Lo stemma di Mirandola è rappresentato da un capriolo (in araldica significa un insieme di banda e sbarra che si incontrano in alto, nel cosiddetto punto di onore, in francese Chèvron) d'oro in campo azzurro, in uno scudo sormontato da una corona principesca a undici punte pomate e circondato da due rami, uno d'alloro e uno di quercia.
Piazza Umberto I e Palazzo del Municipio - Gent.conc. Roberto Neri
MIRANDOLA
Mirandola è il capoluogo del Comprensorio, di cui è il centro più abitato. La popolazione al 31/12/81 è di 22.036 abitanti. Altitudine: metri 18 sul livello del mare. Frazioni: S. Giacomo Roncole, Cividale, Mortizzuolo, Quarantoli, S. Martino Carano, Tramuschio, S. Giustina Vigona, Gavello e S. Martino Spino.
CENNI STORICI
Il primo documento storico che parla di Mirandola risale al 1050, ma è certo che la zona mirandolese fu abitata circa 2.000 anni prima di Cristo. Insediamenti dell’età del bronzo sono stati ritrovati in varie località, fra cui la Tesa, la Falconiera. Sono sette gli insediamenti dell’età del bronzo ritrovati in territorio mirandolese. Altri reperti indicano che la zona di Mirandola fu abitata anche in epoca romana.
Nel secolo VII la zona entra a far parte del dominio longobardo ed è in questo periodo che la città viene fondata nel suo primo nucleo. Mirandola significa infatti “piccola vedetta” e certamente si tratta di un luogo fortificato eretto dai Longobardi nei pressi dei confini con il bizantino Esarcato di Ravenna. Più tardi Mirandola diviene territorio dell’Abbazia di Nonantola. Poco dopo il Mille, Mirandola entra a far parte dei domini del Conte Bonifacio di Toscana, e poi della figlia Contessa Matilde di Canossa. Da questa il territorio è ceduto in enfiteusi al capitano Ugo di Manfredo, dal quale ha origine la famiglia Pico. Primo signore di Mirandola diventa Francesco Pico; insignito del titolo di Vicario imperiale dall’Imperatore Enrico VII di Lussemburgo, nel 1311.
I Pico mantengono la Signoria fino al 1709, attraverso alterne vicende. Nel 1710 Mirandola e il suo piccolo Stato vengono ceduti a Rinaldo I d’Este, Duca di Modena, per la somma di 175.000 doppie d’oro. Dal 1710 fino al 1796, Mirandola segue le sorti del Ducato di Modena. Nel 1796 entra a far parte della Repubblica Cispadana, dipartimento del Panaro.
Nel 1797 fa parte della Repubblica Cisalpina e nel 1805 del Regno d’Italia, sempre sotto il controllo di Napoleone. Nel 1814, con la Restaurazione, ritornano gli Estensi con il Duca Francesco IV d’Austria-Este.
Nel 1859 il nuovo Duca Francesco V è costretto a fuggire e Mirandola viene a far parte del Regno di Sardegna e, con il 1861, del Regno d’Italia.
Importante la partecipazione dei Mirandolesi alle lotte del Risorgimento.
Eccezionale il contributo offerto da Mirandola, negli anni che vanno dal 1943 al 1945, alla lotta democratica della Resistenza, che porta alla giornata di Liberazione del 22 Aprile 1 945. Da questa data riprende la vita democratica.
MONUMENTI
Il monumento più importante di Mirandola è certamente la chiesa di S. Francesco.
Fu edificata in forme più ridotte rispetto alle attuali nel 1286-87, ad una sola navata con tetto a capanna. Fu riedificata nelle forme attuali nel 1400 da Costanza Pico. La chiesa è di stile gotico-ogivale.
