La casa rurale nella Bassa Modenese

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                                        Iris Bergamini

LA CASA RURALE NELLA BASSA MODENESE.

La casa ad elementi contigui e la casa ad elementi separati *

  1. Premessa

Ci sono ormai diversi studi sulle ville d’Italia e sull’architettura rurale del territorio nazionale, ma ben poco è stato scritto sulle costruzioni rurali modenesi, che rappresentano un patrimonio culturale notevole in continua evo­luzione per il loro adattamento alle nuove esigenze agricole o per l’abbando­no completo cui esse sono soggette a causa dell’esodo continuo verso i paesi.

Si è ritenuto perciò necessario e doveroso fare al più presto un censimen­to dell’architettura nelle nostre campagne per rilevarne le particolari caratteristiche. È stato un lavoro estremamente interessante, ma non privo di nume­rose difficoltà; la mancanza infatti di bibliografia o di un qualsiasi altro stu­dio su questo tipo di architettura nel nostro territorio e la reticenza di alcuni proprietari a lasciar visitare e fotografare le loro case è stata di notevole osta­colo per la raccolta del materiale. Per eseguire questo lavoro di preparazione sono state usate schede opportunamente compilate per tale tipo di indagine, in modo che dalla loro lettura emergessero le caratteristiche principali di ogni costruzione al fine di poter ricondurre tutta l’architettura rurale della Bassa Modenese ad alcune tipologie ben definite, tralasciando i particolari che avrebbero portato ad una singola descrizione di ogni esemplare

Fig.1 - "Cà Grande" Finale Emilia

Fig.1 – “Cà Grande” Finale Emilia

Fig.2 - "Pratograsso" - Camposanto

Fig.2 – “Pratograsso” – Camposanto

Fig.3 - "Cà Bianca" - San Felice sul Panaro

Fig.3 – “Cà Bianca” – San Felice sul Panaro

Fig.4 - "Malacompra" San Felice sul Panaro

Fig.4 – “Malacompra” San Felice sul Panaro

  1. Casa ad elementi contigui o giustapposti

Nel territorio comprensoriale della Bassa pianura modenese, benché esso sia abbastanza limitato, possiamo trovare una tipologia edilizia rurale molto varia. I numerosissimi esempi rilevati durante un sommario censimento sono facilmente riconducibili a tre dei quattro tipi segnalati in Italia dal Biasutti  ed ampiamente trattati da altri studiosi quali l’Ortolani e il Gambi.

L unica forma che non appare o che probabilmente è scomparsa completamente, è la casa unitaria dove l’abitazione si sovrappone al rustico.

Abbastanza diffusa è invece la casa ad elementi contigui o giustapposti dove sotto uno stesso tetto sono raccolte sia l’abitazione che il rustico, dispo­sti una accanto all’altro e generalmente separati da un « portico » o andro­ne. L intera costruzione si presenta come un grosso edificio di forma allun­gata e non molto alto, con il tetto sempre a due spioventi, a volte interrotto da un dislivello di qualche decina di centimetri che sottolinea lo stacco fra l’abitazione del colono ed il rustico. È la forma di edilizia rurale più econo­mica per le piccole e medie aziende del comprensorio; in una sola costruzio­ne sono compresi generalmente tutti gli elementi indispensabili della dimora rurale. Troviamo la stalla sottostante ad un ampio fienile, che può essere in alcuni casi aperto su un lato; a volte il rustico è affiancato da una « barchessa » .

L’abitazione, generalmente di forma molto semplice, è posta quasi sem­pre con la facciata principale a sud, o ad oriente, forse per essere più ripara­ta dai freddi dell’inverno. All’interno di questa troviamo una cucina ed una cantina al pianterreno, mentre al primo piano sono ospitate le camere da letto, è raro trovare un secondo piano, al massimo possiamo notare, in qual­che edificio, la presenza di una soffitta con funzione di granaio, alla quale si accede molto spesso con una scala di legno, fissata ad una parete in maniera rudimentale e, molte volte, non perfettamente stabile.

