La leggenda dei tortellini in brodo – Turtlin o Caplett in Brod

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È la minestra regina del desco domenicale dell’intera Pianura padana.

Si chiamano cappelletti a Reggio Emilia e Ferrara, tortellini a Modena e Bologna, agnolini a Parma: a Mirandola, terra di confine, si usano indifferentemente le prime due espressioni.

I cappelletti o tortellini che dir si voglia appartengono alla famiglia delle minestre ripiene di origine rinascimentale. A beneficio della servitù si riciclavano gli avanzi di carne dei sontuosi banchetti di corte.

La tradizione vuole che questo piatto sia stato inventato da un oste di Castelfranco Emilia. La leggenda racconta che una notte si fermò nella sua locanda, facendo una sosta durante un lungo viaggio, Lucrezia Borgia, moglie del duca Alfonso I d’Este detto il bombardiere. L’oste fu rapito, abbagliato e stregato dalla bellezza della duchessa; giunta la notte non seppe resistere alla tentazione di spiare la signora dal buco della serratura. Nella penombra, alluminata sola dalla fioca luce di qualche candela, riuscì a scorgere sol­tanto l’ombelico di madonna Lucrezia. La pudica visione fu comunque sufficiente a mandare in estasi l’imperti­nente albergatore guardone che inventò i cappelletti ispi­randosi proprio alla forma del delizioso particolare anato­mico della duchessa.

Ecco quindi che il nostro cappelletto altro non è che la rappresentazione allegorica dell’ombe­lico di una delle donne più belle della storia.

Tutte le volte che lo vedete galleggiare nel brodo, prima di addentarlo, pensateci…

Tratto da “La cucina Mirandolese” di Giuseppe Morselli – Edizioni CDL

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