L’Istituto “Galilei” e il nostro territorio – Gli anni 60

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L’Istituto “Galilei” e il  nostro territorio.

Gli anni 60

Finita la seconda guerra mondiale Mirandola ed i comuni limitrofi si ritrovano a dover ricostruire la società civile e, come zona depressa anche se non ufficialmente dichiarata, a dover affrontare il problema del lavoro.

Le aziende di Mirandola non sono tante, più che altro la manodopera è impiegata in agricoltura magari sotto forma di cooperative; a tutt’oggi è ancora fresca nella memoria dei più anziani l’epopea delle lotte bracciantili e gli scontri con i reparti della “celere” con i conseguenti arresti di chi lottava per un pezzo di pane (questa è sempre stata una zona dagli animi accesi e passionali, gli echi delle lotte partigiane in quel periodo erano ancora vive dentro l’animo della gente).

Un po’ per bisogno e un po’ per spirito di rivincita verso quella classe nobile che aveva dominato sino agli anni precedenti viene deciso di radere al suolo il bosco secolare di S. Felice perché considerato solo come luogo di svago per i “signori” e non come risorsa collettiva che in futuro avrebbe potuto portare benessere a tutta la popolazione dell’Area Nord. La legna era il combustibile principale per tutte le famiglie e tanti si impegnarono per tagliare gli alberi e ampliare così gli spazi utili per la coltivazione. La fame era impellente e la divisione in tanti piccoli appezzamenti di quelle 1600 biolche di terra aveva creato l’illusione di aver risolto il problema per tante famiglie. Gli anni successivi dimostreranno il fallimento di tale scelta!

Comincia la triste fase dell’emigrazione: all’estero in Francia, Belgio e Germania, al nord verso Milano, Varese, Torino…Molti miei amici d’infanzia se ne sono andati in quelle direzioni con le rispettive famiglie. I miei genitori stessi mi abbandonavano coi nonni per andare in Francia per partecipare alla “campagna” delle barbabietole o in Piemonte per lavorare nelle risaie, a cui sono collegate nell’immaginario collettivo le mondine.

Il numero degli abitanti nella città di Mirandola diminuisce progressivamente fino a quasi tutti i mitici anni ’60.

In questo decennio le aziende capaci di offrire occupazione sono numericamente limitate. Tra queste si ampliano le imprese edili.

Con i primi effetti del boom economico, la Coop Muratori, a cui si deve l’edificazione delle prime case popolari in via Curiel, vicino alla fonderia Ghisa, si sviluppa rapidamente fino ad aprire, nel corso di un decennio, cantieri in tutta Italia.

I fratelli Zaccarelli, costruttori edili locali, in breve diventano temibili concorrenti.

Di quel periodo tutti ricordano le lunghe file dei carrettieri e dei trattori con rimorchio che occupavano entrambi i lati di viale Gramsci per portare il carico di barbabietole alla Distilleria-Zuccherificio e gli studenti cominciano ad apprezzare l’opportunità di questo lavoro stagionale.

Ancora nel decennio successivo molti studenti a settembre chiedevano di poter cominciare la scuola con qualche settimana di ritardo per poter terminare la campagna saccarifera alla Distilleria-Zuccherificio. Diversi studenti del “Galilei” vengono assunti in pianta stabile in questa azienda come addetti al controllo ed alla manutenzione degli impianti.

Mirandola è zona agricola e fatica a percorrere la strada dell’industrializzazione anche a causa della scelta infelice dell’Amministrazione provinciale di Modena che, in accordo con quella di Reggio Emilia e contrariamente alle ipotesi formulate nel capoluogo regionale, decide di deviare dal suo percorso naturale l’autostrada del Brennero, che come in tutto il resto del percorso doveva correre accanto alla SS12, e la fa invece “sbucare” tra Carpi-Modena nord e Reggio Emilia anziché a Modena sud verso Bologna, privando il nostro territorio mirandolese e tutti i comuni dell’Area Nord di una fondamentale infrastruttura (ancora oggi i camionisti del nord Europa diretti alle aziende del biomedicale di Mirandola, una volta usciti a Reggiolo, si perdono nelle valli carpigiane prima di arrivare a destinazione).

Il mercato bestiame di Mirandola è tra i più importanti d’Europa già da 150 anni e con questi determina il prezzo delle carni a livello europeo, ma ora è così lontano dall’autostrada e la strada verso Modena è così tortuosa che appare ovvio pensare di spostarlo nel capoluogo provinciale: così sarà e diventerà il Mercato bestiame di Modena.

Si inizia in questo periodo a parlare della superstrada Parma – Ravenna che sembra di imminente realizazione.

Nel 1959 in via Fenice (l’odierna via G. Pico), nei locali dell’Avviamento Professionale, nasce quale sede distaccata dell’Istituto “F. Corni” di Modena l’embrione del “Galilei”, con l’istituzione delle due classi prime: congegnatori meccanici e termoelettrici.

I primi diplomati del “Galilei” trovano lavoro per lo più nelle aziende del territorio, comprese quelle del settore biomedicale, che “irrompe” a metà del decennio.

I sussulti studenteschi del ’68 non producono a Mirandola movimenti eclatanti, gli studenti provengono in larga parte dai comuni limitrofi, hanno un tempo di percorrenza medio di 50 minuti per tornare a casa in pullman ed in più nei pomeriggi liberi da impegni scolastici, essendo figli di contadini, spesso devono aiutare i genitori nei campi.

Il tempo di percorrenza Mirandola Modena in automobile, che all’inizio del decennio era di 20-25 minuti, negli ultimi anni salirà a 35-40 minuti; tuttavia gli insegnanti di Modena vengono volentieri a Mirandola.

Gli studenti, che nel primo anno erano 28, nel 1970 sono 478, fra tecnico e professionale.

Ubaldo Chiarotti

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