L intera costruzione, un tempo, era sempre molto fredda e umida: l’unica fonte di calore era data infatti da un camino di dimensioni modeste posto nella parete esterna della cucina ed evidenziato dalla presenza del comignolo sul tetto. Oggi il riscaldamento delle stanze è affidato ad una o più stufe a legna oppure, ma molto raramente, ad un moderno impianto centrale.

Un esempio molto bello lo troviamo nel Comune di Finale Emilia, lungo il corso del Canale Diversivo: la « Ca’ Grande » (vedi fig. n. 1); ha un aspet­to massiccio ed unitario, è affiancata solo da due altre costruzioni, probabilmente molto più recenti: la concimaia ed una « barchessa » o porticato per gli attrezzi. La facciata principale è interrotta da un ampio portico che divide simmetricamente l’abitazione dal rustico; da notare le finte finestre nella pa­rete nuda del fienile: sono probabilmente un tentativo di estetica architetto­nica per renderla più elegante, meno monotona e, nello stesso tempo, in sim­metria con la facciata dell’adiacente abitazione. Possiamo quindi trovare ac­canto a strutture esclusivamente funzionali, quali possono essere gli elementi del rustico, anche una certa, benché minima, ricercatezza nelle linee architet­toniche. Il rustico è composto da due stalle « doppie » al piano terreno e da un enorme fienile chiuso al piano superiore; l’unica apertura rimane nella parte posteriore dove generalmente veniva collocata la paglia. Oggi l’edificio, raggiungibile solo attraverso l’argine del canale, è completamente abbando­nato.

Un secondo esempio di casa ad elementi giustapposti, leggermente diver­so dal precedente, lo possiamo vedere nella casa « Pratogrosso » in località Gorzano, in Comune di Camposanto (vedi fig. n. 2). Il rustico, addossato all’abitazione nella parte a nord, è notevolmente più ampio di quest’ultima. Non si nota più quindi la simmetria rilevata nell’esempio precedente, anzi il dislivello di circa un metro nel tetto stacca nettamente il fienile dalla dimora del colono. Nel complesso però l’edificio mantiene le caratteristiche generali della casa ad elementi giustapposti: esso rimane di forma allungata e relativa­mente bassa, con il tetto a due spioventi; il rustico resta diviso dall’abitazio­ne e non si nota alcuna compenetrazione tra loro. La cucina, caratterizzata dalla presenza del camino situato sulla parete esterna, e la cantina col pavi­mento in terra battuta, semibuia ed abbastanza fredda, collocata nella parte settentrionale della casa, assieme ad un altro vano di indefinibile uso, costi­tuiscono il piano terreno dell’abitazione. Il primo piano è occupato invece dalle camere da letto, mentre la soffitta, alla quale si accede con una seconda scala in cotto, è adibita a magazzino per la legna e a ripostiglio. Il rustico è composto da una stalla doppia al pianterreno, mentre il piano superiore è occupato dal fienile: si tratta di un unico ampio vano, molto alto, interamen­te chiuso, con due sole aperture nella parte anteriore attraverso le quali vie­ne immagazzinato il fieno per l’inverno. Separa le due costruzioni il grande androne centrale aperto su due lati, che è una delle caratteristiche di questa tipologia. Accanto all’edificio principale c’è un’ulteriore costruzione dove so­no ospitati altri tipi di rustici, che i geografi chiamano con il termine generi­co di «annessi»; in questo caso troviamo due porcili sottostanti ad un pol­laio e al forno; posteriormente è collocato uno stallino per i cavalli.

Esempi di questa tipologia rurale ne troviamo parecchi, sparsi un po’ ovunque nel comprensorio della Bassa pianura modenese; è difficile quindi trovare un luogo particolare dove tale tipo di casa si sia diffuso maggiormen­te ed abbia influenzato i territori limitrofi. È interessante però sapere che anche nel Reggiano detta costruzione è molto diffusa e che comunque questa tipologia non è tanto legata ad un territorio in particolare, quanto invece ad un modo di conduzione dei terreni. Infatti, come si è detto all’inizio essa è molto semplice, occupa poco spazio, non ha alcuna pretesa architettonica e, per di piu, la dimora del colono è spesso meno comoda e spaziosa del rustico destinato ad ospitare gli animali domestici. Inoltre dette costruzioni sono tipiche dei fondi non molto estesi e abitate da mezzadri o da coloni, mai dai proprietari, che non hanno nessun interesse ad apportare delle migliorie alle abitazioni”.

