Vanni Chierici – Evangelista Andreoli

Commenti (0) Mirandola raccontata da Vanni Chierici

Evangelista

Evangelista Andreoli.

Nel foyer del Teatro Nuovo vi è una targa commemorativa che ricorda il Maestro Carlo Andreoli.

Anche la filarmonica cittadina e la scuola musicale comunale sono intitolate a questo grande musicista mirandolese che diede lustro alla città e nel 1956 gli venne intitolata la nuova via che unisce via Fanti con la Circonvallazione ovest.

Ma non è di questo grande della musica di cui voglio raccontarvi qui, bensì di colui che fu l’artefice primo del successo di Carlo e che fu il capostipite di una grande famiglia di musicisti mirandolesi, il padre Evangelista Andreoli.

Il 27 gennaio del 1810 nasce a Disvetro Evangelista Andreoli da Pietro e Annunziata Porta. Pochi anni dopo la famiglia si trasferisce alla Mirandola prendendone la cittadinanza, grazie ad un diploma emesso da Rinaldo I duca di Modena nel 1737. Ancor giovane indossa l’abito clericale, ma ben presto si “ravvede” e se ne libera, interrompendo pure gli studi.

A questo punto permettetemi una considerazione personale. Don Felice Ceretti, che ne cura la biografia nelle “Memorie storiche… della Mirandola” afferma che gli “… bastò assistere alle tranquille esercitazioni sull’organo del nobile sacerdote don Giovanni Domenico Vischi, per rendersi in breve capace di suonare in qualche modo il cembalo …”. Nulla da eccepire sin qui, se si possiede un orecchio molto fine si è in grado d’imparare a suonare ad orecchio, appunto. Ma poi il Ceretti prosegue “ Lontano da ogni centro artistico, seppe creare una scuola musicale di pianoforte …”. Questo mi pare un po esagerato; non credo affatto si possa insegnare musica senza saper leggere il pentagramma ed a questi livelli lo si può imparare solo con lo studio.

Sta di fatto che effettivamente fondò una scuola musicale per pianoforte che ben presto divenne un faro guida per i giovani talenti della regione, non esclusi i propri figli che gli daranno tante soddisfazioni. Il 10 dicembre del 1831 il nostro Evangelista convola a nozze con Anna, figlia di Giovanni Campagnoli, una famiglia già famosa in ambito musicale, che gli dà quattro figli. Guglielmo senior nel 1835, Carlo nel 1840, Rosa nel 1843 ed infine Evangelista junior, sempre chiamato però col secondo nome Giuseppe, nel 1845. Anna morirà poi il 14 maggio del 1851. Tutti e quattro i figli usufruiranno degli insegnamenti del padre intraprendendo brillanti, per non dire fulgide, carriere, compresa Rosa che però abbandonerà i fasti del palcoscenico e la professione di eccelsa insegnante al momento del proprio matrimonio. Ma il destino attende Evangelista dietro l’angolo. Dopo aver sposato in seconde nozze, il 22 gennaio 1860, Giovanna figlia di Federico Guvi, una delle più antiche famiglie civili della Mirandola, ed aver avuto la gioia di una nuova paternità il 1° marzo dello stesso anno con la figlia Maria, pochi mesi dopo viene colpito da un male incurabile ad una gamba. L’amputazione è inevitabile e pochi mesi dopo, lo stesso male si accanisce anche sull’altro arto inferiore che deve anch’esso essere amputato. E’ in questa tragica circostanza che il carattere, la tenacia e la forte tempra dell’Evangelista lo elevano più delle sue qualità artistiche, pure notevoli. Giovanna dà alla luce l’ultimo figlio di Evangelista il 9 gennaio del 1862. Lo chiama Guglielmo junior in memoria del figlio avuto da Anna che era deceduto nel 1860 a causa della tabe, una malattia cronica degenerativa. Ma ora deve pensare a mantenere la giovane famiglia ed in questo gli è d’aiuto una sua particolare abilità nel “bricolage” e si costruisce, praticamente da solo, una sedia a rotelle che gli consente una certa libertà di movimento e di riprendere l’insegnamento.

La scuola di musica da lui fondata ottiene, grazie al talento suo e dei propri figli e di altri ottimi studenti, un grande successo. Rosa ed il figlio Evangelista ne inaugurano una sede a Modena e la sua reputazione si spande per tutta la penisola e riceve elogi e lusinghiere attestazioni da parte di grandi artisti italiani, tanto che il ministro della Pubblica Istruzione lo propone all’attenzione di Sua Maestà il re che, nell’agosto del 1870, lo iscrisse fra i Cavalieri della Corona d’Italia. Ma non è tutto. Non pago dei risultati ottenuti nonostante la condizione fisica, non vuole rinunciare ad un ruolo a cui tiene in particolar modo, organista della parrocchia. C’è il problema della pedaliera, senza la quale suonare l’organo è praticamente impossibile, che senza gambe parrebbe preclusa. Se c’è una cosa di Evangelista che abbiamo imparato a conoscere è la sua caparbietà e la sua negazione dell’impossibile. Si dà da fare spremendosi le meningi e, provando vari modelli, riesce a costruire un semplice marchingegno che fa applicare alla pedaliera dell’organo e a cui fissa il moncone della coscia sinistra rimediando così alla deficienza fisica e riprendendo il suo ruolo. Arriva però il momento in cui anche la sua pur forte costituzione nulla può fare per fermare una lenta ed inesorabile malattia. Il 16 giugno 1875 viene a mancare all’affetto dei cari e all’ammirazione di quanti lo conobbero. Il sindaco di Mirandola L. Lingeri indirizzava una toccante lettera al figlio Carlo informandolo, tra l’altro, che con voto unanime il Municipio aveva assegnato al defunto un tombino speciale nel cimitero della città con apposita iscrizione sulla lapide. Che io sappia questa lapide è l’unica opera commemorativa che la città ha dedicato a questo grande. Fonti: Memorie storiche della città e dell’antico ducato della Mirandola – Tomo XIII –

Vanni Chierici

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *