Mario Ferrari ( Canèla) e la macchina automatica per fare i maccheroni col pettine

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Il piatto più tipico ed esclusivo della città dei Pico è certamente quello dei maccheroni al pettine. Non si conosce l’origine di questa specialità gastronomica, anche se, a dire il vero, non mancano fantasiose leggende in proposito, ma si tratta di invenzioni moderne, frutto della fantasia di qualche mirandolese con la voglia di scherzare. Qualcuna di queste leg­gende è venuta alla luce negli anni Settanta del secolo scorso, quando Mario Ferrari, da tutti oggi chiamato il Re dei maccheroni al pettine perché titolare di una importante azienda produttrice di pasta, ebbe l’idea di offrire un premio di 5 milioni di lire (di allora) allo studioso o al ricercatore che avesse avuto l’opportunità o la fortuna di trovare la prima citazione storica dei maccheroni al pettine.

A dire la verità, nessuno riuscì a scoprire nulla di storicamente documentato e certo, anche se sembra assodato che la specialità abbia comunque origini mirandolesi. Un capitolo a parte meriterebbe la storia, o meglio l’avventura, di Mario Ferrari, la cui madre, negli anni Sessanta del secolo scorso, gestiva una rosticceria nel centro di Mirandola. Fra i cosiddetti “piatti pronti” di quel periodo non mancavano certamente i maccheroni al pettine e Mario Ferrari, forse stanco di stare dietro al bancone a vendere le prelibatezze che la madre preparava la sera prima, ebbe un’idea luminosa, che fu anche la sua fortuna. Pensò infatti di inventare una macchina che producesse, attraverso varie fasi operative, i maccheroni al pettine, come quelli che preparava sua madre, con vocazione industriale. Io sono stato curioso osservatore not­turno di tutte le prove e degli infiniti tentativi di Mario per giungere alla perfezione del prodotto finito, del tutto simile a quello fatto in casa. Sta di fatto che con molta usta (locu­zione gergale che significa intelligenza e buon senso) e tanta pazienza, la macchina mira­colosa fu pronta e subito brevettata. Una notte portai a casa mia un cartoccio con dentro circa mezzo chilo di maccheroni fatti a macchina e il commento del giorno dopo in fami­glia, dopo averli assaggiati, fu questo: “Sono buonissimi. Chi li ha fatti?”. Mia moglie non voleva credere che quei maccheroni erano stati realizzati non dalle mani abili di una raz-dóra consumata, ma da una macchina appena inventata in un garage di Mirandola, in Via Mazzone.

Tratto da “La Cucina Mirandolese” di Giuseppe Morselli – Edizioni CDL di Gianluca Borgatti

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