3. Case ad elementi separati

E il tipo di casa più diffuso; la sua caratteristica principale è quella di avere abitazione, rustico e servizi, ospitati in edifici nettamente staccati tra loro. Questa tipologia ha avuto una particolare fortuna per la sua funzionali­tà: la disposizione, infatti, ad elementi separati permette la libera circolazione degli animali coi carri intorno agli edifici; inoltre, per la lavorazione della canapa (diffusamente coltivata ed apprezzata fino ad alcuni decenni fa, ma ora quasi completamente sostituita da altri tipi di colture) e del grano (un tempo trebbiato sull’aia e raccolto quindi in grossi covoni davanti alla casa) erano necessari grandi spazi liberi fra un edificio e l’altro.

L’abitazione è generalmente molto ampia e tozza, di volume comunque inferiore a quello del rustico (stalla – fienile), col tetto a due o quattro spioventi; a pianterreno si trovano una o due cucine, gli scantinati e un riposti­glio, ai quali si accede da un corridoio centrale d’ingresso, che a volte è co­stituito da un ampio vano o loggia senza finestre, ma con due porte poste una di fronte all’altra. Nella cucina, pavimentata generalmente con mattoni in cotto, non è raro trovare un grosso camino sulla parete esterna che un tempo serviva sia per il riscaldamento che per la cottura dei cibi; gli scanti­nati hanno quasi sempre i pavimenti in terra battuta e sono adibiti a cantine per la conservazione dei vini e di altri prodotti agricoli, o a magazzini per i piccoli attrezzi. Nel sottoscala, comunicante con la cucina, è collocato l’ac­quaio, un tempo però sfornito di acqua corrente. Una scala, generalmente in cotto, conduce al primo piano dove vi sono le camere da letto i cui soffitti sono sostenuti da un sistema di travature in legno; tra il primo piano ed il tetto c è una soffitta la cui luce è fornita solo da piccoli finestrini situati im­mediatamente sotto il tetto.

Il rustico, che accoglie nel medesimo edificio gli animali ed il fieno, è costituito da un’ampia costruzione col tetto a quattro o a due spioventi: comprende la stalla a pianterreno ed il fienile nella parte superiore; accanto a questi, ma sempre sotto lo stesso tetto, può esservi un vano aperto sull’esterno attraverso un porticato. Da questo si può raggiungere con una scaletta mobile di legno 0 fienile che è comunicante anche con la stalla sottostante per mezzo di una botola, tramite la quale veniva calato il fieno nei giorni invernali. La stalla è un ambiente rettangolare, caratterizzato dalla presenza di una corsia centrale che divide l’intero spazio in due parti specularmente uguali; ai lati di questa, infatti, due file di pilastri o colonne, unite al muro da traverse di legno o in muratura alte poco più di un metro, delimitano le «poste» (spazi riservati ad una coppia di bovini); le mangiatoie, anch’esse in legno, sono situate contro i muri longitudinali.

Un esempio abbastanza interessante ci è fornito dalla « Ca’ Bianca » in località San Biagio in Comune di San Felice s.P. (vedi fig. n. 3).

Gli edifici bassi e di forma allungata col tetto a due spioventi richiamano molto nella loro struttura la tipologia delle case ad elementi contigui, anche se in questo caso l’insieme risulta più complesso. L’abitazione, di notevoli dimensioni, ospita due cucine, una cantina ed altri tre vani di cui è molto difficile definire l’uso; nel piano superiore sono collocate le camere da letto a diretto contatto col tetto in legno ricoperto di tegole.

Il rustico, leggermente più ampio dell’abitazione, è posto nella parte occidentale dell’intero complesso; il fienile e la stalla ospitate in questo edificio hanno le stesse caratteristiche generali, precedentemente descritte, del rustico nella casa ad elementi separati; è interessante invece notare il portico ante­riore, dove i quattro archi a tutto sesto, sono sostenuti da tre coppie di co­lonne in marmo nel centro e da due addossate ai pilastri posti negli angoli della costruzione. Lateralmente un’apertura molto ampia, che richiama le arcate anteriori, permette l’accesso dei carri pieni di fieno o di paglia.

