La bugada – Il bucato

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Quando in primavera si apriva la stagione as fava bugàda, as lavava i linsòi, li frudéti di cusìn, tuta la roba che as era mis sul lèt durante la cattiva stagione, l’inverno.

In autunno si ripeteva. I capi corti si lavavano nel mastello ogni settimana.

Per un anno intero si era messa da parte la cenere della stufa e del focolare, cenere che serviva per fare la smóia, la lésia, il detersivo di una volta, indispensabile per il bucato. Nel periodo di guerra il sapone scarseggiava perciò si faceva in casa: si mettevano ossi animali in un parulìn con della soda caustica, si faceva bollire, si rovesciava tutto in uno stampo ottenendo un sapone che era meglio di niente.

Per fare la lésia si sistemava al paröl su la furnasèla, si riempiva di acqua tràta dal pós cun al caldarìn, si faceva fuoco e quando era lì lì par bóiar as bufava déntar la séndra e si faceva bollire per circa un’ora.

Dentro al sòi erano sistemati i panni da lavare sopra ai quali si stendeva un telo che serviva da filtro per la cenere: piano piano si travasava la lésia bollente del paiolo fino al riempimento. Quando il tutto era intiepidito, tolto il telo si incominciava a sbàtar al linsöi su l’as disposto di traverso sul sòi. Occorrevano braccia robuste, a sa sbatéva, si insaunava, as dava §ó cun la spaseta, as metéva a moi, as tirava su e a sa stricava, una la girava al linsòi da ‘na banda e una da cl’altra.

Per risciacquare di solito si andava in dal màsar a dlà Strupasera, ma se l’acqua scarseggiava si caricava tutto su la baròsa e cun la sumàra a s’andava in bunifica.

Tornati a casa si tiravano le corde (li sòghi) tra gli alberi con i pali di sostegno: le lenzuola venivano stese al sole e al vento di primavera. Una volta asciugati a s’agh dava un colp col ferro da stiro a brace e si riponevano nel canterano.

La bugàda l’èra fata!

Tratto da “Giochi lavori, ricordi di un tempo” di Ado Lazzarini 2017

Il libro è in vendita a 10 €

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