concentrati piastrinici , grazie ad un ottimo lavoro pluriennale svolto nell’area da Bassoli  insieme ai distributori locali.

L’anno era stato anche ampiamente dedicato a ricercare nuovi prodotti e servizi , che potessero aiutare le nostre filiali ad aumentare il loro giro d’affari.

Avevamo coinvolto in ciò il produttore americano di un software dedicato per centri di cardiochirurgia, la Seattle Systems, e la stessa associazione dei perfusionisti europei , che  offriva teams di perfusionisti esperti, per operare in cliniche private o centri in fase di ristrutturazione, cioè ovunque il costo del personale locale diveniva insostenibile.

Fu tutto inutile! Le nostre filiali soffrivano di un avanzato stato di sclerosi, e mancavano quasi completamente di spirito di intrapresa. Gli anni delle vacche grasse , che stavano per finire, o erano già finiti, avevano viziato le loro capacità di ripresa. L’ultima energia era stata impiegata magari a sedare i conflitti sempre presenti tra il marchio Dideco e quello Sorin.

L’attacco d’ernia, e altri segni premonitori, tutti , se avessi voluto prenderli in considerazione, mi avrebbero indicato grossi cambiamenti nell’immediato futuro.

Chierici ormai stava per gettare la spugna, il suo senso di impotenza  nell’affrontare i Saluggiani si rifletteva anche in una incertezza e incapacità di risolvere i nodi di Mirandola.

In novembre diede finalmente le dimissioni, e questo provocò una vera e propria reazione a catena.

I suoi “pupilli”, me compreso , ne pagarono le conseguenze. Garibaldi colse la palla al balzo per smantellare la business unit Cardiotech, condannando così ad ingiusta fine anche l’ultimo barlume di indipendenza di Dideco.

Come manager ero abbastanza abituato all’idea di fare le valigie ed occuparmi di scenari differenti, ma ciò che mi disturbò moltissimo fu il senso di vigliaccheria con cui la cosa mi fu comunicata : “domani devi andare a Saluggia, Garibaldi deve parlarti”, quando ormai mezzo mondo sapeva cosa stava succedendo.

Garibaldi , papale papale, mi comunicò che Cardiotech e la mia funzione non sarebbero più esistite, e che alla fine dell’anno (tra meno di un mese) mi avrebbero dato altre istruzioni.

La Dideco cadde sotto l’ombrello direttivo di Mr Inguaggiato, già direttore della Bellco, personaggio umbratile, con il quale invano tentai di entrare in contatto.

Chierici aveva ,secondo l’antico principio del “divide et impera”, tenuto strettamente separato il marketing e il settore commerciale vero e proprio, per avere la possibilità di manovrare agevolmente la situazione.

Vista secondo i manuali tradizionali questa era una situazione assurda, e Garibaldi rimise a capo del marketing Sorin il suo delfino Simmi, facendone anche il capo delle vendite. Un certo numero di persone rimasero di fatto spiazzate e con un futuro molto incerto.

Intanto nel nostro settore in quel di Mirandola, fuori dai confini della Dideco, la situazione continuava a mutare..

Prima della Dideco Sorin aveva acquistato la Bellco,che continuava una inevitabile decadenza.

Veronesi era riuscito a far partire in grande stile il suo vecchio progetto relativo a disposables per la rianimazione e l’anestesia, con una nuova ditta chiamata Darex (poi accorciato in Dar), che però non avrebbe dato i risultati eclatanti delle iniziative precedenti, sia perché i tempi erano cambiati sia perché il settore specifico era ormai schiacciato da prezzi di vendita poco interessanti.

Infatti dopo poco tempo (nel 1993) Veronesi avrebbe venduto tutto ad un’altro gigante americano del settore, la Mallinckrodt ,  restando come Direttore Generale.

La Carex di Gianni Bellini (ex Diatekno, Guparo ecc.) dopo varie disavventure era finita nelle grinfie della Braun, altro gigante tedesco del settore, e  Gianni Bellini, insieme a familiari ed amici lasciò la ditta.

Parlando di tedeschi, anche la Fresenius aveva fatto shopping in loco rilevando la Biofil , anche per l’innegabile prestigio e capacità di Giorgio Mari, che ne era a capo La produzione di filtri leucocitari si integrava benissimo con i separatori di componenti ematici targati Germania.

Gianchie, un’altra nostra vecchia conoscenza , insieme al suo parente Plinio (il prezioso esperto di tubatismi per cardiochirurgia, che per anni aveva lavorato in  Dideco) aveva fondato un laboratorio a Concordia, nel quale  Gasparini avrebbe iniettato capitali ,e installato il figlio.

Adriano Mazzoli aveva già da tempo abbandonato la Dideco, per occuparsi di cardiochirurgia presso un concorrente.

Un’altra vecchia conoscenza, il “subcontractor” della Bellco, Neri, si era messo con successo a produrre materiale di confezionamento.

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