Una piccola costruzione rustica, che appare accanto all’abitazione, ospita due porcili sovrastati dal forno e dal pollaio; poco distante possiamo notare il pozzo costruito ancora secondo vecchi schemi: due pilastri quadrati sostengono una trave centrale, alla quale è appesa una carrucola per far scorre­re la catena col secchio; il tutto è coperto da un tetto a capanna. Il pozzo era un elemento indispensabile per le aziende di un tempo, quando cioè gli acquedotti non erano ancora diffusi in forma capillare; infatti serviva sia per abbeverare il bestiame, sia per soddisfare i molteplici bisogni domestici.

La casa « Malacompra » (vedi fig. n. 4), situata in Via Tassi nel Comune di San Felice sul Panaro, racchiude in sé tutte le caratteristiche generali della tipologia in esame: ne è forse uno degli esempi più rappresentativi. È molto interessante notare l’equilibrio che c’è tra gli edifici principali: essi sono alli­neati uno accanto all’altro ed hanno un volume ed una forma esterna molto simili; sono entrambi, infatti, a base quadrata e ricoperti da un tetto pirami­dale. La costruzione annessa comprende le porcilaie ed alcuni vani adibiti, a magazzino.

Altri esempi di costruzioni che hanno le caratteristiche richieste per far parte di questa tipologia, si trovano sparsi un po’ ovunque in tutto il territorio comprensoriale. Ciò sta ad indicare che non esiste una zona particolare di diffusione, ma accanto a case ad elementi contigui, precedentemente de­scritte, si possono trovare case ad elementi separati, senza che si noti alcun particolare criterio di diffusione dell’uno o dell’altro tipo. Questa compene­trazione di varietà tipologiche è dovuta probabilmente a cause di ordine geo­grafico, storico ed economico. Si può aggiungere però che questa tipologia, con le caratteristiche descritte nella parte generale, è molto diffusa nella vici­na provincia di Bologna; molto spesso questa costruzione è collocata su un fondo di dimensioni medio-grandi e generalmente è abitata dal proprietario che coltiva direttamente il podere.

  1. Conclusione

Ovviamente non tutte le nostre case rurali hanno caratteristiche tali da poter essere riconducibili a queste due tipologie, anche se restano comunque le più diffuse nel territorio. Ci si riserva pertanto di potere, in un prossimo futuro, descrivere altri esempi di architettura rurale quali la corte aperta, la corte chiusa, la torretta o colombaia e la villa in campagna: esempi più rari, ma non privi di interesse.

Infine è interessante notare che queste costruzioni erano inserite in un paesaggio rurale completamente diverso ed oggi difficilmente reperibile. L’a­spetto, infatti, che avevano i poderi qualche decennio fa con i filari, a volte doppi, di olmi o di pioppi attorno ai quali erano intrecciate e sospesi i tralci delle viti, è completamente cambiato: le viti, infatti, ora sono disposte in vi­gne secondo moderni schemi e sostenute da pali in cemento. Gli alberi da frutta, poi, appaiono tutti allineati in uno spazio ben studiato e calcolato in modo da poter permettere il passaggio nel frutteto di trattori e di altri mezzi meccanici senza tuttavia il minimo spreco di terreno. Dove non appaiono queste piantagioni, le campagne sono spoglie e prive di qualsiasi tipo di pianta ornamentale; tutto ciò permette uno sfruttamento più razionale e completo dei terreni, ma ha completamente ed irrimediabilmente cambiato l’aspetto delle nostre campagne.

* Questo articolo è tratto dal capitolo II della mia tesi di laurea intitolata Ville e case rurali nel Comprensorio della Bassa Pianura Modenese, discussa nell’anno accademico 1971/72 presso la Facoltà di Magistero di Bologna, corso di Laurea in Materie Letterarie, relatore la prof.ssa Anna Maria Matteucci, docente di Storia dell’Arte presso detta Facoltà.

Iris Bergamini

Tratto da: “La Bassa Modenese – Storia, tradizione, ambiente”

Quaderno 2 – Anno 1982


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