All’interno, nella navata di sinistra (per chi entra), è da notare il monumento a Giovanni Pico, opera dello scultore Giuseppe Pisani (1824),
poi le famose tombe dei Pico, tutte sistemate a cassone pensile contro il muro esterno. La prima contiene le spoglie di Galeotto I Pico e della moglie Bianca Maria d’Este.
L’autore è ignoto. Segue la tomba di Prendiparte Pico e della moglie Caterina Caimi. È il capolavoro di Paolo di Jacomello di Venezia. Fa seguito la tomba di Spinetta Pico e della moglie Euride Papazzoni, di autore ignoto, con la restante tomba di Giovanni Francesco I Pico e della moglie Giulia Boiardo, genitori del famoso Giovanni Pico. Di rilievo nella chiesa di S. Francesco anche la cappella della Madonna di Reggio, eretta nel 1654 da Alessandro II Pico.
Altro monumento insigne di Mirandola è il castello dei Pico, che domina il lato Sud-est di Piazza Costituente. Il Castello, probabilmente sorto su una ”motta” dove si insediarono uomini primitivi, trae la sua origine dai tempi longobardi. Solo dopo il Mille viene rafforzato e certamente esiste già nel ‘200.
Infatti nel 1267 i Modenesi radono al suolo l’ “oppidum mirandulese”. Nel 1306 Francesco Pico lo ricostruisce. Viene poi allargato e potenziato dai vari Signori Pico, fino a farlo diventare uno dei castelli più importanti della valle padana. Una paurosa esplosione, nella notte dell’ 11 Giugno 1714, distrugge quasi completamente il castello dei Pico. Oggi restano, di autentico, le Logge dei Pico (che sono visibili dalla strada di circonvallazione), mentre la Torre che guarda la piazza è solo una ricostruzione non proprio esemplare degli anni ’30.
Il Palazzo Comunale, sede del Municipio, che chiude il lato sud di Piazza Costituente, è il monumento più significativo del Rinascimento a Mirandola.
La facciata, mossa da un portico a sei archi, di pura linea rinascimentale, risale al 1468 e fu costruita da Galeotto I Pico. La parte posteriore del Municipio fu aggiunta al nucleo centrale nel 1748. All’interno, di rilievo, la “Sala Granda”, con soffitto a cassettoni destinata ad aula consiliare.
Nel colonnato esterno, in alcune colonne sono scavate le impronte delle unità di misura anticamente in uso nello stato della Mirandola: la pertica, il braccio e il piede mirandolesi. Sempre all’interno del Municipio, nella Sala gialla , un notevole quadro del ‘500 raffigurante Giovan Francesco II Pico.
Il Duomo di Mirandola, che sorge in piazza Conciliazione, è una bella chiesa di stile gotico la cui costruzione fu ultimata da Galeotto I e Anton Maria Pico nel 1470. La facciata è in stile gotico. All’interno, diviso in tre navate, vi sono quadri del ‘600 e del ‘700 di buona fattura.
Di fianco al Duomo sorge l’oratorio del S.S. Sacramento, una chiesa sconsacrata eretta tra il 1607 e il 1610, con una bella facciata in cotto a vista.
Altra chiesa mirandolese di notevole interesse è la chiesa del Gesù, iniziata nel 1621 da Alessandro I Pico e assegnata poi alla Compagnia dei Gesuiti. La facciata della chiesa è incompiuta ma l’interno è ricco di significative opere d’arte. In particolare sono di grande valore gli stucchi dello scultore Pompeo Solari, risalenti al 1680, le statue, che sono opera di Petronio Tadolini di Bologna, risalenti intorno al 1760 e infine gli altari di legno intagliato. Di grande valore artistico il Crocefisso e gli altari realizzati da Paolo Bonelli, una delle maggiori personalità della lavorazione del legno. Queste opere d’arte risalgono alla fine del XVII secolo.
