Al Granatàr

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Quei d’la mè taia, i s’arcurdaran sicura, quand prima d’la guerra, d’istà,

al sabat da matina, a girava par piazza un umin tutt vasti ad bianch

e un capell d’paia in testa con di nastar culurà.

Al purtava par man du caldarin bianch, smaltà, e minga ad plastica

cum i fan adessa.

In un al gh’aviva d’l’acqua e giàzz e in ch’l’atar d’l’acqua da lavar i biccer.

Intoran al second sécc al ghiva sistemà par d’fora dal butigli ad siropp

e un mescul e du bicer.

Al gniva da la Motta ad Cavezz, ma al sò nom am m’arcord più.

Al zigava: Granita alla vaniglia

quattro soldi la ci piglia: bibita maricana

chi la beve ci risana; bibite signori

bianche, rosse, di tutti i colori…

Un biccer a un, un biccer a n’atar, al vandiva la sò robba.

An n’era ancora al temp ad d’la “Coca-Cola”,

che adess al vandrà in ch’l’atar mond…

Delio Bellodi

Traduzione

Quelli della mia taglia, si ricorderanno sicuramente, quando prima della guerra, d’estate,

al sabato mattina, girava per piazza, un omino tutto vestito di bianco

e un cappello di paglia in testa con dei nastri colorati.

Portava per mano due secchi bianchi, smaltani, e non di plastica come fanno adesso.

In uno aveva dell’acqua e ghiaccio, e nell’altro dell’acqua da lavare i bicchieri.

Intorno al secondo secchio aveva sistemato fuori, delle bottiglie di sciroppo

e un moscolo e due bicchieri.

Veniva da Motta di Cavezzo, ma il suo nome non me lo ricordo più.

Urlava: 

” Granita alla vaniglia

quattro soldi la ci piglia: bibita maricana

chi la beve ci risana; bibite signori

bianche, rosse, di tutti i colori…”

Un bicchiere a uno, un bicchiera a un altro, vendeva la sua roba.

Non era ancora il tempo della “Coca-Cola”,

che adesso venderà nell’altro mondo….

 

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