Quend a la sira andavan in d’la mlunara

Commenti disabilitati su Quend a la sira andavan in d’la mlunara San Martino Spino raccontato da Andrea Bisi

Quest’anno a San Martino ci sarà la Sagra del cocomero numero 45, ma di casot a d’la mlunara agh’nè poc, par dirla tuta, an s’in ved brisa!

Sembra ieri quando al mlunar “Bindoni” aveva il casotto di fianco alla caserma dei carabinieri, oggi villa Trombella, e per i giovani, la sera era la scusa buona per portarci la ragazza a mangiare una fetta di cocomero e star soli, senza la”badante” (perchè le badanti c’erano anche una volta: erano le mamme, le nonne o le sorelline piccole che facevano la guardia ai morosi )

Il melonaio teneva i  cocomeri al fresco in fosse scavate nel terreno profonde oltre un metro, ma qualche melonaio le faceva ancora più profonde, per cui occorreva una scaletta per andarle  a prendere, così  le cocomere rimanevano più fresche e poi, togliendo la scala, si riducevano i furti notturni.

Perchè nel casotto, protetto dal sole da piante di girasoli o di zucche (piante che crescono in fretta) il melonaio ci dormiva la notte, per difendere dalle manoleste il suo raccolto.

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Ma la morte del cocomero era tenerlo al fresco nel pozzo, si calava con un cesto legato ad una corda e si raccoglieva dal fondo del pozzo, sempre con la cesta, ma appesantita da un paio di mattoni, si catturava il cocomero andandoci sotto col cesto semi-affondato ed il gioco era fatto.

Quando si voleva gustare un cocomero la sera tardi, per i bambini era una festa, vedere papà legare una candela accesa, un metro sopra il cesto e calare la fune nel pozzo: la cosa assumeva qualcosa di magico e di fuori dal comune.

Andrea Bisi

Al mlunar Galileo Reggiani con una dei suoi dolcissimi cocomeri “Charleston”, immortalato nella sua melonaia, oggi   campo sportivo della Sanmartinese Calcio.

Galileo con i fratelli  è stata una stirpe di cocomerai che ha insegnato a tutto il paese questa coltivazione, attività che per molti anni è stata una grossa parte della nostra economia agricola.

La foto è tratta da “San Martino Spino Album di Famiglia” anno 2002

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