Montalbano zona franca

Commenti (0) Mirandola raccontata da Vanni Chierici

Antico territorio di Montalbano.

La Signoria, poi Ducato, della Mirandola confinava a nord con la Lombardia, ad est col ferrarese e bolognese, ad ovest col reggiano e a sud con … nessuno!

In realtà a sud confinava col Ducato di Modena, ma esattamente sul confine tra i due stati c’era un piccolo territorio di forma allungata.

Questo era delimitato a nord dalla strada che da Cavezzo porta a S. Giacomo Roncole denominata “strada della Mirandola in confine di Mont’Albano”, oggi via S. Liberata, e a sud da una derivazione verso sud-est di detta strada che poi tornava a riunirsi in località S. Liberata al tracciato principale chiamata “strada di Modena in confine di Mont’Albano”, oggi questa strada non esiste più.

Questo territorio era chiamato Montalbano e le prime notizie di questo nome risalgono al XIV secolo e non se ne conoscono le origini; forse una nobile famiglia di nome Albano viveva lì e la presenza di una motta (piccola altura artificiale) forse ne completava il nome.

Già dal nome delle strade si può evincere quanto fossero incerti i confini e a quale stato appartenesse tale territorio; se ai Pico o agli Estense.

Di questo fatto particolare ne approfittarono gli abitanti del luogo che si autoconvinsero di abitare in una zona franca e decisero così di non pagare le tasse. Va mo là!

Naturalmente i tentativi di risolvere la questione dei confini furono molti, ma nessuno andò a buon fine. Varie volte si piantarono pali di confine, poi nel 1686 vennero infisse nel terreno colonnette militari in marmo con lo stemma degli Estensi da un lato e quello dei Pico dall’altro, ma non si risolse nulla per accuse da entrambe le parti di presunte irregolarità.

Nel mezzo i montalbanesi gongolavano e si facevano beffe degli esattori.

Il documento più antico che attesta l’esistenza di tale situazione risale al XVI secolo.

Il mirandolese Antonio Canizzano, possessore di un fondo a Montalbano, si reca dal conte Lodovico Pico della Mirandola con una supplica.

Egli afferma di essere stato ingiustamente accusato da macellai di Medolla e di Cavezzo di aver fatto abusivamente beccaria in casa propria e che l’hanno denunciato al tribunale di Modena.

Lodovico prende carta e penna e scrive in data 16 gennaio 1556 ai Conservatori di Modena spiegando loro che il territorio di Montalbano “…è totalmente libero, che non c’è né scrittura né memoria di persona che possa far fede che mai gli sia stato comandato né da Modena né da questi della Mirandola…”.

In pratica afferma che gli abitanti del luogo sono esenti da qualsiasi tassa, di fatto se non di diritto visto che manca qualsiasi documento o memoria che attesti questa esenzione.

E continua asserendo che “… detto luogo non è mai stato posto in alcuna maniera, né compreso, sotto il dominio di Modena e della Mirandola …” e se qualcuno trova qualcosa da ridire, che vada a lamentarsi da lui che non mancherà di amministragli giustizia.

E conclude che non solo i montalbanesi hanno diritto a far beccaria quando gli fa comodo, ma hanno facoltà di fare ogni sorta di contratto senza rendere conto ad alcuna autorità e addirittura “… dar ricetto a banditi …”.

Il 3 febbraio i Conservatori rispondono a Lodovico asserendo che Montalbano è territorio del ducato di Modena e quidi soggetto alle sue leggi.

Non è dato purtroppo sapere com’è finita la storia, ma un evento simile, accaduto poco più di cinquantanni dopo nel 1618, ci può dare un’idea.

Il Magistrato ducale di Modena condannò a dodici giorni di prigione tale Giovan Battista Tosatti, abitante a Montalbano, per aver minacciato con un’arma una persona che stava litigando col padre.

Il documento che attesta la sentenza si conclude con l’atto di grazia a favore dell’imputato in ragione del fatto che esso abita in Montalbano, una zona dichiarata franca.

Altre notizie riguardanti l’autonomia fiscale del luogo compaiono in un documento del 1663 dove messer Giovanni Vecchi di Finale, affittuario della macina del grano, si lamenta coi Conservatori di Modena che a Montalbano non riesce a riscuotere il dovuto a causa di divergenze tra Modena e la Mirandola.

E ancora nel 1650 Giovan Battista Tosatti, forse lo stesso citato sopra, si lamentava col duca di Modena di essere stato ingiustamente vittima di confisca di beni perchè riteneva di non aver mai trasgredito le leggi del ducato in quanto gli abitanti di Montalbano non erano soggetti né alle leggi di Modena né a quelle della Mirandola.

Concludeva con la supplica che gli fosse restituito il maltolto.

Il duca Francesco I vergò il retro della lettera con un risoluto “non si proceda”.

I beni vennero restituiti ed ancora una volta l’autonomia di Montalbano venne sancita coi fatti più che con la legge.

La pacchia dei montalbanesi terminò nel 1711 con l’acquisto del ducato della Mirandola da parte di Rinaldo d’Este e la scomparsa dei confini della zona.

Mi sarebbe piaciuto vedere la loro espressione quando per la prima volta dopo secoli ricevettero le cartelle esattoriali.

Vanni Chierici

Fonti: Veber Gulinelli – Montalbano di Medolla e la sua motta. – La bassa modenese. Quaderno n. 5

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