“Far calendri” (Fare calende)

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“Far calendri”

“Far calendri” era un’usanza per prevedere il clima nelle stagioni a venire,
e pianificare di conseguenza il lavoro nei campi.

Dalla testimonianza di Mauro Luppi di Cavezzo.

Le giornate dal 1° al 12 gennaio (“calendri”, calende) e dal 13 al 24 gennaio (“dascalendri”, controcalende) servivano per fare le previsioni meteorologiche dell’intero anno: sul primo gennaio si traevano indicazioni riguardo al tempo del mese di gennaio, sul 2 di gennaio riguardo al mese di febbraio, e così via fino al 12 di gennaio che era, per così dire, la miniatura del mese di dicembre. Dal 13 al 24 gennaio l’abbinamento veniva fatto a ritroso: il 13 gennaio dava le indicazioni meteorologiche per il mese di dicembre, e così fino al 24 gennaio, il cui tempo raffigurava le previsioni per il mese di gennaio. I dati venivano trascritti uno per uno sul calendario “Al Barnardon”, che restava affisso alla porta della cantina. A questo punto, dal confrontro tra “calendri” e “dascalendri”, si ricavava una specie di previsione media su ognuno dei dodici mesi dell’anno. Ma non è finita qui; infatti la meteorologia del 25 gennaio, nel calendario dedicato alla conversione di San Paolo (“San Pàval di segn”, cioè “San Paolo dei segni”) forniva gli elementi per un riesame complessivo delle previsioni. Se il giorno di San Paolo il tempo era brutto, venivano accentuati gli elementi positivi delle previsioni e mitigati quelli negativi, se invece il tempo era bello, di ogni previsione diventavano più forti gli aspetti negativi. “Ad calendri e ad dascalendri a n’am’n’in cur, basta che al dè ad San Pàval al vaga scur”.

Mauro Luppi

Tratto da : Il setaccio della memoria

Autore: Chiara Fattori

A cura del Comune di Cavezzo

Anno: 2000

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