Le campane della Pieve di Quarantoli

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Foto della campana seconda, anno di fusione 1574

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LE CAMPANE DELLA PIEVE

II campanile della Pieve di Quarantoli risulta dotato di un concerto di quattro bronzi, come è tipico per la maggior parte dei campanili della porzione di Emilia- Romagna che va dal Modenese sino al mare; risale infatti alla seconda meta del XVI secolo la nascita della tradizione campanaria bolognese, che dalla citta pe­troniana si espanse via via verso le zone più remote della regione, arrivando ad accomunare – in tempi peraltro molto lunghi – le popolazioni emiliano-romagno­le in un unico metodo di suonare le campane.

Composizione dell’attuale concerto:

Campana Definizione in gergo Diametro Peso Nota Anno di fusione Fonditore
1A Grossa 83 cm 340 kg La3 1954 Crespi – Crema
2A Mezzana 66,5 cm 200 kg Re4 1574 Parmigiani Domenico – Casumaro
3A Mezzanella 55 cm 110 kg Mi4 1932 Brighenti – Bologna
4A Piccola 49,5 cm 75 kg Solb4 1932 Brighenti – Bologna

Nella scala musicale di LA i bronzi della Pieve suonano le note lA-4A-5A-6 mancando i toni di 2A e 3A. Questo accordo definito in gergo “di sesta , rical­ca la struttura tonale propria delle grandi basiliche di Bologna (dove ovviamen­te è proposto con bronzi di peso maggiore), e risulta molto inusuale nella zona della Bassa Modenese, unico esempio assieme al concerto campanario di San Possidonio.

È inoltre conservata a terra una campanella fuori concerto, di fonditore igno­to risalente al 1659; il diametro è di 25 cm, ed il peso di 20 kg circa; collocata originariamente sul campaniletto a vela soprastante il portone di ingresso laterale, segnava senz’altro l’inizio delle funzioni religiose.

Immagini e scritte riportate sui bronzi

Campana prima (detta “Grossa”)

Immagini: Crocifìsso, Maria Vergine, S. Francesco ed altro santo non identificato. Iscrizioni: “Parrocchia di Quarantoli Sac. Carlo Lambertini Parroco Anno 1954’’   ‘

Campana seconda (detta “Mezzana”):

Immagini: Vergine in trono e piccola crocifissione Iscrizioni: “Sancta Maria intercede prò Quarantulei populo”

Campana terza (detta “Mezzanella”):

Immagini: Madonna con il bimbo e S. Giovannino, Crocifìsso con due santi. Iscrizioni: “Caesar Brighenti Civis Bononiensis, Bononie refudìt A.D. MCMXXXII”

Campana quarta (detta “Piccola”):

Immagini: S. Bernardino da Siena e S. Possidonio

Iscrizioni: “Honor SS. Bernardini Sen. et Possidii dicavit Archipr. Albertus Fedozzi A.D. MCMXXXII – Caesar Brighenti Civis Bononiensis, Bononie fudit”

Utilizzo, note storiche e curiosità campanarie

La campana prima sostituisce il bronzo maggiore requisito dal governo fascista nel 1943 con lo scopo di farne cannoni, come accadde per moltissime altre presenti in Italia. L’attuale campana è opera delle Fonderie Crespi di Crema, che curarono nel secondo dopoguerra molte rifusioni nel territorio mirandolese; dei Crespi sono ad esempio alcune campane del Duomo di Mirandola, l’intero con­certo di Mortizzuolo, e le campane di San Martino Spino. La campana maggiore di Quarantoli è un bronzo dalla voce piena e rotonda; fino al momento del sisma veniva utilizzata da sola, a distesa, per il suono del mezzogiorno, ed insieme alle altre campane per i richiami delle sante Messe festive; nelle attuali condizioni di precaria sicurezza della torre campanaria, il suono è riprodotto a campana ferma, tramite elettropercussore esterno.

Una nota particolare la merita la campana seconda, risalente all’anno 1574, che viene attualmente utilizzata per il battito dell’orologio: per antichità si tratta della seconda campana conservata nella diocesi di Carpi, preceduta dalla sola campana dei defunti della chiesa parrocchiale di San Francesco in Carpi. Il fondi­tore, tale Domenico Parmigiani di Casumaro, apparteneva alla lunga generazione dei fonditori itineranti, che si spostavano di parrocchia in parrocchia per fondere i bronzi che venivano loro commissionati; questa campana è sicuramente stata fusa non lontano dal campanile della Pieve, dal quale da oltre quattrocentocinquanta anni effonde i propri rintocchi. La voce è quella tipica di una campana di sagoma antica, molto evocativa: essa conferisce al concerto un timbro del tutto particola­re che ben si adatta all’antichità del luogo.

La campana terza riporta l’iscrizione di una precedente campana, data­ta 1674, della quale la presente è la rifusione; è stata realizzata dalle Fonderie Brighenti di Bologna che, operanti sino al 1955 circa, fornirono al nostro territo­rio ottime campane.

La campana quarta – o piccola – risale allo stesso anno di fusione della terza: presumibilmente è proprio nel 1932 che, per volontà dell’Arciprete don Fedozzi il concerto delle campane della Pieve passa verisimilmente dal numero di tre a quattro bronzi complessivi, per consentire i suoni tradizionali “a doppio” ed a “scampanio” come avveniva già da tempo nelle zone limitrofe del mirandolese.