In fondo a piazza Costituente, sul lato settentrionale, sorge l’Oratorio della Madonnina, dedicato alla beata Vergine della Porta. Fu realizzato nel 1602 dal principe Federico il Pico per onorare l’immagine della Vergine dipinta sul muro della porta della città, immagine alla quale la pietà popolare aveva attribuito la fine di una breve ma violenta epidemia di peste, detta la “burraschetta”.
L’Oratorio, eretto su progetto dell’architetto reggiano Francesco Pacchioni, ha una piccola cupola e una facciata neoclassica aggiunta nel 1868. All’interno opere d’arte di buon valore fra cui, appunto, l’immagine della Madonna.
A breve distanza sulla piazza, il monumento a Giovanni Pico, eretto nel 1963 e opera dello scultore modenese Vittorio Magelli. Il monumento porta quattro medaglioni raffiguranti Savonarola, il filosofo Marsilio Ficino, il letterato Angelo Poliziano e Lorenzo il Magnifico.
Nel parco cittadino si possono notare il monumento al mirandolese Francesco Montanari morto durante la spedizione dei Mille e il mausoleo che ricorda i partigiani mirandolesi caduti nella guerra di Liberazione.
Di notevole interesse a Mirandola è anche la biblioteca comunale, che risale al 1868. È ospitata attualmente nel palazzo di piazza Garibaldi che accoglie anche istituti scolastici e raccoglie un ingente patrimonio librario.
Il museo civico di Mirandola, accolto nella stessa sede della biblioteca, si divide in due settori principali, la pinacoteca e la sezione archeologica. La pinacoteca mirandolese accoglie circa 35 dipinti, principalmente ritratti di personaggi della famiglia Pico. Di rilievo opere di Sante Peranda, Francesco Stringa, del fiammingo Justus Susterman, di Costanzo Bonomi e di Pietro Faccini.
Il museo offre anche spazio alla “Zecca della Mirandola” con medaglie e monete che vanno dall’epoca romana fino ai tempi del Ducato di Modena.
La sezione archeologica presenta reperti che risalgono all’età del bronzo: oggetti di varia natura raccolti negli insediamenti della Tesa, Pavignane, Cà Bianca, Palazzo, Falconiera e Boccazzola. Esistono anche reperti dell’età romana risalenti al tardo impero.
Per concludere il nostro discorso su Mirandola, possiamo accennare al fatto che nei dintorni della città sorgono alcune interessanti costruzioni antiche, per lo più ville padronali situate al centro di notevoli proprietà terriere.
A nord-ovest di Mirandola, sulla strada per Concordia, fa spicco l’edificio detto “La Marchesa”, una solida costruzione del ‘700, mentre sulla statale in direzione di San Giacomo Roncole sono visibili le ville Pacchioni e Garusi, nonché villa Zani circondata da una stupenda area verde.
Infine non va dimenticata la chiesa parrocchiale di San Martino Carano, situata a circa due chilometri dal centro.
L’edificio sacro fu ricostruito dai Pico nel 1599 e poi rifinito nel 1619.
Apprezzabile l’affresco baroccheggiante che raffigura San Martino a cavallo, opera del modenese Nino Salvarani.
E per concludere un cenno all’oratorio della Madonna della via di Mezzo, che risale al 1929 ma che sostituisce una chiesa precedente risalente alla fine del secolo XV. Il luogo è celebre perchè nel 500 e 600 fu sede del Tribunale dell’Inquisizione. In questo luogo, che era tenuto dai frati domenicani, furono celebrati numerosi processi ai tempi della Controriforma nei confronti di persone accusate di stregoneria o di eresia. Centinaia furono le condanne a morte.
L’attuale tempietto conserva un bellissimo altare in scagliola che è uno dei migliori esempi di opere in scagliola del secolo XVII. L’altare è opera dei carpigiani Giovanni Pozzuoli e Gian Marco Barzelli.
Giuseppe Morselli
Tratto da: Guida storica e turistica della Bassa Modenese.
A cura di Giuseppe Morselli
Anno 1982