Le superstizioni – Non è vero, però ci credo.

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LE SUPERSTIZIONI

Diciamo subito che c’è chi è convinto che porti sfortuna non parlare delle superstizioni, secondo il vecchio principio del “non è vero ma ci credo”. Senza accennare ai vecchi luoghi comuni del gatto nero che ti attraversa la strada e del passare sotto una scala aperta, si potrebbe in questa sede accennare ad una brevissima sintesi delle credenze in uso una volta nelle nostre campagne, ma anche nei centri abitati.

Tanto per cominciare vediamo come ci si doveva comportare al mattino presto: quando ci si alzava dal letto era quanto mai oppor­tuno mettere a terra prima il piede destro, poi il sinistro. Erano esentati da questo rito coloro che erano mutilati del piede destro. Già abbiamo accennato alle credenze superstiziose relative alla se­mina, ma anche il primo giorno dell’anno portava bene se l’ingres­so in casa fosse riservato solo ai maschi. La semina delle verdure e degli ortaggi andava bene se eseguita con la luna crescente, men­tre il vino andava imbottigliato unicamente con la luna piena e il quarto in fase calante, però in giornate prive di vento. Con la luna nuova non si poteva nemmeno spandere il letame per concimare i campi. Chi voleva ottenere fagioli di buona qualità non doveva mai seminarli di venerdì; le violette nei giardini andavano semina­te a due mani e non con una mano sola. Per avere un’eccellente produzione da parte delle piante da frutto, bisognava legare le piante stesse nel giorno di Natale, però da parte di una bambina e la legatura doveva essere effettuata con una cordicella di lino o di canapa.

Una particolare attenzione doveva anche essere prestata ai di­versi giorni della settimana; d’altra parte ancora oggi è valido il detto che “né di Venere né di Marte non si sposa né si parte né si da principio ad arte”. Di norma le giornate del martedì e del ve­nerdì non erano baciate dalla fortuna, secondo la cabala locale, mentre giorni sempre favorevoli erano il lunedì e la domenica. Ma non c’erano regole fisse, perché, ad esempio, cominciare un lavo­ro importante in campo agricolo, come l’aratura, la mietitura o la vendemmia nei giorni di domenica, mercoledì e venerdì non por­tava bene, mentre quelli iniziati di sabato si trasformavano in una sorta di Duomo di Milano, nel senso che non avevano mai fine. Analogo, o quasi, il discorso per gli anni (e anche per i mesi) che iniziavano di venerdì: questi portavano carestia e disgrazie a non finire, mentre se iniziavano di martedì, giovedì o sabato preannun­ciavano raccolti abbondanti, che erano la cosa più importante, ma anche salute e felicità.

Parecchie anche le superstizioni legate al periodo pasquale: in­tanto non bisognava cucire o rammendare nel giorno di Pasqua, non era opportuno lavarsi gli occhi il giovedì e Sabato Santo, per­ché poteva diminuire fortemente la vista; pettinarsi il Giovedì San­to faceva cadere i capelli, mentre chi spazzava la soglia di casa il Sabato Santo evitava le malattie e tutti gli altri dolori fisici.

Per tutto il tempo dell’anno era segnale di imminente sfortuna (e c’è chi lo crede ancora) rovesciare del sale in cucina o, peggio ancora rompere uno specchio; avere prurito al naso significava un cumulo di cose, per via dell’imminente arrivo di “o rabbia, o pugni o baci”, ma era anche segnale incontestabile di una importante let­tera in arrivo; il battere dell’occhio sinistro significava felicità e suc­cesso in amore, mentre il battito dell’occhio destro era presagio di problemi amorosi. Se per caso fischiava l’orecchio destro c’era qualcuno che parlava male di noi, se invece il fischio era limitato all’orecchio sinistro c’era qualcuno che parlava bene. E, per chiu­dere, è doveroso dire che portava fortuna incontrare i gobbini, i preti, i frati e una coppia di carabinieri, mentre avveniva il contra­rio se si incontravano zoppi, storti e persone con i capelli rossi. L’elenco sarebbe praticamente infinito, ma lasciamo stare, tanto più che non è vero, però ci credo.

Giuseppe Morselli

Tratto da: Antiche Tradizioni Mirandolane

Edizioni Bozzoli

Anno 2006

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