Notizie riguardanti lavori campanari nell’ultimo cinquantennio

Ora che abbiamo inquadrato le campane dal punto di vista storico e musicale, procediamo con una breve cronistoria riguardante il complesso campanario (l’insieme di attrezzature che sono necessarie alle campane per poter essere suo­nate) interessato nel corso degli ultimi sessant’anni da ripetuti lavori di modifiche e rinnovi.

La rifusione della campana maggiore, fornita nel 1954, riportò il concerto campanario della Pieve nel numero di quattro bronzi, sistemati su telaio in legno ed attrezzati secondo il sistema di suono a slancio locale tipico per tutti i concerti della zona; non sappiamo se il telaio di sostegno venne in quel momento rinnova­to, ma da quello che accadde in seguito è lecito supporre che la nuova campana fusa dai Crespi venne installata senza grandi modifiche in luogo della vecchia, vittima della requisizione bellica.

Il parroco don Carlo Lambertini, presumibilmente verso la metà degli anni ’60, fece sostituire i vecchi ceppi in legno con nuovi ceppi in ferro di tipo bilan­ciato, provvisti di ruote, che consentivano dal fondo del campanile un più agevole suono delle campane a distesa; una sola persona riusciva così finalmente a suona­re in movimento tutte le campane senza troppa fatica.

Il compromesso da accettare fu però il passaggio dal sistema di suono a slancio “modenese” al sistema di suono a campane bilanciate tipico delle zone del lombardo-veneto: ne conseguì una resa più sorda e ferrigna, che sicuramente molti quarantolesi ricordano. In quel momento si modificò in maniera sostanziale anche il telaio di sostegno delle campane, probabilmente ormai malsicuro, appli­cando elementi in ferro di rinforzo, rimasti fino al 2005.

Le campane vennero poi elettrificate dal parroco don Franco Tonini, quando con l’applicazione di motori per il suono delle campane a distesa ed elettroper­cussori per il suono delle campane a rintocchi, i bronzi vennero automatizzati in modo completo.

Le campane sono rimaste in funzione fino a pochi anni orsono con tale tipo di suono, sino a che guasti sempre più frequenti – a causa dei quali le campane risultavano spesso ferme e continuamente mal funzionanti – hanno costretto a scelte definitive e radicali, prima tra le quali la decisione di riportare sulla torre il sistema di suono locale, tipico del modenese.

Per consentire di eseguire le operazioni di rinnovo nel modo più organico e completo si è proceduto alla rimozione del vecchio impianto elettrico, allo smon­taggio delle campane e dei relativi accessori di fissaggio ed alla demolizione completa del vecchio telaio di sostegno; tutto il materiale è stato rimosso dal tetto della cella campanaria, in occasione dei concomitanti lavori di restauro del cam­panile tramite la gru di cantiere installata dietro l’abside.

Si è dunque proceduto alla costruzione del nuovo telaio di sostegno, realizza­to secondo la tipologia tipica modenese, prevedendo le campane allineate all’in­terno della cella campanaria con le due campane maggiori centrali e le due cam­pane piccole esterne; anche i ceppi di sostegno delle campane sono stati realizzati secondo il sistema “a slancio”; le campane sono state pulite tramite sabbiatura ed accordate con una delicata operazione di limatura che ha interessato tutti i bronzi, fino a quel momento mal accompagnati tra loro per scarso accordo. Queste ultime operazioni hanno consentito di raggiungere un risultato acustico molto gradevole e quasi “insperato”; il concerto delle campane è migliorato molto in fatto di ac­cordo, armonia e tempi di vibrazione, molto più lunghi ed argentini; infine, sono stati realizzati nuovi battagli in ferro dolce, anch’essi di tipologia “a slancio”.

L’impianto di elettrificazione è stato realizzato “a doppio sistema”: è cioè prevista la possibilità di disattivare la parte automatica dei motori per poter suo­nare le campane in modo tradizionale a corda, in occasione della sagra o in parti­colare festività, ricorrendo ai gruppi di maestri campanari presenti sul territorio; naturalmente questi aspetti, che hanno consentito di gustare un così particolare concerto sino al sisma del 2012, sono attualmente penalizzati dalla situazione post-sisma, in cui le campane vengono suonate ferme, tramite elettropercussori esterni, aspettando di poter sprigionare di nuovo la loro piena armonia a restauri ultimati.

Marcello Pollastri

Tratto da: Pieve di Quarantoli 1114 – 2014 – Nove secoli per una rinascita

A cura di Bruno Andreolli e Ubaldo Chiarotti

Anno 2016

Particolare della campana con un dettaglio delle sue decorazioni.

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2 Responses to Le campane della Pieve di Quarantoli

  1. SEGNALAZIONE ERRORE

    Nella descrizione dei corpi sonori, la nota emessa dalla Campana con il suono più acuto è asserita essere Sol bemolle: purtroppo, in un clima come il nostro, drogato dall’indiscriminata applicazione del temperamento equabile, la cosa potrebbe passare inosservata, ma, essendo in un contesto di Re maggiore, quella nota è da scriversi come Fa diesis.
    Cordiali saluti.

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